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di Paola Guabello

 

La Stampa, 5 aprile 2020

 

Le associazioni del Tavolo carcere esprimono preoccupazione per la situazione all'interno della Casa circondariale di Biella. Con una lettera aperta sottolineano l'assoluta necessità che il "sistema" della casa circondariale sia affrontato come un tema relativo alla salute pubblica. A Biella, il bacino di persone che gravitano nella struttura di via dei Tigli è di circa 700 persone tra detenuti e operatori, di cui solo gli agenti di polizia penitenziaria, sono circa 300.

"A fine turno lavorativo rientriamo nelle nostre abitazioni e il contagio, a causa del sovraffollamento e l'oggettiva difficoltà a mantenere adeguato il livello di condizioni igienico-sanitarie, porterebbe aumentare esponenzialmente dentro e fuori dal carcere" spiegano le associazioni del Tavolo Carcere. "La situazione all'interno della struttura è attualmente sotto controllo. Fortunatamente a Biella non si sono verificate rivolte, ma la "preoccupazione che non sfocia in rabbia" non è una condizione stabile e duratura".

Rispetto ai provvedimenti intrapresi fino a ora dal governo, secondo le associazioni vanno fatte alcune osservazioni. Ad oggi, nel caso specifico della Casa circondariale di Biella, solo due detenuti hanno usufruito della detenzione domiciliare prevista come misura dal Decreto per l'emergenza Covid-19. Questo, nonostante la direzione del carcere si sia attivata segnalando tutte le situazioni che avevano i termini e le condizioni per poter accedere a tale misura.

"Consapevoli dell'attenzione che ha caratterizzato l'operato della direzione e dell'intero personale operante di Biella, auspichiamo una maggiore attenzione istituzionale su questo tema sia primaria, così come l'attenzione da parte di tutti gli esponenti politici per far sì che si arrivi a soluzioni efficaci per garantire la salute delle persone ristrette, degli operatori, degli agenti, di tutto il personale che opera all'interno della struttura" concludono le 13 associazioni firmatarie.