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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 21 giugno 2023

Il caso di Derouiche Lassad, giovane tunisino affetto da gravi disabilità neurologiche, recluso nel carcere di Bologna. È incompatibile, ma rimane dentro perché è un derelitto. Ha gravi disabilità neurologiche, un viso deformato a causa dell’infermità e ha anche un ritardo mentale. Che senso ha tenere in carcere un detenuto con queste evidenti vulnerabilità?

Recluso, tra l’altro, per scontare una pena di un anno. Senza una fissa dimora, ha già tentato di impiccarsi in cella, senza un tutore e privo di qualsiasi rete sociale, essendo un migrante con questa disabilità che, una volta uscito di prigione, rischia di ripiombare nell’illegalità. Un caso che Il Dubbio ha potuto rilevare nel carcere Dozza di Bologna. Roberto Cavalieri, garante regionale dell’Emilia Romagna, interpellato dal nostro giornale, ha fatto sapere che ne è già a conoscenza e ha inviato le opportune segnalazioni per risolvere questa situazione, rappresentativa di un carcere che diventa contenitore dei derelitti della nostra società, quella che dovrebbe farsi carico di queste vicissitudini, tra l’altro non rare.

Di fatto, il caso di Derouiche Lassad, così si chiama il ragazzo di origine tunisina, rappresenta il fallimento dello Stato sociale e anche quello di diritto. Sociale perché è privo di sostegno; di diritto, perché nonostante l’evidente incompatibilità con il carcere, il tribunale di sorveglianza ha rigettato sia la richiesta di differimento pena obbligatorio nei confronti di una persona affetta da questa malattia neurologica, sia quella facoltativa per grave infermità, come prevede l’articolo 147, numero 2, del codice penale. Il ragazzo sconta un anno di reclusione per un cumulo di pene per i reati di tentata rapina, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Reati non gravi, considerando che non è propriamente pericoloso, dal momento che fin dalla nascita presenta problemi neurologici di spasticità diffusa, strabismo, asimmetria del volto a causa dei muscoli e difficoltà nella deambulazione. A ciò si aggiunge un lieve ritardo mentale. Per fare un esempio, riesce a contare solamente fino a cinquanta, non ha il senso del tempo e nemmeno riesce a contare il proprio fine pena o a leggere una mappa o un percorso. In sostanza, tutte vulnerabilità debilitanti per l’esterno, che però sono quintuplicate nell’ambiente penitenziario.

Pochi giorni dopo il suo ingresso in carcere, è stato sorpreso con una corda al collo dal proprio compagno di cella. Ha commesso anche gesti autolesionistici. Grazie ai mediatori culturali del carcere, si è riusciti a ricostruire la sua storia. È arrivato in Italia a bordo di un’imbarcazione assieme a suo fratello, che ha problemi analoghi. Si è subito dedicato all’elemosina, ma a causa della sua infermità neurologica e dell’abuso di alcol, è diventato ingestibile. Nessuno è stato in grado di ospitarlo a lungo. Ha trascorso un periodo in una comunità di Trapani gestita da un parroco, ma anche lì è diventato ingestibile a causa del suo comportamento.

Il tribunale di sorveglianza, riconoscendo che la sua infermità lo rende incompatibile con il carcere, si trova costretto a non concedere alcun differimento della pena. Il motivo? Derouiche non ha un riferimento territoriale né un alloggio e soprattutto è privo di qualsiasi fonte di reddito. È un derelitto. E quindi rimane in carcere fino a quando non avrà scontato l’intera pena. Il tribunale aggiunge anche che il differimento è improponibile perché c’è il rischio di recidiva. Tuttavia, il ragazzo uscirà comunque a fine dicembre. Senza alcun aiuto, rischia di ricadere nell’illegalità e il carcere sarà inevitabilmente pronto ad “accoglierlo”.

Il Garante delle persone private della libertà dell’Emilia Romagna, raggiunto da Il Dubbio, afferma che il problema principale riguarda il periodo successivo alla liberazione dal carcere. Pertanto, ha inviato una segnalazione al tribunale di sorveglianza, alla direttrice del carcere di Bologna e al garante del comune. Durante il colloquio tra il garante regionale Cavalieri e il detenuto, avvenuto il 16 giugno scorso, sono emerse una serie di preoccupazioni che richiedono un’approfondita indagine da parte delle autorità competenti. Tuttavia, la difficoltà del detenuto nell’esprimersi in modo chiaro e coerente durante il colloquio ha reso necessario basarsi principalmente sui documenti presentati e una visita alla sua cella.

Questa mancanza di chiarezza nella comunicazione, secondo il garante, rende ancora più importante un’indagine approfondita da parte delle autorità competenti. Nel sollevare questa segnalazione alle autorità competenti, si evidenziano alcune questioni che richiedono una verifica e una raccolta di ulteriori informazioni. In primo luogo, è necessario verificare se il detenuto abbia una residenza anagrafica e, nel caso in cui non ne abbia una, è richiesta una richiesta formale al Comune di Bologna per ottenere tali informazioni. In secondo luogo, si suggerisce la nomina di un tutore legale o un amministratore di sostegno da parte del Tribunale Civile di Bologna per garantire una maggiore tutela del soggetto che soffre di una grave disabilità. Questo potrebbe includere la ricerca di una sistemazione abitativa una volta terminata la pena e l’assicurazione di cure continue anche dopo la sua espiazione.

Infine, nella segnalazione alle autorità, si sollecita anche la richiesta di un permesso di soggiorno per motivi sanitari. Questo solleva l’importante questione su come affrontare il futuro di questa persona una volta completata la sua pena. È fondamentale considerare che i reati commessi sono ormai datati nel tempo e, come indicato dagli atti, il detenuto non presenta problemi disciplinari significativi. La segnalazione del garante regionale Cavalieri mette in luce la necessità di un’attenzione urgente da parte delle autorità competenti per affrontare questa complessa situazione.

Il caso di Derouiche rientra nella schiera dei detenuti con una pena di un anno. Come ha recentemente affermato il garante nazionale Palma durante la presentazione della relazione annuale al parlamento, “la loro presenza in carcere interroga il nostro tessuto sociale: sono vite connotate da una marginalità che avrebbe dovuto trovare altre risposte, così da diminuire l’esposizione al rischio di commettere reati”. Si pone quindi la domanda su cosa fare in queste situazioni. Il garante ritiene che sia giunto il momento di agire per togliere al carcere ciò che va al di là delle sue possibilità di azione. “Per queste fragilità e i reati di minore rilevanza che portano a pene molto basse, è necessario prevedere strutture diverse con un legame più stretto con il territorio”, riflette Palma, confidando che il Parlamento saprà impegnarsi, cogliendo anche lo stimolo proveniente da alcuni Sindaci, al fine di segnare un cambio di passo rispetto alle difficoltà e alle fragilità che si vivono attualmente all’nterno del sistema penitenziario.

Il caso di Derouiche è emblematico proprio per questo motivo. Rappresenta tutte quelle vulnerabilità che la società non è in grado di prendersi cura. Gestire personalità come la sua non è un pranzo di gala, ma neppure impossibile se si investono maggiori risorse, professionalità e assistenza sul territorio. Ciò è importante non solo per il benessere delle persone come Derouiche, ma anche per la nostra stessa sicurezza.