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di Francesca Basso

Corriere della Sera, 9 giugno 2023

Il ministro dell’Interno: è passata la nostra linea, con noi anche Paesi del Nord. Il negoziato finale è stato su alcuni punti che ritenevamo fondamentali. “È stata una giornata impegnativa. Questo è un luogo di mediazione e siamo soddisfatti”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla al Corriere della Sera mentre si reca all’aeroporto, al termine di dodici ore di negoziato che hanno portato a un’intesa tra gli Stati membri sui due principali regolamenti nel nuovo Patto per la migrazione e l’asilo.

Com’è riuscito a convincere i tedeschi?

“È stato un negoziato complesso la cui complessità era data proprio dalla materia e dal valore di quello di cui si parlava. Questo è un luogo di mediazione tra tanti soggetti e quindi bisognava trovare un punto di equilibrio tra le varie posizioni. Il negoziato finale è stato su alcuni punti che ritenevamo fondamentali come quello della definizione dei Paesi terzi con cui poter concludere gli accordi ed è sostanzialmente passata la nostra linea sulla quale abbiamo fatto convergere tutti i Paesi che avevano fatto blocco su questo”.

La Germania era preoccupata della definizione di Paese terzo “sicuro”...

“L’Italia non ha mai pensato a nulla di diverso che fosse rispettoso della cornice giuridica internazionale, siamo riusciti a tenere la nostra posizione, abbiamo trovato mediazione su altre cose, siamo soddisfatti. È una giornata importante ma è un punto di partenza. Abbiamo le prospettive di realizzazione quello su cui abbiamo negoziato”.

Un esempio?

“Sui temi della solidarietà obbligatoria abbiamo preferito non accettare compensazioni in denaro che finanziassero all’Italia perché l’Italia ritiene di avere una dignità di Paese fondatore dell’Unione e non abbiamo bisogno di compensazioni in denaro per diventare il centro di raccolta dell’Ue. Abbiamo preferito puntare a un meccanismo che rimane di compensazione da parte dei Paesi che non accettano il ricollocamento dei migranti ma che le relative risorse vadano a finanziare un fondo appositamente istituito e gestito dalla Commissione Ue per realizzare progetti di quella cosiddetta dimensione esterna che per la prima volta viene concretizzata in atti dell’Ue e su cui ha sempre fatto pressione il governo Meloni da quando si è insediato in tutte le sedi possibili”.

Saremo in grado di gestire le procedure di frontiera? Non c’è il rischio che si creino i campi profughi sul nostro territorio?

“Abbiamo accettato la sfida delle procedure di frontiera, anzi le abbiamo anticipate perché con il decreto legge approvato a Cutro le abbiamo previste e abbiamo ottenuto un sostegno finanziario e un sostegno logistico dall’Ue per la corretta realizzazione di queste procedure. C’è poi una clausola di rinegoziazione di uno o due anni a seconda dei vari oggetti: se ha funzionato si rinnova l’intesa o viceversa si cambia. Abbiamo accettato le procedure perché l’Italia, la Grecia e Malta sono Paesi fisiologicamente di primo approdo: non è che se non si accetta di realizzare le infrastrutture per fare le procedure di frontiera i migranti sulle nostre coste non arrivano, quindi abbiamo preferito fare un discorso di lungo periodo. Siamo profondamente convinti che il nostro governo è un governo che durerà, che ha prospettiva e che deve pensare quindi a progetti di medio e lungo periodo”.

È soddisfatto del metodo usato?

“Ad un certo punto sulle posizioni dell’Italia si era creato un blocco di Paesi che ci avevano seguito sulle nostre perplessità e non era il solito schema del Mediterraneo contrapposto ai Paesi del Nord ma erano Paesi variamente distribuiti a livello geografico. Poi si è trovata la mediazione sui punti che noi abbiamo posto e anche questi Paesi hanno ritenuto di accedere alla mediazione e hanno votato a favore quasi tutti. L’Italia è stata centrale in una discussione importante”.

L’Olanda vi ha sostenuto nella trattativa?

“Ha partecipato a tutti i punti critici del negoziato sia nella fase critica e sia poi nella soluzione definitiva”.

Ha ottenuto che la responsabilità per i casi Sar sia rimasta di un anno come ora e non salita a due...

“Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Ue”.

È soddisfatto degli altri numeri?

“I punti dell’accordo sono sfidanti ma ci sentiamo all’altezza e ci dà conforto il fatto che tutto avviene in un contesto di sostegno europeo concreto”.

Si è consultato con la premier Meloni in queste ore?

“Ogni iniziativa importante viene condotta in raccordo con il presidente Meloni secondo una coerente linea di governo”.