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di Salvo Palazzolo

La Repubblica, 15 giugno 2023

I due decessi di qualche settimana fa e le altre quattro proteste ad Augusta. Il penitenziario dice che i casi sono rientrati, ma l’istituzione di controllo non ne sa nulla. “Il carcere di Augusta è una polveriera”, ha denunciato sulle pagine di questo giornale il presidente dell’associazione Antigone, l’avvocato Giorgio Bisagna. È il carcere dove sono morti due detenuti per un lungo sciopero della fame. “E altri quattro uomini hanno iniziato di recente la protesta”, ha annunciato ieri Antigone. “Gli scioperi della fame sono comunque già rientrati”, ha spiegato ieri a Repubblica la direttrice della struttura penitenziaria del Siracusano, Angela Lantieri. Ma le quattro nuove proteste sono diventate un caso: “Nelle comunicazioni ufficiali nessuno ha ancora annunciato la fine delle proteste - dice Daniela De Robert, componente del collegio del Garante dei detenuti - abbiamo solo la comunicazione iniziale”.

Sulle notizie relative agli scioperi della fame c’è un grande dibattito in queste ultime settimane, dopo la morte dei due detenuti di Augusta che protestavano da 49 e 61 giorni. Nessuno, fuori dal carcere, ne sapeva nulla. Né i garanti locali e nazionali. Né i magistrati di sorveglianza. Alcune comunicazioni sarebbero state anche inserite dopo il decesso, nell’applicativo informatico del Dipartimento delle carceri che registra gli “eventi critici”. È accaduto nuovamente, nonostante le sollecitazioni arrivate da Roma: sono abbastanza scarne le notizie riguardanti gli ultimi detenuti che hanno iniziato lo sciopero della fame. Natale Lettuccio Terenzio ha avviato la sua protesta il primo giugno, ma non è ben chiaro il motivo: non è annotato. Fatto grave, fa notare l’Ufficio del Garante, perché solo comunicazioni efficienti permettono l’attivazione dei soggetti che possono risolvere i problemi manifestati dai detenuti.

Il 2 giugno, il detenuto Shamyr Lamloumi ha iniziato lo sciopero della fame perché chiedeva di essere seguito in maniera più adeguata dal servizio tossicodipendenza. Il 7 giugno, Hawra Saidi ha avviato lo sciopero della fame perché chiedeva di essere trasferito in un altro carcere. L’8 giugno, Pietro Urso ha iniziato la stessa protesta per “motivi personali” non ben chiari. In tutte le schede è segnato il peso iniziale, poi nessun’altra comunicazione.

Dice Gioacchino Veneziano, della Uilpa polizia penitenziaria Sicilia: “Bisogna occuparsi anche delle drammatiche condizioni in cui si trovano ad operare i poliziotti. Nella nostra regione mancano 739 unità, con oltre 6200 detenuti da controllare”. I sindacati denunciano che alcuni penitenziari parecchio impegnativi sono senza direttore: “Trapani, Agrigento, Favignana, Gela, Castelvetrano, Piazza Armerina, Sciacca e San Cataldo - spiega Gioacchino Veneziano - dunque una situazione drammatica e gravissima, aggravata dagli ormai innumerevoli e insopportabili eventi accaduti l’anno scorso: 137 aggressioni nei confronti del personale della polizia penitenziaria, 154 tentati suicidi da parte di detenuti, undici suicidi, sette tentativi di evasione”.