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di Marina Verdenelli

Il Resto del Carlino, 9 gennaio 2024

La Procura indaga contro ignoti: stando al parere del medico che ha analizzato la sua posizione, il detenuto poteva stare in quella sezione: aveva ricevuto una sanzione disciplinare. Era in isolamento da un giorno Matteo Concetti, il 25enne trovato impiccato nella cella del carcere di Montacuto, venerdì scorso, e con tanto di nullaosta sanitario dato dal medico in servizio quel giorno nella casa circondariale. Stando al parere del dottore, che avrebbe analizzato prima la sua posizione, compresa anche quella sanitaria con le relative cartelle cliniche, il detenuto poteva stare in isolamento.

Un isolamento cautelare disciplinare che lo avrebbe poi portato all’esame di una commissione per conferma o revoca. Nella cella del seminterrato è entrato quindi il 4 gennaio, sembrerebbe dopo l’aggressione ad un agente. Ma non era la prima volta che veniva messo in isolamento. Una informativa di identificazione è stata notificata ai genitori anche per un fatto accaduto il 9 dicembre scorso dove il 25enne è stato accusato di danneggiamento aggravato ai beni immobili dell’istituto penitenziario e per istigazione dei detenuti alla rivolta.

Nel carcere c’era stata una protesta a cui lui e altri avrebbero partecipato. Per quell’episodio era finito in isolamento, escluso dalle attività in comuni, una sanzione disciplinare, una sorta di punizione. Per la madre il figlio era un paziente psichiatrico e non sarebbe mai dovuto finire in isolamento. Intanto la Procura di Ancona ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, per istigazione al suicidio. Un atto dovuto dopo l’esposto presentato dalla madre, Roberta Faraglia, ai carabinieri di Rieti (la città dove la donna risiede).

Il punto sui cui la magistratura vuole vederci chiaro è se Concetti aveva un disturbo psichiatrico tale da non poter stare in una cella di isolamento. Per questo è stata già chiesta al carcere di Montacuto tutta la documentazione inerente il detenuto che è arrivato ad Ancona a novembre, dopo essere stato trasferito dal carcere di Fermo dove si trovava da settembre, per scontare un cumulo di pene diventate definitive, per relati contro il patrimonio.

Un trasferimento effettuato per un problema di sovraffollamento da parte del carcere fermano. Il pubblico ministero Marco Pucilli, titolare del fascicolo d’inchiesta, ha disposto anche l’autopsia sul corpo del giovane per chiarire le cause della morte (se sono compatibili con l’impiccagione), se sulla salma sono riscontrabili altre lesioni e se aveva assunto farmaci. L’esame autoptico è stato fissato per venerdì mattina, affidato al medico legale Raffaele Giorgetti.

La famiglia del 25enne morto si è affidata all’avvocato Giacomo Curzi per essere tutelata ed ha nominato un medico legale di parte per partecipare agli accertamenti, il perito Andrea Mancini. Ieri mattina, prima che la salma fosse posta sotto sequestro dalla magistratura, il consulente di parte ha potuto fare un esame esterno del corpo non riscontrando segni di violenza.

“È una situazione che va approfondita - ha commentato l’avvocato Curzi - serviranno accertamenti per stabilire eventuali responsabilità. L’indagine è un atto dovuto”. L’ultimo reato per il quale il 25enne aveva avuto una condanna definitiva risale al 2019. Dopo qualche mese di carcere aveva avuto un affidamento terapeutico in una comunità poi un affidamento in prova che gli era stato revocato perché aveva tardato il rientro a casa all’orario stabilito.