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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 16 novembre 2023

La Confederazione sindacati Italiani di Penitenziari (Con.Si.Pe.) preoccupata per la costante violazione dell’articolo 27 della Costituzione. Bisogna potenziare l’organico degli operatori del trattamento educativo. È ciò che propone la Confederazione Sindacati Italiani di Penitenziari (Con. Si. Pe.), inviando un urgente appello al Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Del Mastro e al Sottosegretario di Stato alla Giustizia, onorevole Andrea Ostellari, con copia al Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà Personale e ai Presidenti dei Tribunali di Sorveglianza. L’obiettivo è sottolineare una serie di gravi preoccupazioni riguardo alla violazione dell’articolo 27 della Costituzione Italiana, che sancisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

L’appello, a firma del presidente Domenico Nicotra, evidenzia una situazione critica nelle carceri italiane, descritte come prigioni di Stato ridotte a fredde gabbie per esseri umani. La Con. Si. Pe. sostiene che, invece di promuovere la rieducazione, le istituzioni carcerarie stanno infliggendo sofferenza aggiuntiva per via di una assuefazione istituzionale. La confederazione dei sindacati penitenziari esprime preoccupazione per l’attuazione della separazione umana tra “ cattivi” e “buoni” nelle carceri, sottolineando che ciò genera aggressività tra i detenuti e burnout tra gli operatori dei vari comparti. Con soli 789 funzionari giuridici pedagogici, l’amministrazione penitenziaria è ben lontana dal rispettare il proprio mandato costituzionale della rieducazione, considerando i circa 60.000 detenuti.

La nota dipartimentale del 3 febbraio 2022, che richiama la circolare del 9 ottobre 2003, suggerisce l’utilizzo di tecniche e metodi professionali per instaurare un rapporto dialogico con i detenuti, favorendo la motivazione ad aderire a un progetto trattamentale e a un processo di risocializzazione. Tuttavia, la Con. Si. Pe. evidenzia che queste linee guida rimangono ampiamente disattese.

La denuncia principale riguarda la disparità tra il mandato costituzionale e le risorse a disposizione. Con solo 1376 funzionari giuridico pedagogici previsti nell’organico nazionale, la Con. Si. Pe. solleva la questione di come sia possibile implementare un trattamento rieducativo efficace con tali limitate risorse. Per questo motivo, il sindacato, propone una riconsiderazione dei ruoli, suggerendo di affrancare gli agenti di Polizia Penitenziaria da mansioni non riconducibili al trattamento rieducativo. Questo consentirebbe di recuperare risorse significative per migliorare la sicurezza e favorire il reinserimento sociale, obiettivi spesso compromessi dall’attuale organizzazione.

La Confederazione sottolinea la necessità di valorizzare e potenziare la professionalità giuridico- pedagogica, evidenziando che il costo di tali figure è inferiore rispetto agli operatori di polizia. Propone la rimodulazione degli operatori del trattamento rieducativo, da impiegare in modo intensivo per promuovere la rieducazione nelle carceri italiane. In conclusione, l’appello della Con. Si. Pe. è un richiamo urgente a riforme nel sistema penitenziario italiano. La richiesta di riequilibrare i ruoli, potenziare le risorse e valorizzare la professionalità giuridico- pedagogica riflette la necessità di un cambiamento significativo per garantire il rispetto dei diritti dei detenuti e il perseguimento effettivo della rieducazione, come sancito dall’articolo 27 della Costituzione Italiana.