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di Lucia Bigozzi

La Nazione, 6 settembre 2023

Oggi è il suo turno settimanale all’istituto: il lavoro con Michele e Nedo tra insalata e fragole. Dopo la pandemia riparte la convenzione con il carcere per progetti di reinserimento. Lui è la mente, l’altro il braccio. Michele ha 42 anni e una vita in salita: sta in una carrozzina ma non ha perso la speranza. È così anche per l’uomo che lo aiuta a tirar su l’orto. Lui sta in carcere ma cerca il suo riscatto partecipando al percorso di reinserimento previsto dalla convenzione tra la Casa Pia e l’istituto penitenziario aretino.

Dirimpettai per logistica, ora anche per condivisione del progetto che riprende slancio dopo lo stop imposto dalla pandemia. Mario (nome di fantasia) provvede a tenere in ordine gli spazi verdi della casa che ospita un’ottantina di persone, non tutte anziane. Dalla cura del giardino, alla potatura degli alberi fino alla gestione dell’orto. Una piccola “enclave” dove Michele e Mario piantano fragole, cavolfiori seguendo il calendario delle stagioni, ma nelle operazioni sono coinvolti anche gli altri ospiti dell’istituto Fossombroni, curiosi dell’impegno tra piantine, zappe e palette. Qui ciascuno ha i compiti precisi e tutto si tiene in un ordine spontaneo, fatto di buon senso, saggezza e umanità. Un equilibrio armonico, dentro al quale c’è anche Nedo, 59 anni che ha il compito di annaffiare una zona dell’orto.

Mario fa il turno alla Casa Pia tre giorni a settimana nell’arco di due ore, ma è quanto basta per ricostruire e coltivare il seme della speranza, proprio lì, con Michele, Nedo e gli altri ospiti. “La convenzione con il carcere è stata rinnovata questa estate e ha trovato seguito con la gioia e la soddisfazione di poter offrire un’occasione di vicinanza, responsabilizzazione, coinvolgimento sociale e valorizzazione professionale per un nuovo detenuto, con un percorso di reale reinserimento, arricchito anche dai legami umani e collaborativi instaurati con alcuni nostri ospiti”, spiega Debora Testi, presidente della Casa Pia. Mario si dà da fare e garantisce la pulizia degli spazi verdi; una opportunità sancita dalla legge che per i detenuti prevede la possibilità di rendersi utili alla comunità, a titolo volontario e gratuito. In questo ambito c’è anche il servizio in enti di assistenza sociale e dunque la casa di riposo.

La sperimentazione, avviata prima della pandemia, ha dato buoni frutti e adesso si traduce in un progetto che guarda in prospettiva. Antonio Rauti, consigliere con delega al sociale aggiunge: “La Casa Pia è una struttura aperta al il territorio e questa convenzione testimonia, il legame, la sensibilità e l’attenzione verso i nostri ‘vicini’ della casa circondariale”. Il direttore Stefano Rossi richiama la funzione sociale del progetto: “Tra gli ottanta ospiti ci sono diciotto persone autosufficienti con fragilità. Vivono in miniappartamenti che affacciano sul giardino e tutti osservano con curiosità l’attività nell’orto”. Oggi Mario sarà al lavoro insieme a Michele e Nedo: è il suo turno di presenza alla Casa Pia. Il programma prevede la messa a dimora delle piantine di insalata. E Nedo sa già che dovrà annaffiarle. Tra sorrisi e speranza.