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di Maddalena Berbenni

Corriere della Sera, 31 luglio 2023

Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino, ha descritto la vita in cella dei detenuti, costretti a vivere in spazi troppo piccoli a causa del sovraffollamento.

“Chiunque lavori nel campo del diritto penale, che siano magistrati o avvocati, dovrebbe almeno una volta fare una visita all’interno di un carcere, non fermarsi alla sala colloqui o all’aula degli interrogatori. Solo così si capisce davvero cosa vuole dire dovere vivere in carcere”. L’avvocato Barbara Bruni, segretaria della Camera penale di Bergamo, esprime un unico concetto, ma chiarissimo, dopo la visita con Nessuno tocchi Caino.

E poco dopo è il segretario dell’associazione Sergio D’Elia a spalancare, in un certo modo, la porta delle celle, che descrive così: “Il pavimento è in cemento, misurano 4 metri e mezzo per 2, i bagni 4 metri e mezzo per un metro. Ma ci sono i letti, le suppellettili, quella non è superficie calpestabile. Abbiamo letti a castello e accampamenti di abiti e oggetti”. In celle da 2 si sta in 3, in altre da 4 in 6, 7 persone. In alcune sezioni mancano le docce o funzionano solo in parte. “Secondo la convenzione europea sotto i tre metri e mezzo non sono garantiti i diritti fondamentali dell’uomo”, denuncia D’Elia, che ha anche visitato una sezione in cui si concentrano detenuti psichiatrici: “Uno di loro, forse come gesto dimostrativo, aveva appeso un cappio e continuava a ripetermi che se non avesse ottenuto la libertà, quella sarebbe stata la sua unica possibilità. Il manicomio che abbiamo abolito, l’abbiamo solo spostato in carcere”.

A dispetto dell’aumento registrato a livello nazionale, nel 2022 non ci sono stati suicidi in via Gleno. Si sono verificate, però, 3 morti “accidentali” per overdose o inalazione di gas. Un caso di suicidio si è registrato quest’anno, un uomo alla sua prima carcerazione.

Tutti i relatori evidenziano come si tratti di problematiche comuni al resto d’Italia: “Lo staff dirigenziale di qualsiasi sezione è sembrato anzi di altissimo livello”, precisa la presidente di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini. “Il carcere di via Gleno - conclude D’Elia - è parte della città