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Gazzetta del Mezzogiorno, 14 settembre 2023

Lo ha detto in udienza il vice comandante della Polizia penitenziaria. “Dalle immagini delle telecamere di sorveglianza si vedono gli agenti bloccare il detenuto a terra e poi colpirlo, anche con alcuni calci. Un intervento così non è assolutamente consono, non va fatto. Esistono varie forme di contenimento a seconda delle esigenze, ad esempio se un detenuto è particolarmente agitato, ma non mi sembra che in quel caso fosse così”.

A testimoniarlo è Nicola Colucci, vice comandante della polizia penitenziaria del carcere di Bari, sentito oggi in Tribunale - come teste delle difese - nel processo a carico di undici tra agenti e infermieri per il violento pestaggio avvenuto nel carcere, il 27 aprile 2022, a danno di un detenuto psichiatrico. La vittima, 41enne, aveva poco prima dato fuoco alla propria cella, costringendo gli agenti ad evacuare e mettere in sicurezza il piano, e fu violentemente picchiato (come testimoniato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza riprodotte in una precedente udienza) nel percorso dalla propria cella all’infermeria. Colucci in quel momento era fuori servizio.

“L’evacuazione è stata portata a termine in maniera efficace - ha continuato Colucci - considerando la grande quantità di fumo che si era diffusa e i pochi agenti in quel momento in servizio. Sapevamo che il detenuto era problematico, eravamo stati messi al corrente dai colleghi del carcere di Lecce in cui si trovava precedentemente. Mi è stato detto che dopo l’incendio ha provato ad aggredire alcuni agenti intervenuti”, ha aggiunto, prima di confermare che le violenze successive ai suoi danni non andavano “assolutamente” commesse. “Una volta che il detenuto viene bloccato - ha detto ancora -, è fermo e fa capire di non essere più un pericolo, ci si deve limitare a contenerlo”.

Sono cinque gli agenti di polizia penitenziaria attualmente sotto processo per tortura. Un altro indagato, un sovrintendente, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato e lo scorso 12 luglio è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione. Gli altri ancora a processo sono imputati, a vario titolo, di violenza privata, abuso d’ufficio e omessa denuncia. L’esame dei testi della difesa proseguirà nelle prossime udienze dell’11 e del 25 ottobre.