sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Michele Andreucci

Il Giorno, 16 gennaio 2024

I problemi che dovrà affrontare sono sempre quelli degli ultimi anni. Il sovraffollamento e la carenza del personale della polizia penitenziaria. Una realtà complessa, quella che da ieri, giorno del suo insediamento ufficiale, si è presentata alla nuova direttrice del carcere di Bergamo, Antonina D’Onofrio. Secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia nella casa circondariale di via Gleno sono detenute 562 persone a fronte di 319 posti regolamentari, il dato più alto degli ultimi sei anni, un indice di affollamento che colloca Bergamo all’ottavo posto in Italia. Il personale della polizia penitenziaria conta su 206 operatori, ma ne servirebbero, pianta organica alla mano, circa 40 in più.

La nuova direttrice, che in precedenza guidava il carcere di Lecco, ha preso il posto della collega Teresa Mazzotta, per cinque anni alla guida della casa circondariale cittadina. “Il mio primo impegno - spiega Antonia D’Onofrio - sarà quello di consentire la prosecuzione delle attività e dei progetti già avviati dalla collega, prestando una particolare attenzione ai bisogni delle persone detenute e alle esigenze degli operatori penitenziari che lavorano all’interno della struttura, nell’ottica di un continuo confronto dialettico costruttivo volto a dare attuazione al principio di umanità della pena cristallizzata nella nostra Costituzione e nell’ordinamento penitenziario. Sarà decisivo continuare a fare squadra”. “Un clima lavorativo sereno - rimarca D’Onofrio - contribuisce ad assicurare una dignitosa carcerazione per le persone detenute, insieme a un’opportunità di crescita personale e professionale per gli operatori penitenziari e per quanti entrano in contatto con la realtà del carcere. Il carcere non può restare un’isola. Deve essere parte della comunità e del tessuto sociale, attraverso dei ‘ponti’ che possano favorire percorsi di crescita, maturazione e reinserimento per i detenuti. Ho sempre creduto nel principio che il carcere debba aprirsi alla comunità e che la comunità debba poter instaurare un dialogo continuo con il carcere. Il tutto in un’ottica di rispettosa collaborazione e scambio con le istituzioni che operano sul territorio”.