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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 25 luglio 2023

Inadeguato il servizio psicologico e psichiatrico, mancano gli operatori socio sanitari e come se non bastasse c’è sovraffollamento. Parliamo del carcere siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, un tempo un ospedale psichiatrico giudiziario poi convertito in penitenziario. La settimana scorsa vi ha fatto visita il garante regionale Santi Consolo, a seguito dello sciopero della fame intrapreso da due detenuti, uno italiano e uno algerino.

Il Garante siciliano ha incontrato la direttrice dell’istituto, la dottoressa Romina Taiani, e il comandante della polizia penitenziaria. Ha poi visitato le sezioni dell’istituto, parlato con i detenuti e ispezionato le celle. Ed è in quel contesto che Santi Consolo ha potuto verificare le gravi criticità che attanagliano l’istituto penitenziario.

Come detto in premessa, la visita di Consolo è stata motivata dalla situazione critica di due detenuti ristretti presso l’Articolazione di Tutela per la Salute Mentale (Atsm), che avevano intrapreso uno sciopero della fame da tempo. Il Garante, nel corso di un convegno a Capo d’Orlando, aveva già discusso della questione con la presidente del Tribunale di Messina, assicurandosi che la vicenda ricevesse la massima attenzione. La direttrice Romina Taiani, ha comunicato che uno dei detenuti in sciopero della fame sarebbe stato trasferito in ospedale tramite ambulanza, in seguito al suo precedente incontro con il Garante presso l’Istituto di Augusta. Tuttavia, il detenuto si dimostrava ancora determinato a portare avanti la sua protesta senza dare spiegazioni.

Durante la visita, il Garante Consolo ha parlato con l’altro detenuto in sciopero della fame e della sete, un uomo di nazionalità algerina. Quest’ultimo sosteneva che la sua pena fosse stata prolungata ingiustamente, ed era convinto che fosse già scaduta. Il dottor Consolo ha assicurato di verificare la data di fine pena e fornire i necessari chiarimenti al detenuto, coinvolgendo il magistrato di sorveglianza competente. Uno dei momenti più significativi della visita è stato quando il detenuto algerino ha accettato l’invito del Garante a bere un bicchiere d’acqua, sorseggiandola. Questo gesto ha contribuito a stabilire un dialogo positivo tra il Garante e il detenuto, dimostrando l’importanza dell’empatia e della comunicazione nel contesto carcerario.

Durante la visita dell’Atsm e delle altre sezioni dell’Istituto, il Garante Consolo ha avuto modo di parlare con altri detenuti e ispezionare alcune stanze. È emerso che l’Istituto aveva implementato un progetto per il 2023 con condivisibili iniziative a favore dei detenuti.

Nel contempo, alcune problematiche sono venute alla luce durante la visita. L’Atsm di Barcellona Pozzo di Gotto è l’unica operativa in tutta la regione siciliana, e necessita di un adeguato supporto di psichiatri e psicologi, poiché le condizioni mentali dei detenuti sembrano non essere soddisfacenti. L’assenza di Oss(operatori socio sanitari) e Osa (operatori socio assistenziali) è un’altra critica situazione, che comporta coinvolgere altri detenuti per garantire un minimo di igiene e assistenza. Consolo ha quindi suggerito l’affiancamento di detenuti ‘ comuni’, con attitudini appropriate, a detenuti ristretti nella sezione ‘ salute mentale’, previo un corso di formazione specifico.

L’organico della Polizia Penitenziaria è risultato sottodimensionato, rappresentando un’ulteriore sfida per l’Istituto. La struttura ha bisogno di ulteriori miglioramenti, inclusa la fornitura di docce nei ‘passeggi’ esterni e ventilatori nelle camere condivise per far fronte alla calura estiva. Secondo il garante, tale intervento, che comporta una spesa minima con impiego limitato di mano d’opera, potrebbe essere di grande sollievo per i detenuti, soprattutto durante l’attuale calura estiva. La Direttrice, nel condividere la proposta, si è impegnata a realizzarla.

Ma non mancano note positive. Nonostante le difficoltà, l’Istituto di Barcellona Pozzo di Gotto offre opportunità formative ai detenuti, con corsi di istruzione scolastica e professionale. Progetti come Astu permettono ai detenuti di acquisire competenze nel campo della falegnameria e della lavorazione del ferro battuto, facilitando il loro reinserimento lavorativo una volta fuori dal carcere.