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di Mauro Zola

La Stampa, 15 agosto 2024

Evitate azioni eclatanti: dalla zona del cimitero avviato un dialogo a distanza con i detenuti. Un forte botto ha segnalato ieri mattina, fuori e dentro le mura della casa circondariale di Biella, che stava iniziando la manifestazione della Cassa Anti Repressione delle Alpi Occidentali, realtà nata nel 2000 proprio per coordinare le azioni degli anarchici piemontesi a favore dei detenuti che fa riferimento al Circolo Culturale Barbarià di Fenestrelle, raccogliendo fondi poi distribuiti ai reclusi delle vaie strutture. Nello spiazzo verde tra il parcheggio del cimitero, in cui erano posizionate le forze dell’ordine, e le recinzioni, la ventina circa di partecipanti ha piazzato casse e microfoni in modo da farsi sentire.

Hanno chiesto a digos e carabinieri di stare lontani, in cambio avrebbero evitato azioni eclatanti, e iniziato un dialogo a distanza con i detenuti, che hanno risposto con la classica “battitura” contro le porte delle celle. Tra slogan, bottiglioni di vino e letture dei messaggi arrivati da altre strutture, come Regina Coeli, il tutto è durato per poco più di un’ora, prima di spostarsi, o almeno quello era il programma, a Ivrea. Nei giorni prima erano già stati alle Vallette, ad Alessandria, Asti, Saluzzo e Cuneo, dove la protesta era stata movimentata dal lancio di mortaretti e fuochi artificiali. Anche in questo caso un po’ si temeva venisse riproposto il rogo delle sterpaglie che avvolgono parte della recinzione, verso il piazzale di Città Studi.

Era già successo anni fa e per questo prima di ogni presidio si provvede a una sommaria ripulitura. Da qualche anno però il gruppo ha preferito posizionarsi verso il cimitero, dove è più facile far arrivare la voce alle celle.

La protesta e le richieste di liberare i ristretti si sono lasciate dietro i problemi della casa circondariale biellese, già evidenziati dal presidio di qualche giorno fa organizzato dal Tavolo Carcere locale. La situazione, come già più volte evidenziato dalla garante dei detenuti Sonia Caronni, è sempre molto tesa con accenni di rivolta che sono diventati quasi quotidiani.

Il recente suicidio di un detenuto albanese che da settimane stava attuando uno sciopero della fame con l’obiettivo di venire trasferito più vicino ai suoi parenti, ha reso il vecchio padiglione del carcere incandescente. A gestire il tutto dovrebbe essere il nuovo comandante della penitenziaria, Massimo Carollo, il cui mandato scade però già a fine settembre e non è detto venga rinnovato. Carollo si trova inoltre a fare i conti con carenze di personale e strascichi delle inchieste che hanno coinvolto decine di agenti.