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di Chiara Currò Dossi

Corriere della Sera, 16 dicembre 2022

In cinquanta alla cerimonia per il giovane. Ora una colletta per aiutare la famiglia. “Avevamo lavorato insieme, in Francia, come imbianchini. Quando abbiamo saputo che, a Bolzano, avremmo potuto chiedere asilo e ottenere un permesso di soggiorno, ci siamo messi in viaggio. Appena arrivati, ci siamo rivolti all’infopoint di Volontarius, in zona stazione, che ci ha indirizzati alla mensa della Caritas. Abbiamo chiesto di poter passare la notte al caldo, ma ci hanno detto che non c’era posto. Che avremmo potuto mangiare lì, ma poi ce ne saremmo dovuti andare. Abbiamo girato per la città, finché non abbiamo trovato un posto appartato, dove poter dormire e proteggerci dal freddo. E lì siamo rimasti finché, a un certo punto, sono andato da Mostafa, per svegliarlo, e mi sono accorto che non si muoveva più. E ho chiamato aiuto”. Ha le labbra e le punte delle dita delle mani bruciate dal freddo, Shabaan Alaa. Egiziano anche lui, 32 anni, insieme a Mostafa Abdelaziz Mostafa Aboulela, 19 anni, è arrivato a Bolzano martedì scorso in cerca di un futuro. Ma, quarantott’ore dopo, in un giaciglio di fortuna allestito in via di Vittorio, sotto il cavalcavia ferroviario, si è ritrovato tra le braccia l’amico senza vita.

Nel nord dell’Egitto - Mostafa era originario di Gharbeya, nel nord dell’Egitto. Avrebbe compiuto 20 anni il 10 gennaio, ma il freddo l’ha stroncato prima, intorno alle 3 della notte tra giovedì e venerdì scorsi. Di Mostafa, Alaa conosce lo zio, che vive a Innsbruck. “Volevamo prendere i documenti e restare qui - racconta -. Non avevamo un posto dove andare”. E lui, non ce l’ha nemmeno ora, anche se, per lo meno, dopo la morte dell’amico, un letto caldo per la notte l’ha ottenuto. In Egitto, Mostafa aveva finito gli studi. Nel 2017 si era messo in viaggio, lungo la rotta balcanica. Era arrivato in Francia, appunto, dove per qualche mese aveva lavorato come imbianchino insieme ad Alaa. E poi a Bolzano, dove sognava di costruirsi un futuro. “Voleva proseguire gli studi - racconta l’amico -. Per prima cosa, voleva imparare l’italiano”. E mandare qualche soldo a casa, per aiutare la famiglia e la sorella che voleva sposarsi.

Il rimpatrio - E invece, quello che la famiglia di Mostafa si vedrà consegnare, sarà il suo corpo. Grazie al Consolato egiziano di Milano, che si è accollato i costi per il trasporto, la salma verrà fatta rimpatriare tra oggi e domani, non appena saranno pronti tutti i documenti necessari. Intanto, è custodito nella camera mortuaria dell’ospedale di Bolzano, davanti alla quale, nel primo pomeriggio di mercoledì, Hany Abdelkarem, ex presidente della Consulta stranieri, ha organizzato una cerimonia, con un imam che ha guidato la preghiera. Vi hanno partecipato in 50, tra egiziani, marocchini, pachistani. Tutti raccolti attorno alla salma di Mostafa, avvolta in una coperta nera, con scritte in arabo gialle. Lacrime, abbracci. La commozione, era visibile. Anche tra coloro che, Mostafa, non hanno fatto in tempo a conoscerlo. “Siamo nella provincia più ricca d’Italia, con un mercatino di Natale visitato da mezzo milione di persone e miliardi di euro speso - sostiene Abdelkarem -. Non è tollerabile che non ci siano centri di accoglienza sufficienti per l’Emergenza freddo”. E soprattutto, non è tollerabile che un ragazzo di 19 anni muoia di freddo. “Tutti noi siamo colpevoli - afferma - non solo le autorità. Se ci fosse stata una pianificazione sufficiente, tra le associazioni, non sarebbe successo. Anche se, in questo, la legge non aiuta: le associazioni hanno paura a far entrare nei propri spazi persone senza documenti, pena l’essere accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È come se avessimo le manette”.

La raccolta fondi - L’intenzione, adesso, è quella di organizzare una raccolta fondi per realizzare almeno una piccola parte del sogno di Mostafa: aiutare la sua famiglia in Egitto. L’appello, è che vi partecipino anche quelle istituzioni che non sono state capaci di dargli l’unica cosa che chiedeva: un posto caldo dove passare la notte. Ma anche tutti i bolzanini. “Inutile far finta di no - afferma Mustafa, a nome della comunità marocchina -. Tra internet e Facebook ci conosciamo tutti. Non c’è differenza tra cristiani e musulmani, tra italiani e stranieri. Aiutiamo la famiglia di Mostafa, che soffre da quando l’ha lasciato partire”. Al suo, si aggiunge l’appello della comunità pakistana, della quale si fa portavoce Muhammad Umar Naz, consigliere di circoscrizione di Oltrisarco: “Tutti quanti, italiani e stranieri, siamo chiamati a fare la nostra parte”.