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di Peppe Ercoli

Il Resto del Carlino, 31 ottobre 2023

Raffaele Agostini: “La disparità di trattamento a seconda del carcere in cui si trovano è evidente. Suicidi in amento: crescita delle persone in cella con patologie psichiatriche”. “C’è disparità di trattamento tra detenuti a seconda del carcere in cui si trovano. Questa differenza si acuisce se pensiamo al diritto alla salute”. Parole del magistrato di sorveglianza delle Marche Raffaele Agostini che recentemente ha partecipato ad Ascoli ad un incontro sul tema delle carceri e di come vivono i detenuti al loro interno. In Italia ci sono 58 uffici di sorveglianza, di cui due nelle Marche (Macerata e Ancona), e 29 tribunali con competenza distrettuale. Il magistrato di sorveglianza si occupa di condannati definitivi, concede o revoca loro misure alternative eo altri benefici ed inoltre è garante della legalità della vita detentiva e dei diritti dei detenuti.

Giudice Agostini quali criticità emergono nelle carceri marchigiane?

“La disparità di trattamento tra detenuti a seconda del carcere in cui si trovano di cui accennavo è evidente. Questa differenza si acuisce se pensiamo al diritto alla salute. Basti dire che a seguito del passaggio della sanità penitenziaria dal Ministero al Sistema sanitario e tenuto conto della regionalizzazione delle Ast, vi è molta disomogeneità, con violazione dei principi di eguaglianza, solidarietà e dignità, in quanto in alcune regioni sono assicurate determinate prestazioni sanitarie e in altre no. Succede però, ad esempio, che se negli istituti di pena di Viterbo e de L’ Aquila ad un detenuto viene somministrato gratis l’omeoprazolo a causa di una patologia all’apparato gastrointestinale, è possibile che quel detenuto, se trasferito a Sassari, si veda negare lo stesso farmaco dall’ Ast della Sardegna”.

Altri esempi pratici?

“Si pensi alle forniture di protesi, di occhiali da vista, di dentiere e al fatto che in carcere ci sono anche soggetti ciechi, mutilati, in carrozzina che di questi presidi medici hanno assolutamente bisogno. Sono tanti gli esempi di detenuti che invocano il riconoscimento a diritti basilari quali la salubrità degli ambienti, l’accesso allo studio, il poter professare la fede religiosa, la garanzia alla libertà e alla segretezza della corrispondenza, alla tutela dei rapporti affettivi e familiari, alla dignità personale, al lavoro e altro”.

Le disposizioni normative vigenti concernenti il diritto alla salute dei detenuti consentono l’uscita anticipata dal carcere per ragioni di salute, provvisoriamente o definitivamente...

“Le cronache degli ultimi anni riferiscono dei casi di Riina e Provenzano, a proposito del diritto ad una morte dignitosa, e Cospito a proposito dello sciopero della fame e della sete e del divieto dei trattamenti sanitari obbligatori, fino a quando il soggetto è capace di autodeterminarsi. Abbiamo norme che regolano visite o ricoveri in luoghi esterni di cura, il rinvio obbligatorio o facoltativo dell’esecuzione, la detenzione domiciliare. Ricordo però che in Italia è vero che c’è il diritto alla salute anche per chi sconta una pena in regime di detenzione ed è riconosciuto dalla Costituzione, ma va anche detto che, sovente, questo diritto viene utilizzato strumentalmente, a fini di ottenimento della libertà”.

Il numero dei suicidi in carcere è in aumento...

“Un fenomeno dovuto probabilmente alla crescita del numero di detenuti con patologie psichiatriche, visto che la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari non è stata compensate dall’apertura di un numero adeguato di Rems, che sono infatti poche, posti disponibili limitati e lunghe liste di attese. È importante bilanciare le patologie sanitarie con la pericolosità sociale e con le esigenze di sicurezza della collettività”.