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di Nicolò Delvecchio

Corriere del Mezzogiorno, 21 marzo 2023

Cinque agenti della Polizia penitenziaria di Bari sono stati condannati a pene tra cinque e tre anni di carcere per aver picchiato, nell’aprile del 2022, un detenuto con problemi psichiatrici. Per altri sei agenti, coinvolti nella stessa vicenda, il tribunale ha optato per la sospensione della pena. Lo hanno scaraventato a terra, trattenuto lì con la forza e poi preso a schiaffi e calci sulla schiena, in faccia, sul torace e sui fianchi. Le violenze, definite dalla Procura “gravi” e portate avanti su un detenuto con problemi psichiatrici “con crudeltà”, sono state definite ieri, dal tribunale di Bari, “tortura”.

È una sentenza a suo modo storica, quella pronunciata ieri dai giudici nei confronti di cinque agenti della polizia penitenziaria di Bari, condannati proprio per tortura - con pene dai tre anni e quattro mesi ai cinque di reclusione - per le violenze commesse nei confronti di un 42enne detenuto la notte del 27 aprile 2022. Imputati anche altri sei, tra agenti che non parteciparono al pestaggio e infermieri che non denunciarono, condannati a pene minori (tutte sospese) da una multa di 80 euro a 13 mesi di reclusione.

Gli agenti - nel pestaggio e nell’inchiesta era coinvolto anche un sovrintendente, condannato la scorsa estate a tre anni e mezzo in abbreviato per tortura quella sera intervennero dopo che il detenuto, che aveva già creato problemi ad altri compagni di cella oltre che alle guardie carcerarie, diede fuoco a un materasso. Un incendio che generò una densa cappa di fumo che, in pochi minuti, riempì l’intero piano e le altre celle, costringendo gli agenti della penitenziaria prima a spegnere le fiamme con estrema difficoltà (il tutto reso ancora più difficile dal comportamento del detenuto, particolarmente aggressivo), poi a evacuare tutte le celle del piano.

Tra il fumo, quindi, i pochi agenti di turno quella notte riuscirono - fortunatamente evitando disordini - a evacuare il piano e a gestire il flusso di un gran numero di detenuti, che non crearono disagi (“avevamo paura che potesse scoppiare una rivolta”, disse un imputato in aula). I problemi però cominciarono dopo: in sei, dopo aver riportato la calma, raggiunsero il detenuto e, nel tragitto dalla cella all’infermeria, lo picchiarono brutalmente. Il 42enne fu lasciato per almeno quattro minuti “alla completa mercé dei suoi torturatori”, trasformando il carcere “in un luogo di assenza di tutele, con demolizione e annientamento dello status di essere umano”, come detto dal procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa nel corso della sua requisitoria. imputati, inchiodati dal video delle telecamere di sorveglianza, hanno ammesso le violenze ma hanno sempre negato di aver torturato.