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di Mons. Vincenzo Paglia

Corriere della Sera, 10 luglio 2023

La strage di Milano nella “Casa dei coniugi” ci colpisce e ci interroga, non solo e non tanto per le dinamiche e le circostanze che hanno accompagnato e favorito l’incendio, che di questo se ne occuperà l’autorità competente. Certo, un impianto antincendio che non funziona, come pare sia il caso, in una struttura che ospitava circa 180 persone, di cui molte con gravi difficoltà motorie, e un turno notturno con soli 5 operatori per questo gran numero di pazienti, non sono fatti di poco conto, ma, ripeto, sarà il giudice a dirci se, chi e come non ha fatto il necessario per tutelare quelle fragili vite.

Il problema che mi pongo davanti ad un fatto del genere, peraltro non isolato, come testimoniano il caso degli incendi nelle RSA nel Salento nel 2022 e a Lecce, supera le questioni della sicurezza e delle irregolarità, sicuramente numerose se, come pare, nel solo 2022 ben 152 strutture ispezionate dai NAS, il 25%, avessero presentato importanti difformità rispetto agli standard di legge.

Io mi chiedo e vorrei che ognuno si chiedesse: è giusto vivere così gli ultimi anni della propria vita? In un casermone coi vetri delle finestre difficili da aprire, soli in un ambiente affollato, ma di fatto soli? O vivere e morire così a casa, senza uno straccio di aiuto, familiare, o pubblico o privato? Le statistiche ISTAT ci dicono che così vivano centinaia di migliaia (anche milioni!) di over 65. Davvero vogliamo per noi e per i nostri cari una vecchiaia così? Viene l’estate, tempo di vacanze e di anziani dimenticati, tempo di mare e di ondate di calore, come quella che ha mietuto oltre 20.000 persone solo nel 2022 in Europa. Nemmeno a dirlo, anziani nella stragrande maggioranza.

Lasciatemi dire, finalmente il Governo Meloni ha approvato una legge delega che ci fa intravedere il sogno di una vita a casa propria, nella dignità e nella cura, o almeno in luoghi aperti, civilmente inseriti in un tessuto umano e sociale, circondati da quelle cure che permettono agli esseri umani di sentirsi ancora tali, anche in strutture dal sapore famigliare. Dico a me stesso ed ai responsabili del governo, delle amministrazioni regionali e comunali, come anche al volontariato, a tutti, che dobbiamo fare presto: mai più debbono avvenire tragedie della noncuranza, della sciatteria volgare e assassina che circonda tanti anziani! Si deve far presto a scrivere i decreti legislativi e li si deve scrivere bene, accettando la sfida umana, economica e civile che comporta l’assistenza di milioni di esseri umani. In realtà la posta in gioco è ancora più alta: è il senso stesso che vogliamo dare alle nostre vite e alla nostra vecchiaia, che sia una stagione di pace, di affetti, di libertà. Siamo al bivio di una grande scelta di civiltà. Non possiamo né tardare, né fallire.