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di Giuseppe Baldessarro

La Repubblica, 6 aprile 2024

I giudici scrivono a Roma: “Insostenibile”. La presidente del Tribunale di Sorveglianza Maria Letizia Venturini: “Le persone detenute sono a noi affidate, dobbiamo garantire loro almeno la tutela dei diritti minimi. Gli istituti sono invece sovraffollati, persino oltre ogni margine di tolleranza, sono degradati e privi di risorse”. Il carcere della Dozza e gli altri istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna dovranno fare i conti con nuovi tagli. Questa volta la sforbiciata, che ha provocato la reazione della presidente del Tribunale di Sorveglianza Maria Letizia Venturini, riguarda gli psicologi, figure indispensabili per la macchina della giustizia. In una lettera inviata al Ministero della Giustizia, la giudice afferma che diminuire “i già ridotti orari di presenza degli psicologi” si tradurrà in una disponibilità media del servizio ai detenuti “di 20 minuti al mese”.

Con una conseguenza immediata: “In tali condizioni il sistema non può funzionare”. L’ulteriore riduzione dei costi rischia di penalizzare le attività del Tribunale dove, dice Venturini, “non si possono svolgere i giudizi in assenza di strumenti di analisi e mezzi essenziali per una equilibrata valutazione”. Senza psicologi, tra l’altro, “non si possono sviluppare in maniera funzionale le attività interne” e naturalmente “aumenta ulteriormente il disagio delle strutture, con inevitabili ricadute anche sulla stabilità e la sicurezza”. Per la giudice, gli psicologi invece di essere ridotti, dovrebbero addirittura “essere integrati nelle piante organiche dell’amministrazione penitenziaria”.

La presidente del Tribunale di Sorveglianza, ricorda che il tutto succede mentre sono in aumento i suicidi dietro le sbarre. “Le persone detenute sono a noi affidate e rispetto a esse abbiamo una condizione di garanzia, che ci impone almeno la tutela dei diritti minimi. Gli istituti sono invece sovraffollati, persino oltre ogni margine di tolleranza, sono degradati e privi di risorse”. ricorda Venturini. Una situazione molto grave “nonostante il massimo impegno e la costante dedizione dei direttori e funzionari presenti, assieme agli operatori delle strutture”. Da qui per ribadire che le ore di presenza degli psicologi non andrebbero ridotte, ma al contrario garantite consentendo alla figura professionale una “presenza stabile e strutturata”.