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di Adriana Pollice

Il Manifesto, 11 novembre 2023

Un video su X mostra dei volantini strappati di bimbi israeliani rapiti, Noury: “Operazione strumentale e intimidatoria contro i nostri dialogatori”. Napoli, Port’Alba: tre attivisti al banchetto di Amnesty International sono finiti nel tritacarne mediatico. Un video postato su X da un utente (che si definisce chairman del Jewish Economic Forum) bolla loro e l’intera organizzazione come pagliacci antisemiti: “C’è qualcosa di più antisemita che strappare le immagini dei bambini israeliani rapiti?”. Nel pomeriggio è intervenuto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: “Un video accusa nostri dialogatori di aver strappato alcuni volantini ritraenti immagini di bambini israeliani rapiti. Nel video si vede un volantino a pezzi ma non chi l’avrebbe fatto a pezzi. Sono accuse infondate. I nostri dialogatori hanno spiegato cortesemente che non possiamo esporre materiale relativo a violazioni dei diritti umani realizzato da altre organizzazioni. Pertanto, il volantino è stato rimosso e depositato in un cestino. L’indipendenza di Amnesty International si tutela così: proponendo solo proprio materiale”.

Curioso che l’interscambio sia stato documentato: “Il fatto che la scena sia stata filmata - prosegue Noury - rivela le intenzioni dell’autore e di chi poi ha ricevuto e diffuso il video: un attacco orchestrato nei confronti di Amnesty International per indebolire e delegittimare un’organizzazione auto finanziata, che non prende parte al tifo delle contrapposte narrazioni. Non c’è comunicazione in cui Amnesty non abbia espresso condanna per i crimini di guerra di Hamas (così come poi, naturalmente, per quelli commessi nella risposta militare israeliana) e non abbia sollecitato l’immediata liberazione dei civili israeliani. Tutto questo rischia di essere azzerato da un’operazione palesemente strumentale oltre che intimidatoria: lo dimostrano la zoomata sul nome e cognome di una dialogatrice e i primi piani dei volti degli altri due colleghi”.

Il video ha scatenato i commenti social della stampa italiana, molti contro Amnesty. Controllare il sentiment non è però facile così ci pensa un utente a tirare le somme: “Riassunto dei nemici di Israele secondo i giornalisti kompetenti italiani: le Nazioni Unite; Greta Thunberg; il Papa; Amnesty International”. A suscitare l’ostilità nei riguardi Amnesty potrebbe essere stato il rapporto Apartheid israeliano contro i palestinesi del febbraio 2022, rilanciato dai collettivi universitari che in questi giorni stanno animando iniziative di solidarietà nei confronti della Palestina.

A Napoli oggi dalle 15 ci sarà un sit in “per protestare verso la rappresentanza consolare degli Usa, principale sostenitore politico e diretto sostenitore militare delle operazioni di pulizia etnica a Gaza”. La Questura non ha autorizzato il presidio di fronte al consolato ma solo alla Rotonda Diaz: “Gli Usa non vogliono vedere il dissenso” il commento della Rete Napoli per la Palestina. Dopo le occupazioni dell’Orientale e de La Sapienza (ieri irruzione nella sede di Roma dell’Ue e, nel pomeriggio, sit in nel piazzale del Verano), è stata la volta dell’Università di Padova: “Gli atenei italiani - hanno dichiarato ieri - si rendono complici intrattenendo partnership e rapporti con le università israeliane e cioè con istituzioni che in Palestina profilano, reprimono e puniscono studenti e studentesse che come noi agiscono e si attivano per supportare la lotta per uno stato palestinese libero e democratico”. Per il 17 novembre è annunciata una mobilitazione nazionale: “Blocchiamo scuole e università, blocchiamo la guerra” l’appello.

Il nodo informazione e conflitti è stato al centro della quattro giorni di Napoli dedicata a Julian Assange, a cui ieri è stata conferita la cittadinanza onoraria, la pergamena consegnata alla moglie Stella Morris dal sindaco Gaetano Manfredi. L’iniziativa è partita dai consiglieri comunali Sergio D’Angelo e Antonio Bassolino, salutata anche dall’ex sindaco Luigi de Magistris. Presente alla cerimonia anche la mamma di Mario Paciolla, il cooperante ucciso in Colombia. Nella Sala dei Baroni le bandiere della Palestina. “Julian è da 4 anni e mezzo in una delle peggiori prigioni d’Inghilterra - ha spiegato Morris - e rischia una condanna a vita negli Usa. È stato usato come deterrente per intimidire i giornalisti e per inibire un libero dibattito. Quello che sta accadendo a Gaza è un momento molto buio, ci sono uccisioni anche di giornalisti e questo vuol dire che un giorno non ci saranno più giornalisti a Gaza”.