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di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2023

L’allarme dell’Anm: è forte il rischio di intrusione del potere esecutivo. Il confronto questa mattina nel corso di un convegno organizzato dall’Ocf in collaborazione con Commissione Affari costituzionali della Camera.

Per la magistratura associata nella separazione delle carriere si annida un pericoloso rischio: la sottoposizione del Pm al controllo politico. Per gli avvocati invece si tratta di sanare un vulnus completando la riforma del rito accusatorio mettendo sullo stesso piano accusa e difesa davanti ad un giudice terzo. Se n’è discusso questa mattina nel corso di un partecipato convegno dal titolo: “Separare le carriere, unire la giustizia: una riforma necessaria” organizzato dall’Organismo congressuale forense in collaborazione con la Presidenza della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, alla presenza di Francesco Paolo Sisto, vice ministro della Giustizia e del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.

Per Nazario Pagano, deputato di Forza Italia e presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio: “La separazione delle carriere è un tema di grande attualità e rilevanza”. “Non a caso - prosegue - ho voluto incardinare le quattro proposte di legge che riguardano l’iter di modifica della Costituzione proprio a inizio legislatura per dare, da subito, un’impronta alla materia e consentire ampi margini di discussione a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento”. “Voglio rassicurare tutti - ha poi aggiunto -, il cammino si è arrestato solo temporaneamente perché, negli ultimi due mesi, ci siamo occupati di cinque decreti ma riprenderà subito dopo la pausa estiva”.

Per Mario Scialla, coordinatore dell’Organismo congressuale forense: “La separazione delle carriere, a distanza di tanti anni dall’introduzione del giusto processo, è un qualcosa di inevitabile ed è un tema che non deve essere ancora trattato come un tabù. Essendo però l’argomento delicato, è importante approcciare allo stesso con l’animo sgombro da pregiudizi di natura ideologica, senza farne un terreno di scontro o di rivendicazione politiche. Pertanto è fondamentale che si tenga conto di tutte le obiezioni e che il dibattito si arricchisca di idee e valutazioni diverse. Deve essere trovata una formula che rafforzi la terzietà del giudice, senza pregiudicare in alcun modo il ruolo e la funzione del pubblico ministero. Solo così, come ricorda il titolo del convegno, si potrà separare le carriere per unire, ancor di più, la giustizia”.

Sul punto torna il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco. “La separazione delle carriere dei magistrati - afferma - è oggi una necessità che si può sintetizzare in un concetto: il principio costituzionale del giusto processo e la vera attuazione del modello accusatorio si potrebbero realizzare se nel processo ci fossero tre estranei: il giudice, il pm e l’avvocato. Oggi, invece, ci sono due colleghi e un estraneo. I due colleghi sono il giudice e il pubblico ministero, l’estraneo è l’avvocato. Se si volesse dare completa attuazione al principio della terzietà del giudice rispetto alle altre parti del processo stabilito dall’articolo 111 della Costituzione risulta evidente la necessità di separare le carriere, poiché il processo è influenzato dalla struttura organizzativa della magistratura”.

Diametralmente opposta la posizione dell’Associazione nazionale magistrati. “Il tema della separazione delle carriere - afferma il Presidente Giuseppe Santalucia - vede un passo verso la sottoposizione al controllo politico. Inoltre c’è una proliferazione di organi di governo autonomo” che stanno “ridimensionando il principio di autonomia della magistratura”. “Un legislatore con uno spettro molto parziale - prosegue - pone il problema della terzietà di fronte al giusto processo declinandolo solo sul giudizio penale, ma il legislatore costituzionale non può intervenire per risolvere un problema solo di giustizia penale, perché non ti stai ponendo un problema se non per il pm: questo è il sentiero che io vedo tracciato da chi porta avanti questo disegno istituzionale”.

“Abbiamo pagato tanto dalle lotte nella magistratura - ha proseguito Santalucia -, proviamo a fare pace e ad aprire un dialogo che ci consenta di scrivere leggi migliori. Perché non fare una riforma che dia al pubblico ministero il giusto peso? Mettiamoci ad un tavolo e ragioniamo. Sui niet non si costruisce nulla e si creano contrapposizioni che fanno male ai cittadini. Non c’è alcuna voglia di alzare l’asticella dello scontro, abbassiamo il livello dello scontro e avanti tutta con le riforme. Abbiamo bisogno della partecipazione di tutti”.

A ribadire però che la riforma è nel programma di governo è il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. “Le leggi - afferma - le scriverà il Parlamento: c’è un governo e un Parlamento eletti democraticamente, un programma condiviso che va realizzato e tra questi temi c’è la separazione delle carriere. Bisogna ascoltare tutti ma quando si passa dal confronto al Parlamento decide quest’ultimo: il dibattito non può e non deve interferire sulle scelte del Parlamento. Una riforma costituzionale per noi è una ‘mission possibile’, abbiamo davanti a noi altri 4 anni. Vogliamo scrivere riforme fortemente costituzionali con grande determinazione, che servono a risolvere problemi del Paese reale che sono dei cittadini. E nessuno toccherà mai l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”.