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di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 16 marzo 2022

Se passa la riforma dell’ostativo così come è stata scritta dalla commissione Giustizia della Camera, ci sarà “l’abbattimento” dell’ergastolo ostativo per i benefici ai mafiosi, al di là “delle buone intenzioni” di chi l’ha scritta.

Ha detto proprio così, senza giri di parole, uno dei massimi esperti in materia di prevenzione penitenziaria, Sebastiano Ardita, attuale consigliere del Csm, pm antimafia ed ex capo dell’ufficio detenuti del Dap. “Senza una legge chiara e una procedura snella - ha detto ieri davanti alla commissione Antimafia - se l’ergastolo ostativo cade, la colpa sarà del Parlamento: i margini, in queste condizioni, per far diventare la maglia un buco enorme, ci sono tutti”.

Ardita riconosce che “l’intento di questo testo è lodevole nel voler rendere più difficile ottenere i benefici per chi non collabora, ma c’è un eccesso di dettagli che rischiano di andare a vantaggio dei mafiosi”.

Un vero paradosso per una riforma che, come ha detto Giulia Sarti, deputata M5S, “non avremmo voluto fare”, riferendosi all’obbligo arrivato dalla Corte costituzionale, che ha chiesto le modifiche dopo aver trasformato da assoluto a relativo l’ostativo. E la domanda è inevitabile: cosa c’è di “pericoloso” per chi non è addetto ai lavori, anche per i parlamentari più volenterosi, che favorirà invece di ostacolare i mafiosi irriducibili?

Ardita fa un’analisi articolata e che si può sintetizzare così: poiché per avere il beneficio non è prevista da parte del mafioso detenuto la sola prova positiva, ritenuta “fondamentale”, di non avere legami con la cosca di appartenenza né di avere la possibilità di ripristinarli, ma deve anche pensare al risarcimento del danno, alla “revisione critica del passato criminale”, deve aderire a “percorsi di giustizia riparativa”, le cose si complicano. Sono, ha aggiunto, tutte richieste “facili” da esaudire per un mafioso.

“Se guardiamo l’aspetto risarcitorio - prosegue Ardita - chi ha interrotto i rapporti con la mafia è sul lastrico mentre chi ha i soldi per risarcire le vittime, i rapporti con Cosa Nostra non li ha interrotti”. E quindi, come finirà, in base alla storia della giurisprudenza “applicata”? Finirà che “essendo la prova positiva sui legami criminali pressoché impossibile, a fronte di tutti gli altri indici” esauditi, “qualcuno (dei giudici, ndr) troverà che la positività sarà comprovata da tutte le altre richieste della norma”. E quindi concederà il beneficio.

La cosa migliore, secondo il magistrato, sarebbe quello di prevedere soltanto la prova, a carico del mafioso detenuto, di non avere né di poter ripristinare i legami criminali. C’è, poi, un altro punto critico per cui secondo Ardita l’ostativo “sarà abbattuto” nonostante “l’ottima previsione” dei pareri delle Dda e della Dna: la mancanza di un tribunale unico di Sorveglianza a Roma che decida sui benefici così come dal 2009 si pronuncia sul 41 bis. Invece, la riforma prevede per i benefici che sia il collegio e non il monocratico ma a livello dei 26 distretti.

Quindi, ha avvisato Ardita, che come la maggior parte dei magistrati aveva chiesto un unico tribunale di Sorveglianza, su “150 arrestati”, per esempio, di una stessa cosca, giudicheranno più tribunali di Sorveglianza, essendo i detenuti in carceri diverse. “La conseguenza sarà che il più garantista dei 26 farà prevalere la sua posizione e l’ergastolo ostativo cadrà”.