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di Giancarlo Visitilli

Corriere del Mezzogiorno, 30 novembre 2022

Lo spettacolo costruito da Lello Tedeschi con i reclusi dell’Istituto penale minorile di Bari. “In certi momenti dello spettacolo è stata una liberazione, come se stando dentro un’altra persona potevo finalmente dire tutto quello che volevo racconta Paolo William - soprattutto nei momenti più seri, più profondi”. Nomen omen, scelti per (r)identificarsi col più grande drammaturgo di tutti i tempi, non dimenticando i luoghi, gli spazi e la propria vera identità. Perché Paolo è un sedicenne che fa l’esperienza della reclusione, nell’istituto penale per i minorenni Fornelli di Bari. Ma ha incontrato il teatro, quello che da decenni il regista Lello Tedeschi porta avanti, come progetto “Sala prove”, per conto del teatro Kismet di Bari.

Da pochi giorni ha messo in scena il primo studio de Il teatrino delle meraviglie, prodotto da Teatri di Bari: l’esito finale del laboratorio attoriale diretto dal regista, che ne cura anche la drammaturgia e la regia. Il progetto nel quale lo spettacolo si inserisce è nato per realizzare una struttura stabile per la ricerca teatrale all’interno del Fornelli, coinvolgendo professionisti del settore teatrale e giovani detenuti, e dando origine ad un centro professionale di cultura e innovazione sociale.

A una delle prove hanno partecipato una cinquantina di studenti dell’Iiss Pietro Sette di Santeramo in Colle, commossi, anche impauriti all’inizio, per l’esperienza da affrontare, “stare insieme ai detenuti, per la prima volta”. E invece è l’età a mettere in dialogo le studentesse e gli studenti con lo straordinario attore sedicenne, che ha spiegato ai suoi coetanei: “Dietro la maschera del personaggio (l’attore che fa Amleto, ndr) c’ero io, e mi sentivo libero di dire i miei pensieri più personali a degli sconosciuti, come se volessi consigliare qualcosa a qualcuno. È stato bello, nuovo, sorprendente, mi ha fatto sentire vivo, soprattutto quando gli spettatori erano miei coetanei”.

Lo spettacolo andrà in scena dal 14 al 16 dicembre prossimi. “Il teatrino delle meraviglie mi ha aiutato e aiuta a comprendere il senso del mio lavoro teatrale in Sala Prove con i giovani detenuti e non. Nel gioco tutto metateatrale che propone, chi è in scena coglie l’opportunità di indossare più maschere, persino quella di se stesso. Una finzione continua ma precisa e rigorosa, come un gioco serio tra bambini, in cui la distinzione tra realtà e invenzione scompare e si è davvero insieme, per quello che si è veramente: persone tra persone, semplicemente”. Un pretesto per dirsi e dire qualche verità di sé e in piena libertà, laddove, in un carcere, per definizione è negata. E farne dono senza alcuna retorica agli spettatori con il volto della bellezza e della poesia.