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di Chiara Currò Dossi

Corriere dell’Alto Adige, 13 agosto 2023

Il piano di Delmastro: “La nostra linea è ricostruire in periferia” L’elogio agli agenti: “È grazie a loro se la struttura regge ancora”. Per sbloccare il progetto per il nuovo carcere di Bolzano, il governo è in attesa del parere dell’avvocatura di Stato. Qualora lo bocciasse, si attuerà il piano Nordio: una nuova struttura in periferia con capienza e volume doppio. Lo ha annunciato il sottosegretario Delmastro, in visita in via Dante.

“Sono anni che si rimanda la costruzione del nuovo carcere di Bolzano, perché, evidentemente, per anni qualcuno ha venduto la pelle dell’orso prima di averlo cacciato. Io non sono abituato a lavorare così: la Ragioneria di Stato ha eccepito una serie di problemi tecnico-giuridico-economici per quel che riguarda il progetto attuale, e abbiamo chiesto un parere all’avvocatura. Solo dopo che si sarà pronunciata sapremo se gettarci a capofitto in quello, o se immaginarne uno nuovo”. È questa la via indicata da Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, ieri a Bolzano per un sopralluogo all’istituto penitenziario di via Dante.

Da anni, il numero dei detenuti nel carcere di via Dante è stabile sopra le 100 unità, a fronte di 88 posti regolamentari. E al problema di sovraffollamento, si aggiungono quello di una struttura ormai fatiscente, di un organico sottodimensionato e di spazi per servizi, attività e corsi di formazione che mancano. “Non è una grande struttura - dice Delmastro -, ma nonostante tutti questi problemi sta ancora reggendo grazie alla grande capacità degli uomini e delle donne della polizia penitenziaria, costretti a fare le nozze con i fichi secchi”. Una situazione che il governo si è già attivato per superare, assicura il sottosegretario, con l’acquisto massiccio di attrezzatura antisommossa e con un’accelerata sul fronte di assunzioni e corsi di formazione. “A Bolzano - spiega - sono arrivati tre nuovi agenti, e nei prossimi dodici mesi ne arriveranno altri, parte dei 4 mila che saranno distribuiti in tutti gli istituti penitenziari d’Italia. Una prima, grande risposta per metterli in sicurezza”.

Delmastro assicura una netta virata, rispetto ai governi precedenti. “In tutti questi anni, il refrain mentale della sinistra, contro il sovraffollamento, è stato quello dello svuota-carceri, per poi ritrovarsi daccapo dopo sei mesi. Il refrain della destra è diverso. Abbiamo 84 milioni di euro a disposizione per otto nuovi padiglioni detentivi distribuiti in tutta Italia, per aumentare la capienza”. In parallelo, si lavora anche al “Piano Mattei dell’Africa”: “Stiamo lavorando con tutti i Paesi del continente africano sulla possibilità di prevedere che gli stranieri (che a Bolzano sono il 64,2% dei detenuti, dati Antigone, ndr) scontino, nei Paesi di provenienza, le sentenze di pena comminate in Italia. Così avrebbero il privilegio di saggiare la civilità giuridica delle loro carceri”.

Del fatto che siano vent’anni che si rimanda l’avvio dei lavori per la costruzione del nuovo carcere di Bolzano, Delmastro si dice consapevole. Il punto, spiega, è che la Ragioneria di Stato ha “eccepito una serie di problemi tecnico-giuridico-economici”. Alcuni, “all’apparenza, sono anche fondati”: il governo ora attende il parere dell’avvocatura, per capire “quali margini ci siano per procedere. Nel caso in cui non lo si potesse fare, bisognerà, evidentemente, immaginare altre soluzioni, che sono sempre di crescita degli spazi detentivi, mai di decrescita”.

Qualora il progetto “immaginato” non andasse bene, rassicura, “la struttura di Bolzano si presterebbe bene anche al grosso piano del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che riguarda gli istituti penitenziari collocati nei capoluoghi. Un grande progetto di dismissione, a favore di carceri da realizzare nelle aree periferiche delle città”. Un piano che, nelle intenzioni del governo, è anche una risposta alla necessità di assicurare spazi “meno inumani” dove i detenuti possano scontare le rispettive pene. Senza arrivare a epiloghi tragici come quello dei giorni scorsi al carcere di Torino, dove si sono tolte la vita due detenute. O come quello faticosamente filtrato alla stampa del 22 maggio 2022, quando il ventitreenne Oskar Kozlowski si tolse la vita nel carcere di Bolzano dopo aver inalato il gas del fornelletto da campeggio in dotazione ai detenuti.

“Il piano - continua Delmastro - prevede di sfruttare un mix tra ex caserme abbandonate e cessione, a importanti e primari attori immobiliari italiani, dei nostri attuali istituti penitenziari, in cambio di altri in periferia, di volume e capienza doppia. Interventi di edilizia penitenziaria, su strutture come quella di Bolzano, sono difficili, mentre il lavoro in periferia diventerebbe tutta un’altra partita”.