sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Gian Domenico Caiazza*

Il Riformista, 16 settembre 2023

Se va in porto la riforma della separazione delle carriere, il Pm finisce sotto il controllo dell’esecutivo, dice l’Anm. Ma la norma in questione recita esattamente l’opposto. Quando si è a corto di argomenti, ed hai tutte le evidenze contro, non ti resta che raccontare qualche efficace bugia. Se va in porto la riforma della separazione delle carriere, dice infatti ANM, il Pm finisce sotto il controllo dell’esecutivo. Falso. Ecco come reciterebbe l’art. 104 della Costituzione, come previsto dalla legge di iniziativa popolare dei penalisti italiani, fatta propria da tutte le proposte di legge ora in Parlamento: “L’ordine giudiziario è costituito dalla magistratura giudicante e dalla magistratura requirente ed è autonomo e indipendente da ogni potere”.

Come potrebbe mai una norma costituzionale, che blinda con tale inequivoca chiarezza l’indipendenza del Pm, trasformarsi nella sua stessa negazione, non dovete chiederlo a me, ma al Comitato Centrale di ANM ed agli struggenti appelli dei magistrati in pensione, guidati dagli indomabili ex Pm Caselli e Spataro.

D’altronde, cosa puoi aspettarti da chi continua a ripetere, con sprezzo del ridicolo, che il mondo intero invidia il modello italiano, e spasima per replicarlo? Il sistema a carriere separate, nelle sue varie possibili articolazioni, vige in Spagna, Germania, Svezia, Portogallo, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda, India, Giappone, solo per citarne alcuni. Noi siamo in compagnia di Turchia, Bulgaria e Romania, con tutto il rispetto. Certo, c’è la Francia (con Pm alle dipendenze dell’esecutivo, però!), ma è l’eccezione che conferma la regola: è praticamente uno degli ultimi Paesi europei con sistema processuale inquisitorio, rispetto al quale l’ordinamento a carriera unica ha indubbiamente una sua precisa coerenza logica e sistematica.

In tutti i Paesi che ho nominato vige invece il sistema accusatorio, come il nostro (quindi, Ministro Nordio, cosa stiamo aspettando?). Dicono: in tutti quei Paesi il Pm è sottoposto al Ministro di Giustizia. Non in Portogallo, rispondo, e noi abbiamo scelto il modello portoghese, che funziona magnificamente: carriere separate, Pm indipendente. Cosa c’è che non piace del Portogallo, il baccalà? L’indipendenza esterna della magistratura sarebbe dunque garantita; è di quella interna che dobbiamo parlare. Ecco perché Giovanni Leone, noto estremista liberal radicale, si batté senza successo in Assemblea Costituente perché nel CSM ci fosse parità tra membri laici e togati (come ora proponiamo noi, nei due separati CSM, sollevando l’indignazione togata): “occorre eliminare il timore…che il CSM… possa trasformarsi in organo di casta, intorno al quale si coagulano interessi, intrighi, protezioni, preferenze, tali da costituire un pericolo per l’indipendenza dei singoli giudici”. Era la seduta pomeridiana del 14 novembre 1947: gli avessero dato retta, altro che Palamara-gate! Ma facciamo ancora in tempo, sempre che questa riforma la si voglia fare sul serio. Siamo pronti a discutere ed a confrontarci, ma basta con le bugie, signori magistrati. In servizio o in pensione che voi siate.

*Presidente Unione Camere Penali Italiane