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di Francesca Fiocchi

Famiglia Cristiana, 25 gennaio 2023

Il regista premiato dalla Biennale di Venezia per la Compagnia della fortezza, formata da attori detenuti: “Questa esperienza mi ha insegnato che le potenzialità dell’uomo sono enormi. Il prossimo passo? Una sede stabile dentro l’istituto di pena”.

Leone d’oro della Biennale Teatro 2023 alla carriera Al regista e drammaturgo Armando Punzo, che nel 1988 fonda l’ormai storica Compagnia della Fortezza all’interno del carcere di Volterra. Prima e più longeva realtà teatrale di ricerca nata all’interno di un istituto di pena, dove i protagonisti sono i detenuti attori. Con Punzo nasce un nuovo modo di intendere l’attività teatrale e, con essa, una nuova sensibilità.

La motivazione del premio dà valore alla vera ricerca del senso del teatro, che inizia, secondo Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori del settore teatro della Biennale, “quando ci si avventura in territori umani spinti dalla necessità di una propria, originale, identità culturale”. Ricominciando a sognare un nuovo uomo e imponendolo alla società.

Armando Punzo è riuscito in questi anni a dare un senso profondamente compiuto all’opera teatrale mostrandoci con occhi disincantati che c’è vero teatro laddove si abbattono stereotipi e pregiudizi, in quella dimensione dove l’arte esiste a priori e basta a se stessa. Punzo si pone di fronte a questo riconoscimento con l’umiltà del principiante, ancora oggi dopo trentacinque anni di attività e più di quaranta spettacoli pluripremiati messi in scena, fra cui Marat-Sade, I negri, I pescecani, ovvero quello che resta di Bertolt Brecht, Hamilce-Saggio sulla fine di una civiltà, Beatitudo.

“Posso restare senza parole?”, esordisce. “Credo che siano belle le motivazioni. Mi è stato detto che in un momento come questo un’esperienza come la mia, una scelta così radicale, prolungata nel tempo, è un segnale di un nuovo modo di concepire il lavoro artistico, ma anche il teatro. Sono contento che non solo io ma la Compagnia riceva un premio, così come tutte le persone che hanno lavorato per questa idea. Un’idea più grande di me. Che va oltre noi. Un’idea di cui tutti siamo al servizio, che ci ha guidati in questi anni e che avrà la forza, ne sono sicuro, di camminare sulle sue gambe. Non riesco a credere fino in fondo all’“io’ ‘io’ ‘io’. Sicuramente io mi sono fatto strumento, ci ho messo del mio, ma credo di far parte di un’idea che travalichi.

È un’idea semplice, di chi nell’umanità pensa che non ci si può fermare soltanto all’ordinario. In questo approccio non si può essere conservatori, bisogna rischiare, guardare oltre ciò che già c’è, guardare alla ricerca, che è connaturata nell’uomo, anche se forse ce lo dimentichiamo. La ricerca ci permette di capire se possiamo fare di più e meglio. E questo lo vediamo in tutti i campi della nostra umanità. Così è successo anche nel carcere, in questa struttura monolitica che sembra intoccabile. Un luogo che può, invece, essere ripensato continuamente. Non sono per gli annullamenti ma per la riforma, per migliorie”.

Dalla nascita la Compagnia della Fortezza, laboratorio teatrale senza precedenti per la sua originalità, Punzo lavora con assiduità e continuità con il fine primario non della rieducazione del detenuto, ma della qualità dello spettacolo artistico in sé. Il regista indaga i grandi temi umani facendo di un carcere quale la fortezza medicea un vero e proprio centro culturale all’avanguardia. Scommettendo su qualcosa che non esisteva, credendoci fermamente.

Dall’esempio pionieristico di Volterra sono nate altre iniziative come “Teatro e carcere in Europa”, che ha visto l’Italia capofila del progetto europeo che ha coinvolto altri istituti detentivi in Francia, Spagna, Svezia, Germania e Gran Bretagna.

Alla Biennale il regista non è nuovo di partecipazione: alla fine degli anni ‘90 porta in scena lo spettacolo Nihil-Nulla, presentato anche a Zurigo e poi in tournée nel 2002 e 2003. Quest’anno torna alla Biennale inaugurando il “51. Festival Internazionale del Teatro”. Giovedì 15 giugno debutterà Naturae, sviluppo e approdo di un ciclo durato quattro anni, dove si ragiona sulla ricerca della bellezza della natura umana con l’uomo che scopre le sue qualità dimenticate per stabilire una diversa e positiva relazione con il mondo.

“La cosa che ho imparato nel carcere è che abbiamo delle potenzialità enormi come uomini. Se possiamo fare tutto quello che abbiamo fatto all’interno del carcere, veramente possiamo fare tanto. Ci vuole coraggio”, continua Punzo. Da un’idea più grande di noi, per usare una frase del regista, al primo teatro stabile all’interno del carcere presto realtà.

“L’architetto Mario Cucinella ha vinto il bando e sarà esecutore del progetto di costruzione del teatro a cui ho lavorato per ventidue anni. Un progetto che sarà presentato il 26 gennaio. Il teatro in carcere ormai non è più solo un sogno. È già quasi realtà. Sicuramente sarà uno spazio polifunzionale, non rigido. Il prossimo passo sarà poter circuitare, andare in tournée in Europa con la Compagnia della Fortezza. È tecnicamente possibile ma capisco che c’è bisogno di ancora un po’ di lavoro per capire”. E lo straordinario prende il posto dell’ordinario.