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di Ivan Mocciaro

La Repubblica, 24 luglio 2023

Il regista si rifà alla propria esperienza di insegnante nell’istituto penale minorile Malaspina di Palermo. In cantiere una serie tv basata su “Mery per sempre”. Vulcanico, eccentrico, unico, mai sopra le righe, ma anche travolgente sul set. È il regista e scrittore Aurelio Grimaldi, divenuto popolare con il suo romanzo d’esordio “Meri per sempre” e autore di numerose pellicole come “Il macellaio” e “Il delitto Mattarella”, in queste settimane impegnato nel post produzione del film “La rieducazione”. Film girato interamente nel carcere di massima sicurezza (mai utilizzato) di Gangi.

“Questo ultimo mio lavoro nasce da un’esperienza autobiografica - dice Grimaldi - nella vita “precedente” ho lavorato come insegnante nell’istituto penale minorile Malaspina di Palermo, a compimento di una formazione psicopedagogica fortemente centrata sulla devianza criminale, soprattutto di base sociale, e finalizzata alla cosiddetta rieducazione, al reinserimento del reo”.

“Con questo mio film realizzo un mio sogno di gioventù - dice il regista - che risale a quando misi piede in un carcere, fresco vincitore di concorso”. Un docufilm impegnativo che ripropone un tema impegnativo come l’emergenza carceraria e l’urgenza della riforma del sistema. Protagonista è il “signor Salvatore” (alias Totò Riina), un violento ergastolano al 41 bis, autore dei peggiori omicidi di mafia, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. A interpretarlo è Tony Sperandeo, l’attore palermitano, faccia cattiva del cinema italiano, con più di sessanta film all’attivo, che ha vinto anche il David di Donatello nel 2001 come migliore attore non protagonista nel film “I cento passi”.

“Il cinema è sogno ma anche realtà - continua Grimaldi - ed eccomi alle prese, anni e anni dopo, come psicopedagogista, in un carcere di massima sicurezza, con il boss dei boss di Cosa nostra per una necessaria, mai attuata, rieducazione”. Una storia che racconta il primo anno del progetto rieducativo messo in atto dal professore Dario Di Vita (interpretato da Aurelio Grimaldi) dopo la formale approvazione ministeriale e con l’adesione del “signor Salvatore”. Il professore crede rigorosamente, scientificamente, umanamente, che anche il “capo dei capi”, pluriassassino e stragista, possa tornare a essere interiormente e civilmente un essere umano, un cittadino, persino un fratello.

“Quando lo accuso della morte di Placido Rizzotto - racconta Grimaldi - il signor Salvatore mi prende per la gola durante uno dei colloqui, poi però se ne pente: i risultati, appunto, della rieducazione. Io, da professore, gli ricordo sempre che è uno stragista, lo accuso duramente, e qui sta la differenza tra la scienza e la fede. La scienza interviene scientificamente, anche con atteggiamenti provocatori, la fede invece con una semplice pacca sulla spalla”.

Il regista originario di Modica ha in cantiere anche una serie televisiva su “Mery per sempre”: “Già ci sto lavorando. Il giovane Natale (nome che non cambia mai) si scaglierà violentemente contro il suo professore rieducatore colorandogli braccia e volto. Il professore accetta passivamente le provocazioni fino a quando questo porterà Natale a pentirsi di quello che ha fatto”.

“La rieducazione”, prodotto da Arancia Cinema, aiuto regista Emma Cecala, ha un cast di ottimo livello: assieme a Sperandeo, l’attrice siciliana Elena Pistillo, Gino Bonanno (il cappellano del carcere) e due poliziotti penitenziari, “guardie” vere e proprie in servizio nel carcere di Termini Imerese, l’ex Cavallacci oggi ribattezzato “Burrafato”: sono Emilio Cilfone, ispettore superiore, e Paolo Imburgia, assistente capo. La fotografia è stata curata dallo studio Greco di Palermo, direttore della fotografia è Marco Greco. L’allestimento delle scene è di Roberto Tedesco.

“Gangi si conferma location per la produzione di film d’autore - dice il sindaco, Giuseppe Ferrarello - Il maestro Aurelio Grimaldi ha scelto il nostro comune per girare un film che affronta un tema attuale come quello della rieducazione nelle carceri. E la nostra struttura, mai utilizzata, è stato il luogo ideale dove girare senza bisogno di richiedere autorizzazioni all’amministrazione penitenziaria”.