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Corriere di Bologna, 2 settembre 2023

La situazione del carcere minorile del Pratello preoccupa il Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna Antonio Ianniello. Dopo un sopralluogo effettuato all’interno dell’istituto due giorni fa, spiega in una nota che l’Ipm ha subito “un impatto assai negativo” per “l’apertura del secondo piano detentivo, iniziata a far data dall’ottobre 2021, che ha di fatto raddoppiato la capienza regolamentare dell’istituto”, passata da 22 a 40 ragazzi.

A oggi, sono presenti 45 ragazzi, a fronte di una capienza regolamentare di 40. Sono 26 i ragazzi maggiorenni fino ai 25 anni e 19 i minorenni e “fra questi - è l’allarme di Ianniello - colpisce il dato degli stranieri minori non accompagnati che risultano 12”. Proprio quei Misna (minori stranieri non accompagnati) la cui accoglienza tanto sta preoccupando il Comune di Bologna.

Le medesime preoccupazioni erano già state riportate a luglio ai vertici del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Secondo il Garante proprio dall’apertura del secondo piano detentivo sono cominciate anche le attuali difficoltà: l’apertura è avvenuta in un contesto strutturale “inadeguato”, in quanto gli spazi sono ricavati da un edificio storico riadattato.

In più, all’aumento della capienza, non è corrisposto alcun incremento dei professionisti che, a tempo pieno, curano gli interventi educativi dedicati ai ragazzi, “né alcuna traccia, nei fatti, di ampliamento della pianta organica degli operatori della polizia penitenziaria”. “Raddoppiando il numero dei ragazzi - spiega ancora Ianniello - sono così anche nei fatti raddoppiate le varie ed eventuali essenziali attività che possono comportare il loro accompagnamento/traduzione all’esterno in condizioni di sicurezza (visite mediche, udienze, trasferimenti), ma il dato numerico del personale dedicato, come detto, è rimasto invariato”.

Così durante l’estate proprio l’attuale carenza di organico dei poliziotti “ha comportato la saltuaria riduzione delle attività educativo-trattamentali in favore dei ragazzi, nella misura in cui la mancanza del personale che deve garantire le condizioni di sicurezza può non consentire il regolare svolgimento delle attività”. Il Garante ricorda che “la vocazione educativo-trattamentale dell’istituto rimane ampia e solida, attraverso il quotidiano impegno della direzione e dello staff tutto”. Ma da sola non può bastare per un recupero vero e proprio di giovanissimi che hanno commesso reati anche molto gravi: “Risulta evidente il deterioramento delle condizioni necessarie per mantenere un’accettabile qualità dell’esperienza detentiva per i ragazzi”.

Tale “deriva”, nell’assenza di interventi che vadano a incidere sulla qualità delle condizioni di vita dei ragazzi e delle condizioni di lavoro degli operatori, “potrebbe anche portare verso una inaccettabile assimilazione della detenzione minorile alla detenzione degli adulti, aumentando e proliferando il tempo vuoto e privo di qualità che i ragazzi devono trascorrere nelle celle e i contenuti di mera detenzione o contenimento nei loro confronti”.