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di Davide Mayr

Corriere dell’Alto Adige, 15 agosto 2023

“Il carcere non si racconta: devi vedere”. Con questo nome, la campagna di sensibilizzazione portata avanti a livello nazionale dai Radicali sbarca anche a Bolzano. Una delegazione di Radicali e Verdi ha infatti visitato il carcere di Bolzano per verificarne le condizioni: “L’intento è di mostrare il carcere ai cittadini - spiega la radicale Elena Dondio - per esporre la realtà dei fatti all’interno della struttura. E la realtà racconta di un edificio fatiscente e sovraffollato, con carenza cronica di personale e profondi problemi strutturali”.

Criticità già note, confermate dalla visita di ieri mattina. Al sovraffollamento si aggiungono il caldo estivo, le docce che non funzionano, i servizi igienici ammuffiti, il cortile (vuoto, riferiscono, senza alcunché di ricreativo) infestato dai ratti. Cinque nuovi arrivi negli ultimi due giorni rendono il sovraffollamento ancora più grave. I numeri parlano di 113 detenuti, di cui una ventina di giovani, a fronte di un carcere tarato su una capienza in condizioni non critiche da 89 a 96 persone. “Rimango sempre abbastanza toccata dalla visita in carcere - testimonia la consigliera provinciale Brigitte Foppa - perché è una realtà di cui la società non si rende conto volentieri. Immaginate una cella da 9 uomini, grande come un normale salotto, con 4 letti a castello, una finestra coperta da giornali per non fare entrare il caldo, un gabinetto al di là di una inefficace divisoria e senza internet né telefoni”.

Anche il personale soffre di gravi carenze: per una richiesta di 75 agenti, quelli in servizio risultano essere 51, le cui ore di straordinari annuali arrivano a 15mila. Vi è inoltre un forte turn over del personale, dato anche dalla richiesta del patentino che non sempre viene soddisfatta. Il tema è caldo in tutto il Paese: negli ultimi giorni i suicidi nelle carceri italiane sono stati 3, che diventano 17 considerando il periodo estivo e 44 dall’inizio dell’anno. Secondo Dondio, la recente proposta del ministro della Giustizia Nordio di usare le caserme dismesse come strutture detentive può essere una soluzione: “A patto che sia temporanea. A lungo termine servono politiche sociali che favoriscano il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro dei detenuti” conclude Dondio.