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di Marco Angelucci

Corriere dell’Alto Adige, 19 aprile 2024

Diciassette milioni. É quanto ha speso lo Stato italiano per la realizzazione del nuovo carcere a Bolzano sud. Una montagna di soldi. Ma il nuovo carcere non c’è. Manco una pietra o una transenna a delimitare i terreni espropriati per la modica cifra di 14 milioni al pool di costruttori che li aveva appena rilevati dai contadini. Il resto sono studi di fattibilità, progetti e consulenze per un progetto che è fermo da un decennio. Intanto nel vecchio carcere la situazione peggiora giorno dopo giorno: anche se la scabbia si è manifestata dai detenuti all’inizio di dicembre solamente la settimana prossima ci sarà una sanificazione radicale di tutti gli ambienti e tutti i detenuti verranno sottoposti a trattamento farmacologico per provare ad eliminare l’acaro.

Sono almeno vent’anni che si parla di un nuovo carcere nei pressi dell’aeroporto. L’ex governatore Luis Durnwalder aveva raggiunto un’intesa con il ministero della Giustizia per la realizzazione del nuovo penitenziario tramite una partnership pubblico privato. I terreni sono stati espropriati e nel 2013 la Provincia ha anche indetto una gara che è stata vinta da Condotte Spa. Oltre a realizzare il nuovo penitenziario per 220 detenuti (e 130 guardie carcerarie), i costruttori si sono impegnati a gestirlo per 20 anni. Ovvero fare la pulizia e la manutenzione dei locali e gestire tutti i servizi collegati come il negozio interno e in parte anche i progetti di inserimento lavorativo. In cambio lo Stato avrebbe finanziato indirettamente l’opera con 63 milioni presi dal fondo per le nuove competenze legislative provinciali istituito dall’accordo di Milano. Il punto è che da Roma non è mai arrivato il via libera dunque il progetto si è arenato. E da un decennio è bloccato nonostante le insistenze della Provincia.

L’ultima lettera l’ha scritta Kompatscher non più di un paio di giorni fa definendo “inaccettabili” le condizioni all’interno del carcere e ricordando al governo che lo Stato ha già speso 17 milioni per una struttura che ancora non esiste.

Se l’iniziativa di Kompatscher sortirà qualche effetto lo si vedrà ma finora tutte le richieste della Provincia si sono scontrate con il muro di gomma romano. In via Dante però regna lo sconforto, sia dal lato dei detenuti sia dal lato della polizia penitenziaria. Tutti si sentono abbandonati.

In questo senso il caso della scabbia è emblematico. Il primo contagio risale al 7 di dicembre quando un detenuto inizia a lamentare pruriti e irritazioni cutanee e, per ottenere di essere ricoverato, compie addirittura gesti di autolesionismo tagliandosi gli avambracci con una lametta. In ospedale viene diagnosticata la scabbia che, nel frattempo, ha colpito anche i compagni di cella. Tutti vengono posti in isolamento e la direzione del carcere inizia a fare pressione sui servizi sanitari affinché intervengano. Ma la quarantena dei contagiati finisce a metà dicembre, il problema viene considerato risolto. Ma non è così perché la scabbia si ripresenta a marzo e altri quattro detenuti iniziano a lamentare i sintomi.

Vengono messi in isolamento e gli ambienti sanificati ma la scabbia non se ne va. Anzi colpisce anche un agente della polizia penitenziaria, l’addetto al magazzino dove i detenuti depositano i propri effetti personali. I detenuti entrano in sciopero della fame e anche in sciopero della sete chiedendo di poter essere ricoverati e curati. Ma qui arriva l’ulteriore beffa: in Alto Adige non ci sono strutture per curare i detenuti che dunque, scabbia o non scabbia, devono rimanere in carcere.

Nelle celle, già sovraffollate e in condizioni igieniche disastrose - i detenuti cucinano con fornelletti a gas accanto al water - il malcontento è tanto e in più di un’occasione si è sfiorata una sommossa. Dopo enormi pressioni e dopo decine di appelli caduti nel vuoto, il direttore del carcere Giovangiuseppe Monti è finalmente riuscito ad organizzare una sanificazione radicale per tutti gli ambienti. Oggi intanto ci sarà un primo sopralluogo della protezione civile.

L’Asl metterà a disposizione dei vestiti usa e getta per i detenuti, le lenzuola saranno cambiate ogni giorno e disinfettare insieme ai materassi. Ai detenuti, sia quelli affetti da scabbia sia quelli sani, verrà somministrato un farmaco che è già stato ordinato dall’Asl. Il trattamento durerà una settimana con la speranza di sradicare il parassita. La giornata per l’avvio della profilassi è il 22 aprile, più di quattro mesi dopo il primo caso. Per tutti gli altri problemi - sovraffollamento, igiene e spazi fatiscenti - l’unica soluzione è il nuovo carcere. Ma l’orizzonte è lontano: nell’attesa sono già stati stanziati quasi 2 milioni per rifare il tetto e ridipingere i muri della struttura di via Dante. Come se una mano di bianco potesse risolvere i problemi