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di Cesare Giuzzi

Corriere della Sera, 12 novembre 2023

Il rapporto sulla criminalità minorile: al Nord più denunce, con alcuni reati violenti aumentati a dismisura: +39,4% per le rapine e +16% per lesioni, risse e percosse. Uno su due è straniero, si abbassa l’età dei giovani arrestati. Crescono di un terzo rispetto a 12 anni fa denunce e arresti di minori al Nord. Un dato doppio rispetto alla media nazionale. Con alcuni reati violenti aumentati a dismisura: +39,4% per le rapine e +16% per lesioni, risse e percosse. E un effetto post pandemico importante che fa rialzare tutti i valori nel biennio 2020-22.

Post pandemia - Sono i dati del “Rapporto criminalità minorile in Italia 2010-2022”, realizzato dal gruppo interforze del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale. Un quadro che conferma nei numeri un fenomeno di cronaca che ha contraddistinto gli ultimi tre anni. Una fila di risse, aggressioni, rapine, violenze che vedono sempre più protagonisti i minori. Dopo il Covid l’aumento a livello nazionale è stato repentino con le segnalazioni che, dopo un calo progressivo di cinque anni, nel 2021 e nel 2022 sono tornate ai massimi del 2015: 32.522 casi. E con il forte abbassamento dell’età dei migranti e l’impatto delle “seconde generazioni” si segnala un sorpasso tra gli autori dei reati: nel 2022 il 52% sono stranieri, 17.032 su un totale di 32.522. Numeri che raccontano un’Italia che cambia in fretta e che hanno proprio nelle grandi città del Nord le loro avanguardie.

Gang di strada - Da questo punto di vista Milano è la città capofila del fenomeno delle baby gang. Non più organizzazioni “chiuse” o legate a una comune appartenenza etnica (le bande dei latinos, ad esempio), ma batterie miste dove convivono più etnie e più forme di disagio. Ragazzi giovanissimi, alcuni neppure imputabili (sotto ai 14 anni) che escono la sera e aggrediscono coetanei per rubare catenine, cellulari, felpe, scarpe o anche solo pochi euro. Aggressioni che avvengono con violenza “sproporzionata” e in branco.

“La pressione dei pari o l’appartenenza a gang possono indurre una deresponsabilizzazione, che è propria dell’agire in gruppo, ed avviare i giovani alla commissione di atti violenti come rito di passaggio o per guadagnare uno status”. Dietro ai minori autori di reati molte volte ci sono problemi legati alla povertà e all’abbandono scolastico, come sottolineano gli analisti del Viminale. Per contrastare questi fenomeni occorre “educare i ragazzi alla legalità, richiede un approccio olistico ed il coinvolgimento di vari attori in primis famiglia e scuola. La famiglia è la prima fonte di educazione ai valori e al rispetto delle norme in modo particolare sino alla fase dell’adolescenza”.

Trapper e violenza - Sullo sfondo dell’aumento di violenza tra i minori - il numero dei detenuti però è in calo, ma su questo punto ci sono state riforme con misure meno afflittive -, ci sono anche il web e i “modelli” preferiti dai giovani. Un tema delicato che in questi mesi sta vivendo una fase politica effervescente per le recenti modifiche di legge sui minori. “Forme di desensibilizzazione alla violenza in ragione dell’esposizione continua ad immagini violente nei media o la spettacolarizzazione di comportamenti antisociali attraverso i social - scrivono gli esperti del gruppo interforze del Viminale - potrebbero ridurre la consapevolezza del disvalore sociale dei comportamenti violenti”.

Ma attenti a puntare il dito sulla tecnologia: “in sé è neutra e il suo effetto dipende dalle modalità del suo utilizzo”. Più che sul mezzo occorre guardare al contenuto: “Il reato commesso dai minori è spesso legato alla sua esibizione: i ragazzi potrebbero commettere dei reati al fine di farsi vedere e collezionare follower sui social.

La spettacolarizzazione della violenza fa superare la paura della punizione”. In molti casi, infatti, aggressioni e pestaggi finiscono su social e gruppi Whatsapp fino a diventare virali, quasi con l’intento primario di essere condivisi. Su questo punto “il web può diventare anche il mezzo di diffusione prediletto tra i giovani di un immaginario ed un lessico brutali, come quelli di alcuni trapper che veicolano messaggi antisociali”.

Ma per gli esperti di reati minorili c’è anche un secondo aspetto, legato alla “percezione delle condotte violente” che ha a che fare con la psicologia dei ragazzi e la loro fragilità: “Recenti episodi violenti di cronaca che coinvolgono giovani evidenziano la totale assenza di empatia nei confronti della vittima. Tali comportamenti potrebbero celare una fortissima fragilità e incapacità a gestire le relazioni interpersonali da parte degli autori”.