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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 25 agosto 2023

Vitto dei detenuti, anche coi nuovi bandi restano le ombre. Per due giorni all’inizio di questa settimana, i detenuti del carcere Marassi di Genova hanno dato vita a una protesta. Il motivo? La crescente impennata dei prezzi dei generi alimentari, noti come “sopravvitto”, acquistabili tramite la spesa interna, e il mancato arrivo delle forniture da parte dell’azienda appaltatrice.

Fabio Pagani, segretario regionale della Uil Pa Penitenziari, ha sottolineato la necessità di affrontare questa questione per evitare futuri disordini. Questo problema, va ricordato, è di portata generale. Dopo numerose sentenze, dalla decisione del Tar fino al Consiglio di Stato, la questione degli appalti per vitto e sopravvitto ha trovato una via di soluzione creando nuovi bandi. Però rimane l’ombra sull’esecuzione di contratti d’appalto e di concessione del servizio di sopravvitto, persino in fase di aggiudicazione. Ombra che riguarda anche il servizio mensa per gli agenti penitenziari.

Per capire meglio, bisogna partire dal caso del precedente bando del Provveditorato Regionale di Lazio, Abruzzo e Molise. È importante ricordare che questo bando ha generato condizioni insostenibili per i detenuti. Tanto è vero che l’ex Garante del Comune di Roma, Gabriella Stramaccioni, ha denunciato la questione alla procura. Recentemente, è emerso che grazie alle denunce, la procura di Roma ha avviato un fascicolo investigativo. Due persone in posizioni di vertice all’interno dell’azienda Ventura (l’impresa che aveva vinto l’appalto) sono stati inseriti nel registro degli indagati. Si sospetta che abbiano violato i termini dell’appalto allungando il latte dei detenuti con l’acqua, servendo carne deteriorata e usando caffè di bassa qualità.

Nonostante nel 2020 la base d’asta sia stata incrementata da 3,90 a 5,70 euro al giorno e la media nazionale si attesti sui 3,92 euro, le offerte delle tre imprese che si sono aggiudicate i quattro contratti (successivamente annullati), focalizzate sul servizio principale e obbligatorio di vitto secondo la lex specialis di gara, prevedevano sconti che si avvicinavano o superavano persino il 60%. L’aggiudicatario dell’appalto, l’azienda Ventura, ha proposto uno sconto del 57,98% sulla diaria pro capite di 5,70 euro. Si era impegnata a fornire le materie prime necessarie per i pasti giornalieri completi al prezzo di 2,39 euro. Con appena poco più di due euro a persona, si voleva garantire ai detenuti colazione, pranzo e cena.

La Corte dei Conti del Lazio - tramite la sua pronuncia emessa l’anno scorso - ha altresì messo in evidenza il grave problema del sopravvitto, che per l’azienda vincitrice diventa un mezzo per compensare i costi estremamente bassi proposti per il vitto. Evidentemente, a subire le conseguenze sono i detenuti, costretti a spendere il doppio rispetto alle persone libere. Va ricordato che il sopravvitto fa riferimento agli alimenti acquistabili all’interno degli empori interni agli istituti penitenziari. La stessa azienda appaltatrice che fornisce i pasti gestisce i prodotti in vendita. Questa situazione è la causa dell’insufficienza alimentare dovuta all’offerta estremamente ridotta, motivo per cui i detenuti sono costretti a fare ricorso al sopravvitto.

I nuovi bandi per sanare l’ingiustizia - Dopo la sentenza della Corte dei Conti, è stato lanciato un nuovo bando per il vitto, separato dal sopravvitto, partendo da una diaria di 5,70 euro al giorno. Gli altri bandi - su indicazione dell’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia - sono stati via via cancellati, e nel luglio 2022 sono stati stipulati nuovi contratti. Per quanto riguarda il sopravvitto, i nuovi contratti sono in fase di stipula, a seguito della procedura di gara indetta il 24 giugno 2022. Questa procedura segue lo schema tipo di atto regolatorio generale di concessione fornito a tutti i provveditorati regionali.

Gli elementi fondamentali di questo schema regolatorio possono essere così sintetizzati: 1) previsione nella documentazione di gara di un piano economico- finanziario di massima riguardante il servizio, per permettere una valutazione della sostenibilità e della redditività della concessione, nel contesto di un’offerta informata, basata su un progetto che tenga conto dell’equilibrio tra fattori quali qualità, fattibilità e sostenibilità relativi all’organizzazione del servizio presentato da ogni concorrente; 2) introduzione di strumenti volti a incentivare una maggiore qualità del servizio, una varietà più ampia di prodotti offerti e il controllo dei prezzi praticati alla vendita, prestando attenzione anche alle fasce più svantaggiate (come indigenti e stranieri), attraverso formule promozionali e aiuti alimentari; 3) previsione di requisiti adeguati per favorire una partecipazione più ampia degli operatori economici e una maggiore apertura al mercato.

Le nuove indagini - L’anno scorso, il Garante della Concorrenza e del Mercato avanzò l’ipotesi che le aziende alterassero le gare d’appalto. L’anomalia più frequente sembrava derivare dalla presentazione di offerte estremamente eterogenee tra i vari lotti della stessa procedura, favorendo così a turno una delle parti interessate nell’aggiudicazione (conosciuta come ‘ scacchiera’). A questa irregolarità si aggiungevano altre pratiche, come la presentazione di offerte cosiddette ‘ di appoggio’ o astensioni finalizzate a beneficiare altri concorrenti, atte a compensare altre procedure contestuali. Queste sono le supposizioni. Tuttavia, il 12 giugno scorso, il Garante della Concorrenza ha concluso che non vi erano sufficienti elementi per accertare la violazione. Nel frattempo, è sorto un nuovo fronte di indagine, questa volta riguardante gli appalti relativi alla fornitura del servizio mensa per gli agenti penitenziari.

L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha esaminato le mense obbligatorie presso gli istituti penitenziari, le scuole e gli istituti di formazione del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania. L’ispezione effettuata ha rivelato una serie di discrepanze rispetto alle clausole contrattuali stabilite per l’attuazione del servizio. In particolare, è emerso che il servizio è stato condotto in modo parzialmente difforme rispetto alle disposizioni contrattuali. Questa discrepanza ha sollevato preoccupazioni riguardo alla gestione dell’intero processo d’appalto e all’efficacia dei controlli nella fase di esecuzione. Si è constatato che il Provveditorato regionale della Campania del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, responsabile della supervisione del contratto d’appalto, ha effettuato controlli limitati e non sufficienti per garantire un adeguato accertamento della corretta esecuzione in conformità con le condizioni e i termini stabiliti nel contratto d’appalto e nel capitolato.

Le carenze nei controlli durante l’esecuzione sono state individuate su vari livelli amministrativi. Sia il Direttore dell’esecuzione, sia i Direttori degli istituti, sia la Commissione di verifica e collaudo sono risultati coinvolti nelle mancanze di supervisione. Questo scenario ha sollevato interrogativi sull’efficacia del sistema di controllo interno e sulla collaborazione tra le diverse istanze responsabili dell’esecuzione e della vigilanza del contratto. Nonostante alcune delle lacune siano state parzialmente risolte attraverso un’ispezione dettagliata e le comunicazioni istruttorie ricevute, l’episodio sottolinea la problematica dell’assenza di un controllo rigoroso e continuo durante l’intero ciclo di vita di un contratto d’appalto.