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di Giuseppe Baldessarro

La Repubblica, 2 agosto 2023

La cerimonia a Palazzo d’Accursio alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alle 8 e 20, la partenza del corteo alle 8 e 50 e gli interventi davanti alla stazione col minuto di silenzio e il fischio finale del treno alle 10 e 25. Il programma per la commemorazione dei 43 anni della strage del 2 agosto è quello di sempre. Il clima nel quale si ricorda il massacro di 85 persone, e il ferimento di oltre 200, invece no. È stata una vigilia di polemiche e anche oggi si prevede una giornata ad alta tensione.

Per la prima volta l’anniversario della bomba coincide con un governo guidato da una premier di destra. Quella stessa destra che annovera frange di esponenti politici che, più o meno apertamente, mettono in discussione le sentenze che indicano quali esecutori materiali l’eversione neofascista, finanziata e coperta dalla P2 di Licio Gelli e da apparati dello Stato. L’ultimo episodio che ha inasprito il confronto è il botta e risposta tra il ministro alla Giustizia, Carlo Nordio, e il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi che lo ha accusato di “tutelare i terroristi”.

La premessa parte dal processo contro Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo per la strage (per l’attentato sono già stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e in primo grado Paolo Bellini). A conclusione del processo Cavallini, “gli avvocati del terrorista neofascista - spiega Bolognesi - hanno chiesto l’annullamento della condanna sostenendo che quattro giudici popolari avevano superato il limite dei 65 anni, previsto dalla legge. Noi abbiamo ribattuto che la legge prevede il limite di età al momento della nomina, non alla fine del processo”. E Nordio che fa? “Rispondendo a un question time in Parlamento, ha detto che esiste una sentenza delle sezioni unite della Cassazione favorevole alla tesi Cavallini, e questo è falso”.

Nel pomeriggio Nordio ha buttato acqua sul fuoco con una nota: “In sede giudiziaria, è stata accertata la matrice neofascista della strage e ulteriori passi sono stati compiuti per ottemperare - come ebbe a ricordare il capo dello Stato - alla inderogabile ricerca di quella verità completa che la Repubblica riconosce come proprio dovere”. E ancora, entrando nel merito: “Già nel primo pacchetto di riforme approvate dal Consiglio dei Ministri a giugno è stata inserita una norma, per evitare che potessero essere annullate sentenze per gravissimi reati. È stato chiarito che il requisito dei 65 anni, come età massima dei giudici popolari delle Corti d’Assise, deve sussistere soltanto al momento della nomina. Le preoccupazioni di Bologna devono essere fugate in via definitiva”. Insomma, non c’è nulla da temere.

La polemica con Nordio arriva dopo quella di inizio anno, quando successivamente alle sentenze di primo grado che hanno condannato all’ergastolo Cavallini e Paolo e ricostruito il contesto dei mandanti, Fabio Rampelli, vice presidente della Camera di FdI, ha depositato la proposta per una commissione d’inchiesta bicamerale sugli anni di piombo e sui collegamenti esteri del terrorismo. Un’operazione bollata dal Pd e dalle associazioni, come “volta a riscrivere la storia”. Tanto che alla Camera oggi ci sarà un confronto che su questo si annuncia infuocato.

Una “battaglia”, appunto, a cui parteciperà Andrea De Maria che, per la prima volta dopo 38 anni di presenza costante, rinuncerà a essere a Bologna per essere invece a Roma a difendere una mozione del Pd proprio sulla strage. De Maria interverrà per “sottolineare il valore delle motivazioni della sentenza degli ultimi processi”. Sentenza “che spiegano il ruolo della P2 e di settori deviati dei servizi segreti”. Da qui per chiedere al Governo, “di adottare tutte le iniziative volte a garantire lo svolgimento senza interferenze nei processi”. Nelle stesse ora Piantedosi interverrà a Bologna dove alcuni collettivi lo hanno già definito “ospite non gradito”.