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di Gaia Papi

La Nazione, 22 dicembre 2023

“Lavori da fine 2024”. Cambio della guardia alla guida di San Benedetto tra Renna e Monacelli. Il giovanissimo direttore dovrà subito affrontare l’annoso problema. dell’ala inutilizzabile: “Così tutto il sistema toscano va in sofferenza”. Dopo cinque anni il direttore reggente della casa circondariale aretina, Giuseppe Renna lascia il suo posto ad un giovane direttore, Alessandro Monacelli classe 1992 fresco fresco di concorso. Gli lascia in eredità un istituto con troppee crepe che di certo non dipendono da lui.

Renna, quali sono i problemi più attuali del carcere di San Benedetto?

“Sicuramente quelli strutturali. Circa una decina di anni fa hanno ristrutturato le celle dimenticandosi di adeguare le porte. Troppo strette, non a norma. Col risultato che un’intera ala della struttura non è in regola, capienza ridotta da 104 posti potenziali ad appena 42. Un effetto a catena per l’intero sistema carcerario toscano, perché, come è ovvio, i detenuti che non possono essere ospitati a San Benedetto devono essere smistati in altre carceri”.

A che punto sono i lavori?

“È stato effettuato un intervento tecnico per valutare la tenuta della struttura, che risale al 1935. A breve arriveranno i risultati, ma già si parla di fattibilità. Quindi entro il prossimo anno verrà presentato il progetto, a cui seguirà una valutazione economica e il bando di gara non prima della fine del 2024. I lavori poi dovrebbero durare un annetto, quindi a fine 2025 la zona problematica sarà ristrutturata”.

Altro problema, che riguarda anche il carcere aretino, l’organico...

“Il San Benedetto è il carcere con la maggiore carenza di personale in Toscana. La copertura è del 33%, sono circa una trentina gli operatori. L’impegno a cui sono sottoposti è gravoso. In più manca un comandante, dividendosi di fatto con altre realtà. Figura che oltre a garantire sicurezza è necessario per l’organizzazione”.

Impegno gravoso, ci spieghi meglio...

“Gli agenti sono costretti a turni pesanti, dalle sei ore previste, quasi regolarmente vanno oltre le nove. Con serie difficoltà nell’organizzazione dei servizi. Questa è una delle maggiori criticità. La carenza di personale poi riguarda tutti i ruoli. Abbiamo un’area contabile sguarnita, stesso discorso, a breve, per quella trattamentale. In più il nostro personale è il più anziano in Italia”.

Punti di forza?

“All’interno si è creato un bel gruppo, uno dei migliori istituti in Toscana, in cui il detenuto è gestito bene. Tempo fa uno di loro mi disse: direttore lei qui non si deve preoccupare delle evasioni, ma delle persone che vorrebbero entrare”.

Caratteristica riconosciuta anche dal nuovo direttore...

“Le dimensioni, e non solo, dell’istituto facilitano il rapporto tra personale e detenuto. Qui tra i due c’è un rapporto vero. I poliziotti sono di esperienza e sanno perfettamente come gestire, anche i conflitti. Il detenuto qui è inserito in una comunità e i suoi rapporti non vengono censurati. Valore importante per la crescita dell’uomo”.

E per quanto riguarda la carenza di organico, cosa ci dice?

“Forse nei primi mesi del prossimo anno ci sarà un concorso per nuove forze, ma quelle che arriveranno non colmeranno totalmente la carenza. Saranno due o tre poliziotti. Ma già sarebbe una boccata di ossigeno. L’organico si sta dimostrando in grado di affrontare il duro compito, ma non si può chiedere oltre per la sicurezza e per l’organizzazione delle attività Questo perché il carcere non deve essere un parcheggio, le attività sono centrali nella formazione, ma servono risorse”.

Progetti?

“Proseguirò il percorso del direttore Renna. Una continuità con i suoi numerosi progetti volti alla cultura, alla formazione. Vorremo migliorare il servizio bibliotecario, e magari riuscire nell’unico sogno nel cassetto che Renna non è riuscito a realizzare: una scuola di antiquariato per valorizzare le nostre origini”.