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di Chiara Bidoli

Corriere della Sera, 8 ottobre 2023

Le malattie mentali stanno per superare quelle cardiovascolari in Italia e nel mondo. A esserne colpiti sono soprattutto i giovani: il diffuso isolamento del periodo della pandemia ha prodotto (e continua a produrre) oltre che insicurezza e problemi di autostima, immobilismo e difficoltà a immaginare un futuro.

I disturbi della psiche sono in aumento. L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che, dopo la pandemia, riguardino 1 persona su 8 nel mondo e che nei Paesi ad alto reddito (Ue e Usa) circa la metà di chi ne soffre non ha una diagnosi o non viene curata, percentuale che sale all’80/90% nei Paesi a basso e medio reddito. In particolare, depressione e ansia sono cresciuti rispettivamente el 28% e del 26% rispetto al periodo pre-Covid a testimonianza che, mentre è ancora dibattuto se considerare il periodo della pandemia tra le cause dirette dell’aumento dei problemi psicologici a livello mondiale, sicuramente ne è stato un acceleratore.

“La trasformazione verso il digitale, conseguenza della post pandemia, ha provocato oltre a una sensibile riduzione del movimento, inteso sia come quantità di attività fisica praticata sia come spazio occupato nell’ambiente, anche una maggiore “immobilizzazione” emozionale. La connessione virtuale, infatti, ha “svuotato” le emozioni e ciò ha, a sua volta, facilitato lo sviluppo di un pensiero dalle connotazioni più pessimistiche, influendo sulla difficoltà a maturare un pensiero lungo, costruttivo, orientato al futuro”, spiega Claudio Mencacci, presidente emerito Neuroscienze - Fatebenefratelli di Milano e co-presidente della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf). Delle diverse forme di depressione, in ancora troppi casi banalizzate e declassate a forme di tristezza o di debolezza, può soffrire chiunque, indipendentemente da sesso, età, classe sociale, ma ciò che emerso dagli ultimi studi è che l’area della prima e seconda adolescenza, gli anziani e il genere femminile hanno risentito maggiormente dell’isolamento sociale, della riduzione di scambi relazionali e della possibilità di coltivare interessi”.

La giornata della Salute Mentale: gli appuntamenti in programma - Tra gli obiettivi primari di lavoro della Società Italiana di Psichiatria (SIP), che compie 150 anni, ci sono le nuove generazioni, in particolare gli adolescenti. “La psichiatria deve rinnovarsi per rispondere alle nuove esigenze. Tra le priorità occorre intercettare più precocemente gli esordi delle malattie, concentrandosi soprattutto sui giovani, e lavorare non solo sulla cura ma anche sulla prevenzione, a partire dalla diffusione di stili di vita sani. Dobbiamo anche riorganizzare l’assistenza territoriale, puntando sull’individualizzazione delle cure che devono diventare personalizzate. E poi occorre combattere lo stigma, che significa far riconoscere la malattia mentale come una malattia e dare a tutti la possibilità di curarsi”, spiega Emi Bondi presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip).

Due gli appuntamenti in programma:

- Il 9 ottobre alla Sala ISMA del Senato (dalle 11 alle 13, Piazza Capranica 72) ci sarà un incontro dedicato alla stampa per celebrare l’anniversario dei 150 della Società italiana di psichiatria tra passato e presente

- il 10 ottobre si celebrerà la Giornata mondiale della Salute mentale promossa dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale WFMH.

Il tema di quest’anno è: “La salute mentale è un diritto universale”.

Per l’occasione, oltre a tante iniziative locali, monumenti istituzionali in tutta Italia si coloreranno di verde per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di combattere lo stigma sulle malattie mentali che colpevolizza dolorosamente chi ne soffre.

Una sfida sociale - La depressione riduce le aspettative di vita in media dai 10 ai 14 anni poiché aumenta sensibilmente l’insorgere dei quattro “big killer” (malattie cardiovascolari, malattie polmonari, diabete e tumori), delle loro ricadute e anche di maggiori ospedalizzazioni e per questo “rappresenta una crisi sanitaria che richiede risposte a più livelli, rendendo necessarie azioni congiunte per trasformare gli approcci alla cura e alla prevenzione della malattia mentale a livello globale - continua Mencacci -. Le ultime ricerche mostrano che la depressione potrebbe avere anche un ruolo nel favorire il decadimento cognitivo in età anziana. Se fosse confermato, potrebbe aprire nuovi approcci di diagnosi e cura della demenza, dell’Alzheimer o di altre patologie neurodegenerative e mentali correlate all’invecchiamento”.

I pericoli in cameretta - In Italia sono almeno 700 mila gli adolescenti dipendenti da web, social e videogame che rischiano di perdere il senso della realtà e sostituire il reale con l’irreale virtuale, secondo uno studio condotto dall’Irccs Stella Maris di Pisa e la Ausl di Bologna e promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. “Per i maschi il rischio maggiore è la dipendenza dai videogiochi, le femmine invece “vivono” di Social, in particolare TikTok, Instagram e Twitch, ma il risultato non cambia: sono abitudini che fanno aumentare l’isolamento emotivo e la rottura con il mondo sociale con conseguenze sulla loro salute mentale”, spiega Emi Bondi. I ragazzi oggi sono impauriti, disorientati e trovano nel web, social e con i videogiochi, un mezzo per alleviare la sofferenza, l’incertezza, finendo per diventarne dipendenti. La progressiva riduzione della socializzazione, la diminuzione delle relazioni affettive e di esperienze tipiche del percorso di crescita sono tutti fenomeni in continuo aumento, così come la pressione per le performance scolastiche e sportive. Condizioni che li portano ad essere facili vittime di ansia e depressione”. Occorre, per questo, vigilare sui bambini e ragazzi chiusi per ore nella loro “cameretta” che, con l’avvento del digitale, non può più essere considerato un luogo sicuro. “Il mondo digitale genera dipendenze non diverse da quelle delle droghe: sono coinvolte le stesse aree cerebrali e gli stessi neurotrasmettitori, dopamina e serotonina. Tra i sintomi più diffusi ci sono forme di stress e astinenza associate all’utilizzo e al non-utilizzo dei dispositivi, l’abitudine a mentire sull’uso, la perdita di controllo e di altri interessi. Spesso si associa ai disturbi ossessivo-compulsivo, a quelli dello spettro autistico o da deficit di attenzione e iperattività. Nei Paesi in cui il fenomeno dell’Internet Gaming Disorder è particolarmente diffuso sono state stilate raccomandazioni per l’uso appropriato di internet e sono stati realizzati programmi di prevenzione scolastici. In Asia, per esempio, dove il fenomeno è particolarmente preoccupante, si sono previste misure come il “coprifuoco” per i videogame dalle 22 alle 8 del mattino, o consultori specializzati per imparare a vivere senza internet”, conclude Bondi.

Rabbia e vulnerabilità - È sotto gli occhi di tutti un aumento diffuso dei comportamenti antisociali e aggressivi che vedono sempre più protagonisti i ragazzi. “La nostra società sta vivendo un momento di crisi e di transizione in cui c’è una perdita di certezze e sicurezza e un ribaltamento dei valori. È come se ora contassero solo quelli individuali a scapito di quelli comunitari e questo è alimentato soprattutto dai social e dalla rete dove trionfa l’individualismo e il narcisismo - spiega la presidente della Società Italiana di Psichiatria. In crisi sono soprattutto le relazioni “vere” a favore di quelle “virtuali” che isolano e ci rendono più vulnerabili e paurosi. Alla solitudine e alla mancanza di punti di riferimento e di legami si associa anche una ricerca narcisistica della notorietà virtuale, a qualsiasi costo, che poi è il tentativo di abbattere la solitudine ma in maniera profondamente sbagliata. Mancano le relazioni sociali, la base della società, il sentirsi parte di una comunità. Frasi come “la mia libertà finisce dove comincia la vostra” sembrano appartenere a un mondo che non c’è più”.

Il digitale ha i suoi pregi - Secondo una review pubblicata su Frontiers in Public Health nel 2022, contenente i risultati di 30 pubblicazioni che analizzano il legame tra la salute mentale e l’attitudine all’utilizzo di strumenti digitali, esiste un’associazione fra il tempo speso sui social (o online) e il rischio di sintomi psichici. “Sopra una certa soglia di esposizione digitale si associa un rischio aumentato di patologie mentali - spiega Giancarlo Cerveri direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Asst di Lodi. Occorre però precisare che non tutto il mondo digitale presenta gli stessi pericoli. Le comunicazioni one-to-one, il confronto con i pari sui propri stati emotivi in contesti di amicizia online, come pure esperienze divertenti e positive di incontri di gruppo (seppure virtuali) contribuiscono a mitigare i sentimenti di solitudine e di stress. Risulta dunque fondamentale promuovere le attività online che risultano protettive e prestare maggiore attenzione all’utilizzo di strumenti che provocano dipendenza digitale”. Come capire quali sono le attività digitali da promuovere e quelle, invece, che possono essere nocive? “Occorre innanzitutto mettere limiti temporali all’utilizzo del digitale, offrendo ai ragazzi la possibilità di fare altro, possibilmente scegliendo uno sport o un’attività che li appassioni. Gli strumenti digitali sono utili se favoriscono e potenziano relazioni “vere”, caratterizzate dal mutuo scambio e condivisione delle proprie esperienze emotive. L’utilizzo invece dei vari device con sempre maggiore intensità, in una relazione dispersa, con utenti non identificabili e al di fuori in una dimensione relazionale realistica, pone gli adolescenti a un rischio maggiore di eccessiva comparazione sociale che può far generare la paura di restare tagliati fuori da circuiti ritenuti qualificanti per il proprio successo. Attenzione poi all’isolamento sociale e al confinamento che aumentano il rischio di esposizione ai contenuti negativi del web o del dark web”, conclude Cerveri.

In aumento il consumo d’alcol, droghe e farmaci - Il disagio e la vulnerabilità dei ragazzi, alimentati da narcisismo esasperato (che provoca depressione) e accelerazione tecnologica (che produce ansia), vengono potenziati anche dall’uso di sostanze come droghe, alcol e ansiolitici presi senza prescrizione medica. “Nella nostra società si è formata una dimensione ludica dell’impiego di droghe, o altre sostanze potenzialmente nocive, considerate accettabili e tendenzialmente prive di conseguenze a livello organico e mentale - spiega Massimo Clerici professore ordinario di Psichiatria, Università degli studi Milano Bicocca -. L’accettazione ormai generalizzata che esistano sostanze “che non fanno male” e che possono essere utilizzate tranquillamente soprattutto se derivano dal “mercato naturale” ha aperto la strada ad un costante abbassamento della soglia di percezione del rischio ed implica una pericolosa condiscendenza verso l’idea non solo dello “sballo” ma della possibilità di modificare il “sé reale” nella dimensione di una rincorsa al “sé ideale” che i social hanno ormai drammaticamente amplificato. Uno degli aspetti più rilevanti di tale rischio comportamentale deriva dalla genesi dell’impulsività e del non controllo degli impulsi di cui le sostanze sono mediatori e attivatori agendo sulle aree del cervello che regolano questi aspetti sia, più in generale, a livello cognitivo con un’errata percezione delle conseguenze negative degli effetti del comportamento”.