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di Alice D’Este

Corriere del Veneto, 1 luglio 2024

Non solo la tragedia di Udine: da Treviso a Verona, ecco chi sono i ragazzi padroni delle piazze. Italiani o stranieri di seconda generazione, con un basso grado di scolarizzazione (o con una tendenza all’abbandono scolastico). Quasi sempre maschi tra i 14 e i 24 anni (anche se la presenza delle ragazze è in aumento). Si radunano, di norma, nei fine settimana nelle piazze, nelle stazioni ferroviarie o nei centri commerciali in piccoli gruppi di una decina di persone. E quando lo fanno si “dedicano” a bullismo, risse, percosse e lesioni, atti vandalici e disturbo della quiete pubblica. In alcuni casi arrivano al furto e allo spaccio di sostanze stupefacenti con un incremento importante, proprio nell’ultimo anno, delle attività più “violente”, come la rapina e la violenza sessuale. L’attività di gran lunga predominante rimane tuttavia quella delle vessazioni nei confronti di coetanei che spesso sfocia in risse e pestaggi.

Lo studio - La fotografia delle gang giovanili, emerge dal Servizio Analisi Criminale che ha recentemente condotto uno studio finalizzato ad aggiornare la mappatura sistematica della presenza e delle attività delle gang giovanili che si sono rese responsabili di comportamenti devianti e criminali sul territorio italiano utilizzando le informazioni degli uffici territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Nel biennio 2022-2023, 73 province italiane hanno registrato attività violente legate proprio alle gang giovanili. Dallo studio emerge come le stesse siano presenti nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza nel Centro Nord rispetto al Sud.

C’è tuttavia un dato comune per tutti i giovani coinvolti: la provenienza. Alle spalle di questi ragazzi ci sono situazioni di marginalità o disagio socio-economico mai colmato. “Le minori opportunità, la disoccupazione giovanile e la carenza di modelli positivi potrebbero contribuire alla formazione di tali gruppi che, spesso, catalizzano l’attenzione dei media e delle autorità locali a causa delle loro attività criminali e del loro impatto sulla comunità” si legge nel rapporto.

A Nordest - Tra il 2022 e il 2023, le segnalazioni di minori denunciati o arrestati a Nordest e in particolare nella città metropolitana di Venezia hanno subito un decremento significativo (-18,45%). Sono diminuite le segnalazioni per lesioni dolose mentre i reati di minaccia percosse e rissa sono aumentati. Preoccupante anche l’aumento delle segnalazioni per violenza sessuale. Nel 2023 i casi sono stati più del doppio rispetto al 2022.

I casi provinciali - Nel rapporto nazionale del Ministero tra i casi limite viene ricordato in particolare l’episodio risalente a luglio 2022, quando a Verona, la Polizia di Stato aveva eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone di cui 6 giovani maggiorenni e 10 minori per rapina, estorsione, furto, ricettazione, violenza privata e lesioni. Gli indagati appartengono tutti alla nota banda QBR (Quartiere Borgo Roma), nome che deriva dal quartiere dove i giovani erano particolarmente attivi o residenti. Non è l’unico caso. In Veneto nel 2023 sono stati molti gli episodi di questo tipo, a partire da Treviso con un diciottenne accoltellato a Montebelluna in gennaio durante una rissa tra baby gang passando per la rapina a volto coperto in febbraio a Sant’Antonino e per gli incendi nella piazzetta del teatro Giorgio Gaber (lì erano stati identificati cinque ragazzi delle scuole medie). Sono trevigiani anche i tre autori dell’omicidio di Shimpei Tominaga, pestato brutalmente in centro ad Udine sabato scorso. Intanto in Italia a fronte di un aumento delle segnalazioni di minori denunciati o arrestati per rapina pari al 7,69%, si riscontra un decremento dell’11,73% per quelle relative al reato di furto e del 6,11% per quelle relative all’estorsione. Nello stesso periodo anche a livello nazionale è esploso invece il dato relativo alla violenza sessuale. i minori denunciati o arrestati nel 2023 per questa ragione sono aumentati dell’8,25%.

La nazionalità - Tra i giovani segnalati alle forze dell’ordine la maggioranza è di cittadinanza italiana. Ad avvicinare i ragazzi alle baby gang è quasi sempre il contesto sociale. “Rapporti problematici con le famiglie o con il sistema scolastico” spiega il rapporto. Ad avere un ruolo rilevante sono anche i social network che vengono quasi sempre utilizzati per filmare le “azioni” (i pestaggi vengono poi diffusi online) creando poi anche un seguito tra i coetanei.