sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Cristina Benenati

La Stampa, 22 aprile 2024

Mosca l’anno scorso ha stanziato 109 miliardi di dollari per le armi, l’Ucraina 65 a cui si sono sommati 35 di aiuti. Il Medio Oriente sfonda quota 200 miliardi. Allarme del Sipri: è record dal 2009. I bilanci per la difesa sono cresciuti del 6,8% nel 2023, toccando il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti, di gran lunga più avanti, seguiti da Cina e Russia, sono i tre Paesi che hanno speso di più per le loro forze armate. Mai prima d’ora la spesa militare era aumentata così tanto su base annua: il picco a 2,29 miliardi di euro equivale al 2,3% del Pil globale, un terzo in più del Pil annuo dell’Italia. E’ l’allarme lanciato dal Sipri, lo Stockholm International Peace Research Institute, che nel report del 2023 ha analizzato vari capitoli di spesa degli Stati e si è soffermata anche sul riarmo, la velocità di allestimento e approvvigionamento di armi, arrivato a un a “velocità mai vista prima”.

Spesa militare ai massimi storici - “La spesa militare totale è ai massimi storici e per la prima volta dal 2009, abbiamo registrato un aumento della spesa in tutte e cinque le regioni geografiche”, osserva Nan Tian, ricercatrice del Sipri. “È un riflesso del deterioramento della pace e della sicurezza in tutto il mondo. Non c’è davvero una regione al mondo in cui le cose siano migliorate”. In cima alla lista dei Paesi che spendono di piu’ ci sono Usa, Cina, Russia, India e Arabia Saudita. La spesa militare mondiale è aumentata per il nono anno consecutivo raggiungendo il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Per la prima volta dal 2009, la spesa militare è aumentata in tutte e cinque le regioni geografiche definite dal SIPRI, con aumenti particolarmente elevati registrati in Europa, Asia, Oceania e Medio Oriente.

“L’aumento senza precedenti della spesa militare è una risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza”, ha aggiunto Nan Tian, ricercatore senior presso il Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI. “Gli stati stanno dando priorità alla forza militare, ma rischiano una spirale di azione-reazione nel panorama geopolitico e di sicurezza sempre più instabile”.

Gli aiuti militari all’Ucraina riducono il divario di spesa con la Russia - La spesa militare russa è aumentata del 24% raggiungendo una stima di 109 miliardi di dollari nel 2023, segnando un aumento del 57% rispetto al 2014, anno in cui la Russia ha annesso la Crimea. Nel 2023 la spesa militare russa rappresentava il 16% della spesa pubblica totale e il suo onere militare (spesa militare in percentuale del prodotto interno lordo, PIL) era del 5,9%. L’Ucraina è stata l’ottavo maggiore spender nel 2023, dopo un’impennata della spesa del 51% per raggiungere i 64,8 miliardi di dollari. Ciò ha dato all’Ucraina un onere militare pari al 37% e ha rappresentato il 58% della spesa pubblica totale. La spesa militare dell’Ucraina nel 2023 era pari al 59% di quella della Russia. Tuttavia, durante l’anno l’Ucraina ha ricevuto almeno 35 miliardi di dollari in aiuti militari, di cui 25,4 miliardi dagli Stati Uniti. Insieme, questi aiuti e le spese militari dell’Ucraina equivalgono a circa il 91% della spesa russa.

In Medio-Oriente raggiunta quota 200 miliardi di dollari - La spesa militare stimata in Medio Oriente è aumentata del 9,0% raggiungendo i 200 miliardi di dollari nel 2023. Si tratta del tasso di crescita annuale più alto registrato nella regione negli ultimi dieci anni. La spesa militare israeliana, la seconda più grande nella regione dopo l’Arabia Saudita, è cresciuta del 24% per raggiungere i 27,5 miliardi di dollari nel 2023. L’aumento della spesa è stato principalmente guidato dall’offensiva su larga scala di Israele a Gaza in risposta all’attacco di Hamas nell’ottobre 2023.

Gli Stati Uniti rimangono il principale finanziatore della NATO, ma i membri europei aumentano la quota - Nel 2023 i 31 membri della NATO rappresentavano 1.341 miliardi di dollari, pari al 55% della spesa militare mondiale. La spesa militare degli Stati Uniti è aumentata del 2,3% per raggiungere i 916 miliardi di dollari nel 2023, pari al 68% della spesa militare totale della NATO. Nel 2023 la maggior parte dei membri europei della NATO ha aumentato le proprie spese militari. La loro quota complessiva sul totale NATO è stata del 28%, la più alta in un decennio. Il restante 4% proveniva dal Canada e dalla Turchia. “Per gli stati europei della NATO, gli ultimi due anni di guerra in Ucraina hanno cambiato radicalmente le prospettive di sicurezza”, ha affermato Lorenzo Scarazzato, ricercatore presso il Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI. “Questo cambiamento nella percezione della minaccia si riflette in quote crescenti del PIL destinate alla spesa militare, con l’obiettivo NATO del 2% sempre più visto come una linea di base piuttosto che una soglia da raggiungere”.

Un decennio dopo che i membri della NATO si erano formalmente impegnati a raggiungere l’obiettivo di spendere il 2% del PIL in ambito militare, 11 su 31 membri della NATO hanno raggiunto o superato questo livello nel 2023, il numero più alto da quando è stato assunto l’impegno. Un altro obiettivo - destinare almeno il 20% della spesa militare alla “spesa per attrezzature” è stato raggiunto da 28 membri della NATO nel 2023, rispetto ai 7 del 2014.

L’Italia - Nel 2024 dovrebbe riuscire a spendere 39,2 miliardi per essere in linea con la richiesta del 2% del Pil. Dai dati del documento programmatico pluriennale della Difesa, nel 2023 l’Italia ha speso l’1,46% del Pil, nel 2024 spenderà l’1,43% e nel 2025 l’1,45%.

L’aumento delle spese militari della Cina fa aumentare la spesa dei paesi vicini - La Cina, il secondo paese per spesa militare al mondo, ha stanziato circa 296 miliardi di dollari per l’esercito nel 2023, con un aumento del 6,0% rispetto al 2022. Si è trattato del 29esimo aumento consecutivo anno su anno delle spese militari cinesi. La Cina rappresentava la metà della spesa militare totale nella regione dell’Asia e dell’Oceania. Molti dei vicini della Cina hanno collegato i propri aumenti di spesa all’aumento delle spese militari della Cina.

Il Giappone ha stanziato 50,2 miliardi di dollari per le sue forze armate nel 2023, ovvero l’11% in più rispetto al 2022. Anche la spesa militare di Taiwan è cresciuta dell’11% nel 2023, raggiungendo 16,6 miliardi di dollari. “La Cina sta indirizzando gran parte del suo crescente budget militare per aumentare la prontezza al combattimento dell’Esercito popolare di liberazione”, ha affermato Xiao Liang, ricercatore del Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI. “Ciò ha spinto i governi di Giappone, Taiwan e altri a rafforzare in modo significativo le proprie capacità militari, una tendenza che accelererà ulteriormente nei prossimi anni”.

L’azione militare contro la criminalità in America Centrale e nei Caraibi - Nel 2023 la spesa militare in America Centrale e nei Caraibi è stata superiore del 54% rispetto al 2014. L’aumento dei livelli di criminalità ha portato a un maggiore utilizzo delle forze militari contro le bande criminali in diversi paesi della subregione. La spesa militare della Repubblica Dominicana è aumentata del 14% nel 2023 in risposta al peggioramento della violenza delle bande nella vicina Haiti. La spesa militare della Repubblica Dominicana è aumentata notevolmente dal 2021, quando l’assassinio del presidente haitiano Jovenel Moïse ha gettato Haiti nella crisi.

In Messico, la spesa militare ha raggiunto gli 11,8 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 55% rispetto al 2014 (ma una diminuzione dell’1,5% rispetto al 2022). Gli stanziamenti per la Guardia Nacional (Guardia Nazionale), una forza militarizzata utilizzata per frenare l’attività criminale, sono aumentati dallo 0,7% della spesa militare totale del Messico nel 2019, quando la forza è stata creata, all’11% nel 2023. “L’uso dell’esercito per reprimere la violenza delle bande è una tendenza in crescita da anni nella regione poiché i governi non sono in grado di affrontare il problema utilizzando mezzi convenzionali o preferiscono risposte immediate, spesso più violente”, ha precisato Diego Lopes da Silva, ricercatore senior presso Programma di spesa militare e produzione di armamenti del SIPRI.