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di Elisa Sola

La Repubblica, 28 febbraio 2024

Nuove denunce dei detenuti - non solo quelle per le “torture” - su presunte violenze ed estorsioni subite da compagni di cella, a cui avrebbero assistito agenti della Polizia penitenziaria che avrebbero chiuso un occhio. Comunicazioni, molto riservate, tra i Garanti delle carceri italiane. Dialoghi, avvenuti attraverso le chat, che avrebbero dovuto rimanere segreti perché contenevano, oltre a dati sensibili - come i numeri, molto elevati, dei suicidi negli istituti penitenziari - anche critiche verso esponenti del governo e dell’amministrazione penitenziaria.

Sono alcune delle informazioni, stampate sulle copie di atti o conservate nelle chat di Whatsapp del cellulare di servizio, finite nelle mani dei ladri che nella notte del 13 febbraio sono entrati nella casa della garante comunale dei detenuti di Biella, Sonia Caronni.

Un furto avvolto dal mistero, quello subito da Caronni, al centro di un’inchiesta della procura. “Che ci siano anomalie - racconta la garante - mi pare evidente. Avrebbero potuto rubare, quella notte, oggetti preziosi come il tablet Apple di mia figlia. Invece hanno portato via il mio telefonino di servizio, un vecchio Samsung con il vetro rotto che non vale nulla dal punto di vista tecnologico, ma moltissimo rispetto ai dati che contiene”.

Sonia Caronni ha sporto denuncia alla polizia la mattina dopo il furto. I ladri sono entrati dalla porta della casa a due piani in cui vive, vicino al parco della Burcina, senza scassinare nulla. Il cellulare che hanno preso dal carica-batterie del primo piano, vicino alla scrivania della garante, conteneva chat importanti. Perché Caronni, fino allo scorso ottobre, era la referente dei garanti dei detenuti regionali e territoriali. “Chi ha rubato il mio cellulare - racconta - ha letto le comunicazioni che ho tenuto con gli avvocati sulle situazioni dei detenuti, i documenti che i legali mi mandavano. Non solo. Nella chat dei garanti territoriali commentavamo le posizioni del governo sul carcere, criticando scelte recenti. Il decreto Cutro, per esempio, ci aveva lasciati tutti perplessi, soprattutto riguardo al reato della rissa in carcere”.

Caronni ha spiegato nei dettagli, alla polizia che ha raccolto la sua denuncia, la rilevanza degli atti che i ladri hanno rubato quella notte. “Oltre alle copie degli esposti relativi all’inchiesta sulle presunte torture, che è ancora in corso - precisa - avevo conservato a casa documenti su nuove denunce. Alcuni detenuti mi avevano detto di aver subito pesanti estorsioni da altri reclusi riguardo a beni per loro primari come le sigarette. E gli agenti di polizia penitenziaria avrebbero fatto finta di niente. In un esposto c’erano nomi e cognomi”.

“Penso che ci sia qualcosa di strano dietro a questo furto - conclude la garante - perché i ladri avrebbero potuto rubare beni di valore, invece si sono concentrati sui documenti. Addirittura da uno zaino della Coop hanno tolto atti relativi al carcere di Busto Arsizio e rubato, invece, quelli su Biella. Insomma, hanno fatto una selezione. La polizia dice che potrebbe trattarsi di un caso. Io non ci credo”.