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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 10 gennaio 2024

Il responsabile e componenti della Commissione carcere, il presidente del Consiglio direttivo della Camera Penale di Bari “Achille Lombardo Pijola” denuncia il sovraffollamento negli istituti penitenziari pugliesi. “Al 31 dicembre 2023 - si legge in una nota - a Bari vi sono 435 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 260. A Turi vi sono 170 detenuti a fronte di una capienza di 138 posti” I penalisti baresi ricordano che “l’8 gennaio 2013 la Corte EDU accoglieva i ricorsi presentati da due persone detenute nelle carceri italiane di Busto Arsizio e Piacenza che lamentavano di essere state rinchiuse in una cella con altre due persone, e con soli 9 metri quadrati a disposizione, e quindi di aver avuto uno spazio individuale di soli 3 metri quadrati.

I giudici di Strasburgo, accertata la veridicità di quanto denunciato nei ricorsi, rammentarono all’Italia che la carcerazione non fa mai perdere al recluso il beneficio dei diritti sanciti dalla Convenzione ed anzi, scrissero che il detenuto può spesso aver bisogno di una più forte tutela dei diritti in questione “per la vulnerabilità della sua situazione e per il fatto di trovarsi totalmente sotto la responsabilità dello Stato”. Con quella decisione la Cedu sottolinea la Camera penale di Bari “accertava il carattere sistemico del sovraffollamento nelle carceri italiane e assegnava alla Stato italiano il termine di un anno entro cui procedere all’adozione di misure necessarie a porre rimedio alla constatata violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo che sancisce il divieto di pene o trattamenti inumani o degradanti”.

I penalisti ricordano che “il legislatore italiano, compulsato dalla Corte Europea, poneva in essere alcune misure allo scopo di ridurre la popolazione carceraria, contenute più che altro nel decreto legge n. 146/ 2013 poi convertito con modificazioni nella legge n. 10 del 2014. In sostanza, non una operazione di riforma sistematica della gestione della esecuzione penale, ma provvedimenti tampone volti a dare una qualche risposta alle richieste di Strasburgo”.

L’Unione delle Camere Penali Italiane - si ricorda nella nota della Camera Penale di Bari “Achille Lombardo Pijola”, all’epoca, già lamentava che il problema non era stato risolto in maniera definitiva e che i troppi ostacoli presenti nel nostro ordinamento, primo tra tutti il regime delle ostatività disciplinato dall’art. 4 bis della Legge n. 354/ 1975, avrebbero impedito una effettiva realizzazione dell’obiettivo della deflazione carceraria. Purtroppo fummo facili profeti. I Legislatori che si sono avvicendati al governo del Paese, sull’onda del populismo dilagante ed al fine di non perdere favori elettorali facilmente conquistabili con la promessa (ed ahimè il varo) di Leggi penali più severe, hanno contribuito a preservare se non ad aumentare la cultura carcerocentrica della pena”.

I penalisti baresi ricordano che “a gennaio del 2013, ossia quando fu emessa la sentenza Torreggiani, nelle celle italiane erano presenti 65.905 (capienza regolamentare di 47.040 unità). A fronte di tale situazione, ben chiara a tutti gli operatori giuridici, ci permettiamo di affermare, che i principi declamati con la sentenza Torreggiani, ormai 11 anni fa, non hanno trovato effettiva applicazione nel nostro ordinamento e che i troppi ostacoli alla concessione delle misure alternative stanno riverberando i loro effetti sull’aumento della popolazione detenuta ed anche, tragicamente sulle morti per suicidio in carcere, come le cronache rilevano con cadenza impressionante”. La Camera Penale di Bari “Achille Lombardo Pijola”, invita tutti gli operatori, magistrati, avvocati e dirigenti delle strutture penitenziarie ad una seria riflessione sul tema.