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di Benedetta De Falco

La Repubblica, 8 febbraio 2024

Filippo, quarantenne tarantino detenuto dal 2022 nel carcere, pesa 270 chili. Il suo è un nome di fantasia, ma la storia è tutta vera: senza fissa dimora, ma non indigente, è detenuto nella casa circondariale di Bari in seguito ad una condanna per truffa. Il magistrato di sorveglianza ha disposto il suo ricovero in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), ma nelle due strutture pugliesi non ci sono posti. Potrebbe avere diritto alla detenzione domiciliare ma non ha un’abitazione.

E d’altronde se l’avesse, sarebbe socialmente pericoloso, perché ha commesso reati anche nel periodo in cui gli era stato permesso di curarsi in strutture esterne. Filippo è aiutato e curato nella clinica medica del carcere e assistito da un altro detenuto, un assistente alla persona. Vengono chiamati così e sono circa 70. Detenuti che aiutano detenuti, con una piccola retribuzione. La storia del 40enne fa il paio con quelle di molte persone che si trovano nel penitenziario barese e sono afflitte da gravi disabilità, che non riescono ad essere curate in strutture adeguate, perché i posti non sono sufficienti.

E sulla situazione del carcere di Bari, arriva la denuncia del Sappe: a poche settimane di distanza dall’incendio divampato nella clinica medica detentiva per un cortocircuito, “al terzo piano del centro clinico sarebbero ospitati ancora detenuti su sedia a rotelle e un super obeso - quasi 300 chili - che non riuscirebbe a camminare e che passerebbe le giornate nel reparto poiché non ci sarebbero le condizioni per farlo scendere”.

Il problema sarebbe proprio l’insufficiente capienza della clinica. Sono dieci in Italia, e quella di Bari ospita pazienti che necessitano di cure da ogni regione, ma ha soltanto 24 posti per chi presenta problemi gravi o disabilità. Circa 70 sarebbero in esubero: smistati nei reparti detentivi e seguiti dagli assistenti sanitari. L’inadeguatezza della struttura e dell’organizzazione avrebbe richiesto più volte l’intervento dei poliziotti penitenziari per mansioni che non li competono.

Per il Sappe la gestione dei disabili e dei malati psichiatrici è annosa e non riesce a trovare soluzioni ormai da tempo. Lo raccontano i cinque esposti presentati nel mese di settembre del 2022. Il primo destinato alla Procura di Foggia, poi alla Procura di Taranto, quella di Bari, di Lecce e anche di Trani. In tutti in documenti il sindacato denuncia la mancata o inadeguata assistenza sanitaria ai detenuti ristretti nella casa circondariale di Bari affetti da problemi psichiatrici. Già nel 2022 si contestava che “l’Asl competente non assicurerebbe gli standard di assistenza necessari e continuativi, soprattutto per la cura delle patologie di carattere psichiatrico”.

A novembre del 2023 il sindacato ha scritto direttamente al direttore dell’Asl Antonio Sanguedolce per chiedere un “incontro urgente”. All’inizio dell’anno è stata inviata anche una segnalazione ai Carabinieri del Nas per sollecitare un intervento, al fine di garantire igiene e sicurezza ai detenuti: “La stragrande maggioranza (più di un centinaio tra cui allettati, su sedie a rotelle, grandi obesi) verrebbe dispersa nelle sezioni detentive creando ulteriori problemi al già carente organico della polizia penitenziaria”.