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di Federica Fant

Il Gazzettino, 4 agosto 2024

È stata una protesta, sfociata nelle fiamme appiccate a suppellettili e altro ad innescare l’allarme giovedì sera nella casa circondariale di Baldenich. In pochi minuti erano arrivate sul posto 4 pattuglie dalla Polizia di Stato, i vigili del fuoco e l’ambulanza. Un’emergenza che poteva avere conseguenze gravissime, per far fronte alla quale è stato necessario anche richiamare anche personale della polizia penitenziaria non in servizio. L’incendio è stato subito bloccato sul nascere, anche grazie ai letti ignifughi: il detenuto che ha respirato i fumi è finito all’ospedale e la cella è inagibile. Ma è un bilancio molto più lieve di quanto sarebbe potuto accadere.

“Possiamo affermare - dice la segreteria Interregionale dell’Unione sindacati di polizia penitenziaria - che grazie al tempestivo intervento e alla professionalità del personale della Polizia Penitenziaria si è riusciti ad evitare il peggio”. E chiedono un tavolo con la direzione del carcere per analizzare alcune tematiche: prima fra tutte la concessione ai detenuti di posticipare il rientro in cella, dando spazi di movimento che, secondo i poliziotti, avrebbero favorito la rivolta.

È il segretario nazionale Leonardo Angiulli, dell’Uspp del Triveneto (Unione sindacati di polizia penitenziaria) a dare notizia che nella tarda serata del primo agosto “si è consumata una protesta da parte di alcuni detenuti ristretti nella casa circondariale di Belluno che, in un primo momento si rifiutavano ad entrare nelle celle e successivamente incendiavano suppellettili ed altro”. E proseguono nel racconto: “Sono intervenuti i vigili del fuoco, nonché i corpi di Polizia presenti sul territorio, veniva richiamato il personale libero dal servizio e si è reso necessario far intervenire le pattuglie delle volanti della Polizia di Stato per supporto”. I poliziotti penitenziari spiegano che si tratta di “un detenuto di difficile adattamento che ha incendiato la propria cella creando attimi di forte tensione con contestuale inagibilità della stessa e del reparto”. E che per “inalazioni fumi tossici veniva ricoverato presso il nosocomio di Belluno”.

“Un ringraziamento sentito al personale che ha operato - prosegue il sindacato Uspp - ed è intervenuto in modo particolare chi veniva richiamato libero dal servizio, un sentito grazie va a tutto il contingente del reparto impiegato per assicurare l’ordine e la sicurezza all’interno del carcere, nonché tutte le forze di Polizia intervenute”.

“Possiamo affermare che l’ordine di servizio 53 del 29 luglio scorso di concessione dopo richiesta avanzata dalla popolazione detenuta di posticipazione della chiusura delle celle abbia creato spazi di movimenti che parrebbe abbiano favorito la rivolta”. E la polizia penitenziaria conclude: “Pur non volendo entrare nel merito della concessione, non possiamo esimerci di evidenziare che tale scelta sia stata un ulteriore carico di lavoro per il risicato organico della polizia penitenziaria in servizio nonché una modifica dell’organizzazione del lavoro. Per queste ragioni si chiede alla direzione di voler convocare le organizzazioni sindacali per un esame congiunto sulle tematiche”. Tra tentativi di evasione e aggressioni sono diversi gli episodi di disordini nel carcere bellunese finiti in Tribunale in questi anni. Come quello del 2 aprile 2018 quando cinque detenuti hanno organizzato una sorta di rivolta nella sezione comune cercando di aprirsi una via di fuga: l’intervento degli agenti della polizia penitenziaria aveva di fatto mandato in fumo il piano.