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di Andrea Galli

Corriere della Sera, 15 gennaio 2023

L’ultima accusa a Zaccaria Mouhib, 21 anni, è stata la gambizzazione di due senegalesi in corso Como: “Ero completamente ubriaco”. E poi, “Ho iniziato a bere da ragazzino. Oltretutto fumo hashish tutti i giorni”.

Ma chi è davvero “Baby Gang”? Da mesi, sul trapper, idolo di decine di migliaia di coetanei e all’anagrafe Zaccaria Mouhib, di anni 21, si sviluppa una densa narrazione: indagini dei carabinieri e della polizia coordinati dal pm Francesca Crupi, arresti, richieste dell’avvocato Nicolò Vecchioni, repliche del gip Guido Salvini, documenti su documenti su documenti. Tre di questi ultimi — la lettera scritta dal ragazzo in cella con destinatari proprio Crupi e Salvini, la valutazione psicodiagnostica di uno specialista, e l’esame di una psicologa e psicoterapeuta — aiutano a meglio comprendere. Forse. L’ultima accusa a Zaccaria, insieme ad amici e secondo l’impianto investigativo compagni della gang, riguarda la gambizzazione di due senegalesi in corso Como. 

L’episodio è l’innesco della sua lettera. “Sono detenuto da tre mesi e ho riflettuto parecchio sulla follia di quella notte. Ho avuto una reazione davvero esagerata perché ero completamente ubriaco”. Lo stato di alterazione causata dagli alcolici è visibile in uno dei video delle telecamere che avevano inquadrato la rissa in corso Como; s’aggiunga che, nelle successive intercettazioni, gli amici/compagni più volte avevano parlato di come, quando beve, Zaccaria vada particolarmente fuori controllo. Ma proseguiamo con la lettera, scritta in stampatello: “Quando sono stato arrestato, ho letto nelle carte del processo cose non vere sul fatto che avrei programmato di aggredire quei ragazzi e che avrei voluto rapinarli… Dalle immagini si vede chiaramente che hanno iniziato loro”. In ogni modo, Zaccaria era armato. Al proposito, scrive che “sebbene non sia stato io a sparare ho portato con me quell’arma e mi sento in colpa per quello che è successo… Non ci sono giustificazioni per girare armato…”. Dopodiché eccoci all’alcol, e non soltanto a quello: “Ho iniziato a bere da ragazzino… Oltretutto fumo hashish tutti i giorni”. Ebbene, forte della consulenza tecnica di un chimico forense, e previa la domanda (accolta) a due comunità, tra le migliori del settore, per ospitare il ragazzo, l’avvocato Vecchioni ha di recente esplorato in Procura la possibilità di sostituire la detenzione con il trasferimento, appunto, nelle strutture. Nell’analizzare i risultati di quella consulenza sul consumo di stupefacenti, il gip Salvini ha deciso per la permanenza in cella in quanto “l’imputato fuma per moda”. 

Una scelta che innescherà, nel legale, il ricorso al Riesame, anche ricordando le parole di Zaccaria: “Sono disponibile e motivato a iniziare un percorso in comunità e con il Sert. Ho conosciuto gli operatori e le regole di quelle strutture, e so bene che non sono come quelle che ho frequentato da minorenne”. Questa parola ci porta alla valutazione psicodiagnostica dello specialista, per il quale il carcere non è idoneo al percorso necessario per Zaccaria: “Il soggetto è figlio unico ma i genitori hanno avuto altri figli da altre relazioni… Relativamente al periodo pre-adolescenziale e adolescenziale emergono, dal racconto del signor Mouhib, condotte devianti, difficoltà scolastiche, e il non avere orari prestabiliti con conseguente insufficienza di controllo genitoriale... Si ipotizza un’educazione “permissiva e/o indulgente” contrapposta ad un rispetto delle regole come conseguenza di errori e sbagli e quindi “punitiva” e non “evolutiva”. Il paziente necessita di un percorso trattamentale profondo e introspettivo”. Quale ultimo documento da leggere, rimane l’esame della psicologa e psicoterapeuta, che descrive gli esordi esistenziali del trapper. “Nasce e cresce in Italia da una famiglia marocchina, i genitori si lasciano subito dopo e si ricostruiscono nuove famiglie dalle quali nasceranno 6 figli.

Resta a vivere fino ai 12 anni con la madre e il nuovo compagno; descrive una realtà povera, dove la differenza con gli altri si evidenziava anche nelle cose più semplici: nella merendina, nel vestiario, nello zaino; la situazione lo faceva sentire escluso… Nel 2011 avviene il primo arresto… La madre decide di provare a mandarlo dal padre naturale in Marocco nel goffo tentativo di rieducarlo... In quei mesi le cose peggiorano, il vivere in un quartiere popolare di Casablanca lo porta a frequentare persone più adulte che lo portano a delinquere e usare sostanze in modo ancora più importante… La madre torna in Marocco per riportarlo a casa, ma al rientro in Italia le cose peggiorano… Lo portano in una comunità in Toscana… Viene trasferito nel carcere minorile Beccaria… Da lì in comunità a Boario Terme dove scrive la sua prima canzone e nasce così “Baby Gang”. 

Il giudice Salvini ha ricordato a Zaccaria il grande, enorme talento indirizzato però verso fini delinquenziali. In Procura insistono nel ripetere gli atteggiamenti di mancata collaborazione esibiti dal ragazzo negli interrogatori. Lui, nella lettera inviata a pm e gip, scrive: “La musica è la mia ancora di salvezza e oggi io ho davvero paura di perdere l’unica fortuna che ho avuto nella vita”.