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di Mattia Zanardo

Il Gazzettino, 10 settembre 2023

“Questo progetto è stato voluto dalla presidente del Consiglio dopo il viaggio in quelle aree, ma l’ho fortemente voluto anch’io da trevigiano, perché anche qui a Treviso, come in altre zone d’Italia, purtroppo assistiamo a un’invasione di baby gang dall’aggressività crescente”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ribadisce come le nuove misure urgenti varate dal governo per contrastare il disagio giovanile si estendano oltre Caivano e le zone limitrofe, da cui il decreto ha preso il nome. Lo stesso capoluogo della Marca non è purtroppo esente dal fenomeno, seppure con esiti naturalmente non altrettanti gravi, con gruppi di giovani e giovanissimi che, ricorda lo stesso esponente dell’esecutivo, “all’inizio si limitavano a liti tra loro, che già era una brutta cosa, poi hanno aggredito i passanti, di recente hanno aggredito anche le forze dell’ordine. Era dunque assolutamente necessario intervenire con misure preventive, ma anche con misure repressive”.

Nordio, che ieri proprio nella sua città ha partecipato alla commemorazione dell’80° anniversario della chiusura del campo di concentramento di Monigo, riassume le caratteristiche chiave della normativa: la possibilità di ammonire i minori fino a 14 anni che si rendano protagonisti di comportamenti violenti e di punire quelli tra 14 e 18 anni, ma anche “la responsabilizzazione dei genitori, in vari modi, compresa la possibilità di togliere la potestà genitoriale”. Il responsabile del dicastero di via Arenula sottolinea la necessità di una prospettiva complementare che all’indispensabile azione educativa sui giovani, preveda anche sanzioni e pene. “Un decreto è sufficiente per eliminare questo fenomeno? Certo che no, come sempre la cattiveria e la stupidità umana non si controllano con le leggi, però occorre che lo Stato manifesti la propria presenza e che, accanto alle fondamentali misure educative, mostri anche una capacità repressiva per assicurare l’ordine pubblico e anche assistere le vittime di questi reati odiosi”.

Anche per il sindaco Mario Conte il Decreto Caivano va nella giusta direzione, tuttavia il primo cittadino di Treviso insiste sul ruolo della prevenzione dei fenomeni di violenza giovanile. “É un intervento importante che dà degli ulteriori strumenti alle amministrazioni comunali e alle forze dell’ordine - spiega -. Però mi piacerebbe non dover utilizzare questo provvedimento: vorrebbe dire che abbiamo anticipato i problemi, educando e accompagnando in un percorso di crescita i nostri giovani”. Il massimo rappresentante dell’amministrazione comunale non sottovaluta come anche a Treviso, soprattutto in alcuni pomeriggio di sabato in città, si siano verificate situazioni critiche: “Per questo ringrazio il governo per aver colto il grido d’allarme dei territori - conferma - Però credo sia il momento di costruire un nuovo modello sociale che coinvolga le scuole le associazioni sportive, il volontariato. I nostri ragazzi passano troppo tempo nei social o davanti a uno schermo e troppo poco in un campo sportivo, nel palco di un teatro o di una sala musica”.

Baby gang, il sottosegretario Ostellari: “Non solo carcere, il governo investirà in prevenzione”

di Conchita Sannino

La Repubblica, 10 settembre 2023

“Basta con le strumentalizzazioni. Rigore e umanità devono camminare insieme, per noi. Vogliamo puntare sulla prevenzione per la devianza dei ragazzi, ma senza rinunciare alla fermezza per chi si è macchiato di pesanti reati”.

Eppure, Andrea Ostellari, lei è il sottosegretario con delega alla Giustizia minorile, uno degli artefici di questo Dl sulle devianze giovanili. E la vostra bandiera leghista è stata: più carcere per i minorenni...

“Non è certo la nostra sintesi. Il primo obiettivo di questo provvedimento resta intercettare i minori prima che si brucino la vita e facciano del male ad altri. Scongiurare sul nascere possibili carriere criminali”.

Ma la prevenzione, strumento numero uno, dov’è?

“Scusi, l’ammonimento a cosa servirebbe, se non a prevenire? Serve proprio a coinvolgere le famiglie, eventualmente anche a sanzionarle: per evitare effetti a catena. Anche la messa alla prova anticipata va in questa direzione. Finora, ad esempio, un 14enne che commetteva reati bagatellari veniva costretto, per la lentezza del sistema, a riparare al danno in un tempo troppo lontano rispetto alla data del fatto delittuoso. Assurdo, questo vanificava l’idea stessa della rieducazione”.

E ai dubbi espressi anche da Fi, cosa risponde? Mulè dice che i 12enni si vanterebbero dell’ammonimento...

“I dubbiosi si sono quasi tutti tranquillizzati quando hanno letto il testo definitivo. E non credo che sarà un vanto per i 12enni. Di sicuro non lo sarà per i genitori, che rischiano pesanti sanzioni”.

Chi delinque spesso è immerso in contesti segnati da abbandono, o da grave disagio...

“Perciò il mio ragionamento è sempre stato: intanto assicurarsi che i ragazzi, a scuola, ci vadano. Invece il fenomeno dell’abbandono scolastico dei minori è in forte crescita. Fino a ieri la sanzione per i genitori era ridicola: trenta euro. Con questo decreto, andiamo colpire più duramente chi fa finta di niente. Poi, certo, serve tutto il resto: investimenti...”.

Giudici ed esperti del settore minorile chiedono da tempo “tutto il resto”: più insegnanti, più educatori, più assistenti sociali, un vero monitoraggio sulle famiglie...

“Possiamo essere onesti? Questo problema ha radici antiche e troverà soluzioni nel tempo. Ma è evidente che il carcere non può essere un’unica, incondizionata risposta. Anzi, posso annunciare, come ministero della Giustizia, che, con il capo dipartimento, il giudice Antonio Sangermano, stiamo individuando delle strutture per aprire delle comunità per minori gestite direttamente dallo Stato”.

Uno sguardo lucido servirebbe anche sugli Istituti penali minorili: teatro di evasioni, raid, risse...

“Intanto, un dato che allarma. Quando ho assunto la delega alla Giustizia minorile, dicembre scorso, i minori detenuti negli Ipm erano circa 320. Oggi sono 100 in più...”.

È evidente che c’è un fallimento: occorrerebbero, proprio negli Istituti, più personale, più laboratori e formazione, più chance di recupero...

“Occorrono personale e strutture, certo. L’evasione dal Beccaria di Milano, a Natale scorso, e quella successiva di Airola dipesero anche dai ritardi di alcuni lavori. Noi ora abbiamo consegnato il cantiere del Beccaria, riaperto l’Ipm di Treviso, ristrutturato Catanzaro. Entro un anno inaugureremo il nuovo Istituto a Rovigo, con ampi spazi per attività formative e di lavoro. E stiamo concludendo un concorso che consenta a tutti gli Ipm di avere un direttore e un comandante dedicati: figure fondamentali. Poi, bisogna intervenire su educatori e su luoghi alternativi alla detenzione”.

“Liberi di Scegliere”, modulo sperimentato dal giudice Di Bella, per l’allontanamento di minori da contesti criminali: diventerà una vostra proposta di legge?

“A Nisida, ho conosciuto ragazzini detenuti che preferiscono restare in Ipm piuttosto che tornare a casa. In alcuni casi, per le famiglie criminali, i figli sono manovalanza, avvelenati da quella cultura. Quindi, “Liberi di Scegliere” è un valido antidoto, contro coloro che privano i minori di un futuro di legalità e speranza”