di Ermes Antonucci
Il Foglio, 17 settembre 2024
Donzelli ascoltato al processo contro il sottosegretario alla Giustizia, accusato di rivelazione di segreto sul caso Cospito: “Mi disse che non erano notizie riservate, non mi mostrò documenti”. Delmastro, insomma, con una memoria infallibile avrebbe riferito a Donzelli in Transatlantico le esatte parole contenute nelle relazioni ricevute dal Dap. Un sottosegretario dalla memoria prodigiosa. Andrea Delmastro come Pico della Mirandola. È l’immagine che emerge dal processo in corso a Roma nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, imputato di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Ieri, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del tribunale penale di Roma, è stata la volta del testimone più atteso: Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, amico nonché coinquilino di Delmastro, ma soprattutto colui che fece esplodere il caso che poi ha portato il suo collega di partito a processo. Il 31 gennaio 2023, infatti, Donzelli intervenne alla Camera rivelando il contenuto di alcune informative del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) su colloqui avvenuti in carcere tra Cospito e due mafiosi al 41 bis, lanciando una dura accusa contro i parlamentari del Pd che avevano incontrato in carcere l’anarchico, all’epoca in sciopero della fame: “Voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello stato o dei terroristi con la mafia!”. I colloqui di Cospito erano contenuti in atti che erano stati richiesti dal sottosegretario Delmastro e che erano classificati come “a limitata divulgazione”, cioè non sarebbero dovuti uscire dal ministero della Giustizia.
“La mattina del 31, dopo aver letto un articolo di stampa, ho chiesto a Delmastro in Transatlantico dettagli su Cospito e i dialoghi con gli altri detenuti al 41 bis. Presi appunti su dei foglietti e sul cellulare. Poi sono andato a elaborare in vista dell’intervento in Aula”, ha detto ieri davanti ai giudici Donzelli. “Non gli ho chiesto da chi arrivassero queste informazioni - ha aggiunto - ma supponevo venissero dal Dap. Mi disse che non erano notizie riservate”. Donzelli ha poi escluso che Delmastro gli abbia mostrato documenti: in altre parole, il sottosegretario è andato a braccio.
Il problema, evidenziato in udienza dalla pubblica accusa, è che le parole pronunciate in Aula da Donzelli “sono esattamente coincidenti, identiche, persino negli avverbi” con quelle contenute nella relazione inviata dal Nic, il Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, al Dap, che poi venne trasmessa a Delmastro. In altre parole, Delmastro con una memoria infallibile avrebbe riferito all’amico Donzelli in Transatlantico le esatte parole contenute nelle relazioni ricevute dal Dap, lette nelle ore precedenti. Donzelli, come ha ribadito anche ieri, si sarebbe limitato a prendere appunti, per poi riportare quei contenuti nell’intervento all’Aula della Camera. “Io ho trascritto quello che mi ha detto Delmastro e poi l’ho detto in Aula”. Dunque la coincidenza tra la trascrizione dell’intervento in Parlamento di Delmastro e la relazione del Nic è solo dovuta alla memoria di Delmastro.
Una ricostruzione che non sembra aver molto convinto il presidente del collegio giudicante, Francesco Rugarli, che dopo aver sbuffato più volte si è direttamente rivolto al testimone Donzelli: “Onorevole, ma sono perfettamente coincidenti, cioè hanno persino la stessa sequenza dei termini, cioè sono la stessa cosa”. “Ribadisco che posso riferire sulla mia memoria, che non è buona, per questo sono abituato a prendere appunti. Se Delmastro ha una buona memoria…”, ha replicato Donzelli. In apertura della sua testimonianza, il capogruppo alla Camera di FdI aveva dichiarato che “Delmastro ha una memoria incredibile su tutto, cita anche cose di dieci anni prima”. A ogni modo, supponendo che Delmastro avesse letto il verbale del Nic (per poi rivelarne alcuni contenuti), Donzelli non ha dato una grande mano al sottosegretario alla Giustizia.
A mettere nei guai quest’ultimo sono però soprattutto le parole del capo del Dap Giovanni Russo, ascoltato come testimone lo scorso giugno: “Su richiesta del sottosegretario Delmastro, gli inviai due relazioni sul caso del detenuto Cospito, entrambe con la clausola ‘a limitata divulgazionè, che quindi sarebbero dovuti rimanere all’interno dell’amministrazione”. A dispetto della clausola di riservatezza, Delmastro riferì i contenuti di quei documenti al suo amico Donzelli, che poi li rivelò alla Camera.