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di Mauro Zola

La Stampa, 19 febbraio 2023

Il Gip ora potrà decidere sulla richiesta di sospensione dal servizio. Qualcuno se l’è cavata in una quarantina di minuti, per altri invece l’interrogatorio è durato due ore. All’uscita dall’aula in cui il gip Valeria Rey e il sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra hanno sentito sabato gli ultimi agenti della penitenziaria indagati per le presunte torture in carcere a Biella, la maggior parte si sarebbe comunque dichiarata soddisfatta di aver potuto spiegare la propria versione dei fatti. Versione molto diversa da quanto contenuto nelle denunce dei tre detenuti coinvolti.

Come anche il video avrebbe confermato, nel caso del terzo detenuto, un cittadino marocchino di trent’anni, di corporatura robusta e classificato come molto pericoloso per i tanti episodi di violenza in cui era stato coinvolto nelle varie carceri in cui era transitato, nel momento di accoglierlo nella casa circondariale di Biella si sarebbero sì presentati più agenti, ma senza gli scudi citati nella denuncia e soltanto in quattro erano dotati di sfollagente, poi ritirati non appena il prigioniero era entrato in cella e quindi non sarebbero stati usati per colpirlo fuori dai raggi delle telecamere, come aveva lamentato.

Sarebbe stato anche spiegato perché un altro detenuto, dopo essere stato legato, sarebbe stato sollevato come una sorta di tappeto per poi essere portato in cella. Gli agenti l’avrebbero fatto ritenendolo più dignitoso rispetto alla possibilità di trascinarlo sul pavimento, unica alternativa dato che il suo stato di agitazione rendeva impossibile liberarlo.

Resta la questione del nastro adesivo con cui sono state bloccate le gambe di un altro detenuto, sempre marocchino, operazione vietata dall’Ordinamento penitenziario ma giudicata necessaria dato che l’uomo, dopo aver tentato di farsi del male, ferendosi alla testa contro il vetro di una finestra, continuava ad agitarsi, rischiando di colpire gli agenti con un calcio e di provocarsi altri danni. Che non siano previste alternative o strumenti adeguati, come quelli ad esempio usati dalla Polizia di stato, è una questione sollevata anche dai sindacati degli agenti penitenziari.

Resta da vedere quanto le argomentazioni saranno in grado di influenzare il giudizio del gip Rey, chiamata a decidere sulle richieste di sospensione dal servizio, in particolare sugli agenti, una mezza dozzina, che hanno partecipato direttamente agli episodi. Una parte di questi sarebbe nel frattempo anche stata trasferita e questo secondo quanto evidenziato dai difensori, farebbe venire meno le esigenze cautelari per una sospensione.

Comunque applicata al commissario, finito ai domiciliari anche se si trovava in servizio nel carcere di Palermo. Per il momento non sono ancora state avanzate ipotesi in merito ai tempi di attesa relativi alla decisione del giudice