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di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2024

Governo Meloni. Decreti e progetti di legge: a che punto sono le norme della destra. Se il buongiorno si vede dal mattino, allora il governo Meloni (con renziani e calendiani) ha fatto capire subito di avere a cuore l’impunità dei colletti bianchi più di ogni altra cosa. Con norme già approvate e con tutte quelle che sono in discussione tra Senato e Camera. Ricostruiamo contenuti e calendario.

Il primo decreto. L’anti-rave con l’ostativo

Il decreto legge dell’ottobre 2022 noto come “anti Rave” nato per punire i raduni illegali è stato convertito in legge a novembre 2022. Per l’occasione i reati contro la Pubblica amministrazione sono stati cancellati dall’elenco dei reati ostativi ai benefici penitenziari, persino in caso di associazione a delinquere. In più ai mafiosi detenuti non conviene più collaborare: è imposto l’obbligo di specificare tutto il patrimonio occulto e in caso di dichiarazioni mendaci è prevista la revoca di tutti i tipi di benefici mentre coloro che non collaborano possono restare zitti senza rischiare nulla.

I danni della Cartabia sanati solo in parte

Sulla riforma Cartabia, che ha reso procedibili solo con la querela di parte reati gravi come il sequestro di persona “semplice”, le minacce, la violenza privata e le lesioni, il governo è intervenuto con una legge approvata definitivamente in Senato a maggio che però sana in minima parte i danni della Cartabia. Resta un’amnistia mascherata: la procedibilità d’ufficio torna in vigore solo in caso di aggravanti di mafia e terrorismo.

Il bavaglio #1 “A strascico”

Sono già state approvate alcune norme che depotenziano lo strumento delle intercettazioni. Stop a quelle “a strascico”, cioè divieto di usarle per un procedimento diverso da quello per cui si procede, anche di fronte a un nuovo reato a meno che sia previsto l’arresto in flagranza. “Scudati” così i crimini dei colletti bianchi. E ancora: vietato inserire nel verbale di trascrizione delle intercettazioni quelle considerate “irrilevanti” ai fini dell’indagine, il pm dovrà scrivere quanto ha speso per ogni intercettazione. Le norme sono state inserite nel decreto Omnibus approvato in via definitiva dal Senato a ottobre

Bavaglio#2 il decreto Costa

Con un blitz natalizio dell’ex forzista ora Azione Enrico Costa e la benedizione del governo è stato approvato dalla Camera il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare. Una norma ad alto rischio di incostituzionalità.

Ora è in sede referente in Commissione politiche della Ue in Senato. Dopo il via libera il governo dovrà varare un decreto legislativo.

Il piano Nordio. Smantellare tutto

Il colpo di spugna in più direzioni ha spadroneggiato nella settimana politica appena conclusa. È stato cancellato il reato di abuso d’ufficio, svuotato quello di traffico di influenze, avallati altri interventi anti intercettazioni. Sul fronte intercettazioni, non potranno più essere riportate quelle di non indagati, a meno che siano “rilevanti” e quindi tutto è affidato alla discrezionalità della polizia giudiziaria che ascolta. Stesso divieto per le richieste dei pm di misure restrittive. Una norma pensata dopo l’indagine a carico di Tommaso e Denis Verdini, “cognato” e “suocero” del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, non indagato. I giornalisti non potranno pubblicare a meno che il materiale si trovi nei provvedimenti dei giudici o in dibattimento. Inoltre, approvato un ordine del giorno leghista per abolire la norma della legge Severino che sospende gli amministratori per 18 mesi se condannati in primo grado. Ci sono poi altre norme che aiutano gli indagati: prima fra tutte quella che obbliga il pm (tranne in determinati casi) di avvisare cinque giorni prima una persona che deve essere arrestata per poter essere interrogata. Sull’arresto decideranno tre giudici e non più il gip. E ancora: divieto di impugnazione per il pm, in molti casi, delle sentenze di assoluzione in appello. Il ddl Nordio è in votazione alla commissione Giustizia del Senato. Dopo il voto in aula, si passerà alla Camera.

Prescrizione. Il rimedio preferito

Al macero la legge Bonafede blocca prescrizione del 2019, in vigore ancora per il primo grado (prima del governo Draghi era blocco definitivo) e pure quella Cartabia, che prevede l’improcedibilità nei processi di appello e Cassazione, se non si concludono rispettivamente entro due ed entro un anno. Ora si cambia di nuovo: sospensione della prescrizione per 2 anni dopo la condanna in primo grado e per 12 mesi dopo la conferma della condanna in appello. Se la sentenza di secondo grado non sarà emessa nei tempi previsti, la prescrizione riprenderà il suo corso. La sesta commissione del Csm, all’unanimità, ha votato un parere che chiede una norma transitoria e concorda con i presidenti delle Corti d’Appello che hanno scritto al ministro Nordio per annunciare il caos degli uffici giudiziari se non si chiariranno vari aspetti tecnici. La riforma, votata in commissione Giustizia della Camera, dopo l’aula il voto a Montecitorio è in programma martedì) andrà in Senato.

Il vecchio sogno. La separazione delle carriere

Il ddl non solo separa le carriere di pm e giudici, come sognava Berlusconi, ma pensa anche a due Csm distinti e all’aumento del numero dei consiglieri laici di nomina politica. Inoltre, potranno esserci magistrati di nomina politica, indicati dal Parlamento. Il ddl è in discussione nelle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Pagelle e test. Il fascicolo dei magistrati

Il lavoro cominciato dal governo Draghi è stato portato a termine dal governo Meloni e il decreto legislativo delegato dal Parlamento al ministro Nordio sul fascicolo del magistrato con tanto di pagelle è pure peggiorativo. La bocciatura di una toga, che vuol dire carriera stroncata, sarà molto più facile: il rischio concreto è che, soprattutto i giovani pm, per paura di avere la carriera danneggiata o peggio, di perdere lavoro e stipendio, eviteranno di condurre inchieste scomode contro politici e colletti bianchi. Sulle “pagelle” dei magistrati che avranno i voti come gli scolari (“buono”, “discreto”, “ottimo”, “non positivo”, “negativo”) potranno intervenire anche gli avvocati nei Consigli giudiziari, gli organi territoriali del Csm. Il decreto delegato è in commissione Giustizia della Camera. È stato approvato dal Cdm a novembre senza i prospettati test psicoattitudinali per i magistrati, ma in questi giorni sono tornati in agenda. È l’idea del Piano di Rinascita di Licio Gelli.