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di Ylenia Magnani

incronaca.unibo.it, 23 febbraio 2023

Risse, tentativi di suicidio, disordini: quello che era un modello cerca normalità. “Dopo le violenze, al carcere minorile del Pratello il numero dei detenuti è drasticamente sceso e questo permette la ripresa di un lavoro più proficuo con i ragazzi”. Il Garante dei detenuti del Comune di Bologna Antonio Ianniello sembra soddisfatto della risposta che le autorità hanno dato alla grave crisi del 2022. Lo dice a metà gennaio dopo un incontro con la giunta e i consiglieri comunali, proprio all’interno del minorile che ospita i giovani che hanno commesso reati e che proprio qui dovrebbero ricominciare a farsi una vita.

Una prospettiva a cui anche il ragazzo più disperato deve avere pieno diritto, come ha raccontato Francesca Fagnani. Che sul palco dell’Ariston si è fatta da megafono alle voci dei ragazzi del carcere minorile di Nisida, anch’esso in condizioni precarie. A Bologna, però, pare sia stato fatto un passo avanti. La città ha deciso di impegnarsi direttamente per dimenticare un anno nero, segnato da una crescente tensione, sovraffollamento, quattro tentativi di suicidio, risse e tensioni crescenti, sfociate il 17 dicembre in una rivolta durata tre giorni, con cinque celle incendiate dai ragazzi e ancora oggi del tutto inagibili. Ma come è stato possibile che un istituto minorile che fino a poco tempo prima aveva fatto parlare di sé per le tante iniziative finalizzate al recupero di ragazzi, si sia in poco tempo mutato in un luogo invivibile? Per capirlo, occorre tornare a due anni fa, quando l’amministrazione penitenziaria centrale decide di aprire il secondo piano del Pratello e di portare da 22 a 40 la capienza dell’istituto di pena per minorenni.

Una decisione salutata con preoccupazione proprio da Ianniello che pochi mesi dopo in una nota alla fine di ottobre avverte il rischio di “una deriva involutiva in cui i contenuti di mera detenzione e di mero contenimento dei ragazzi possono prendere il sopravvento”. In poche parole, aumentare il numero dei ragazzi in strutture inadeguate e senza un forte aumento di agenti penitenziari e di educatori poteva mettere in crisi i delicati equilibri della struttura. In un penitenziario nel quale molti ragazzi erano riusciti a frequentare l’istituto alberghiero, a diplomarsi, a iscriversi all’università, organizzare spettacoli teatrali e a gestire una osteria aperta alla città. Tutte iniziative volte a creare un futuro possibile per ragazzi altrimenti destinati a una vita nel mondo della criminalità. Una facile profezia quella del Garante.

La riapertura del secondo piano e l’arrivo di nuovi detenuti rompe vecchi equilibri. Pochi mesi dopo, in primavera, iniziano i disordini. Tra marzo e aprile 2022 i mobili e il materasso di una cella vengono dati alle fiamme. Gli agenti intervengono a sedare una rissa tra i detenuti e un ragazzo viene portato in ospedale dopo aver distrutto la propria cella e aver ingerito batterie e chiodi. Una serie di episodi che l’amministrazione riconduce anche alla presenza di detenuti affetti da disagi di natura psichiatrica, ai quali sarebbe servito un trattamento specifico magari in comunità. A fine anno, poi, la situazione torna a farsi esplosiva. Tra il 17 e il 19 dicembre vengono appiccati incendi che rendono inagibili cinque celle, due al primo piano e tre al secondo piano, viene divelta una porta blindata e alcuni ragazzi ingeriscono viti e batterie. Quattro agenti rimangono intossicati cercando di intervenire.

Sono gli stessi giorni della fuga dei sette ragazzi dal carcere minorile Beccaria di Milano. Che nella giornata di Natale approfittano dei lavori in corso da anni e del personale ridotto per scappare. Una notizia ripresa da tutte le prime pagine e che porta a galla il problema degli istituti minorili.

L’associazione Antigone, tirando le somme sulle visite del 2022, parla di “carceri emiliane del terzo mondo”. E non solo quelle degli adulti. Si scopre che i minorili sono sovraffollati, senza una direzione o con lavori di ristrutturazione in corso da anni. Un problema che riguarda tutti gli istituti, da Nord a Sud. “Sul piano degli spazi è essenziale una programmazione almeno decennale di realizzazione di nuovi istituti che consenta la chiusura delle strutture fatiscenti”, scrive senza giri di parole su La Stampa l’ex capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Carlo Renoldi.

Spazi affollati e “invivibili” che, secondo gli esperti, sono all’origine dell’impressionante numero di suicidi dietro le sbarre nel 2022: ben 84, un record negativo che suona come un atto di accusa. Ancora su La Stampa Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti definisce così le carceri italiane: “Spazi sempre più confinati ai bordi estremi delle periferie oppure racchiusi nell’antico centro urbano dove l’appartenenza deve misurarsi però con l’invivibilità di ambienti pensati per una diversa quotidianità”.

Anche al Pratello la questione degli spazi e dell’affollamento è all’origine delle tensioni di un 2022 da dimenticare. Oltretutto, avverte Chiara Caramel di Antigone, “è una struttura non adeguata alla funzione d’uso che ha, parliamo di un convento del Quattrocento”. Lo conferma il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari dopo l’ultima visita al carcere minorile del Pratello il 10 febbraio “spazi del tutto insufficienti”.

E una cosa è certa: è stata la riapertura nel 2021 del secondo piano, rimasto per anni inutilizzato, a far esplodere il Pratello. Con l’ampliamento è raddoppiato il numero di detenuti. A dicembre i ragazzi, da 22 dell’anno precedente, erano saliti a 49. Ad aggravare le cose la chiusura per lavori del carcere minorile di Treviso, da cui sono confluiti altri ospiti “tutti - racconta Caramel - con procedimenti in corso nel triveneto”.

Numeri raddoppiati, linguaggi e storie diverse impossibili da far convivere con lo stesso numero di educatori, “cinque in tutto, con un rapporto di uno a dieci che ha modificato il clima nella struttura”, sottolinea Caramel. E con gli stessi agenti, poco più di 40, “con turni estenuanti e il distacco di alcuni agenti in altre strutture” sottolinea Anna La Marca, segretaria regionale del Sinappe. Impossibile fare scuola e teatro, o studiare davvero, in queste condizioni.

Saltano anche le tradizionali e distensive partite di calcio tra guardie e detenuti. Così, osserva la consigliera del Pd Mery De Martino, “se il personale è impegnato a seguire una sola attività, tutti gli altri ragazzi restano in cella e diplomarsi o iscriversi all’università, un punto di forza del Pratello, diventa impossibile”. Si badi, non è un dettaglio. Nei penitenziari per minori l’attenzione che si dedica alla formazione dei ragazzi è fondamentale. Invece, i detenuti, che hanno bisogno di costruirsi un futuro per quando usciranno, si sono sentiti poco seguiti. E a tutto questo va aggiunto il forte innalzamento dei casi di disagio tra i minori e i giovani adulti arrivati nella struttura: abuso di alcol, farmaci e sostanze stupefacenti. Inevitabili le conseguenze che il Garante Ianniello ha sintetizzato così: “Personale in affanno, aumento della tensione” e “non si contano più gli eventi critici, i danneggiamenti, le aggressioni in danno del personale”.

Come si vede, la crisi del Pratello è stata innescata da problemi più generali. L’arrivo di detenuti di altre strutture e l’affollamento hanno fatto il resto. E un istituto modello è presto diventato “a rischio”. Le conseguenze della rivolta e degli incendi potevano essere ancora più gravi, ma proprio per questo un gruppo di detenuti è subito stato trasferito. Dai 49 di dicembre i ragazzi sono scesi in pochi giorni a 36.

Il direttore del minorile Alfonso Paggiarino, a metà febbraio, riferisce addirittura la presenza di 30 detenuti. Ora, dunque, si cerca di rimettere insieme i cocci e ripartire. Decisivo sarà il coinvolgimento della città che in passato ha permesso di superare altre crisi al Pratello. E la città sembra pronta a farsi avanti per dare una mano. Ecco come i consiglieri comunali, ospiti all’osteria del Pratello, hanno commentato l’invito dello scorso 13 gennaio: “È un’esperienza che ci ha arricchiti molto - dice il portavoce della Lega Giulio Venturi - e l’approccio al lavoro credo sia l’unico modo per rendere l’istituto penitenziario veramente rieducativo”. L’osteria formativa rimane una bandiera.

“Crea un punto di contatto con l’intera città. Offre la possibilità di vivere per qualche ora uno spazio di fatto sconosciuto ed entrare in contatto con la realtà dei ragazzi detenuti”, rimarca Marco Piazza di Articolo Uno. Parole che dicono di un clima cambiato e che stanno producendo i primi passi concreti. Come la nomina di un educatore del Comune a disposizione del carcere minorile proposta in consiglio comunale da De Martino. È solo un primo passo.

“Alcuni insegnanti del corso alberghiero mi riferiscono il bisogno di un aumento delle ore, e di avviare altri corsi di studio” continua la consigliera del Pd “e molti ragazzi hanno fatto altre richieste, soprattutto di un corso di meccatronica”.

Anche l’Ausl di Bologna si è fatta avanti aumentando le ore al medico di base e la reperibilità di psicologi e psichiatri. Con la direzione del Pratello è stato firmato lo scorso dicembre un Protocollo per la prevenzione del rischio autolesivo e suicidario. Piccole e grandi cose di cui hanno bisogno i ragazzi del Pratello per sentire che chi sta fuori, chi in via del Pratello va a bere una birra o uno spritz, non è un nemico, ma una città che offre un’alternativa possibile a chi vuole rifarsi una vita.