di Nichi Vendola
L’Unità, 17 ottobre 2024
Siamo dentro una drammatica regressione della nostra cultura democratica e persino di un’idea di civiltà: il dissenso è reato, la resistenza passiva è reato, la complessità sociale è reato, la povertà è reato, salvare vite in mare è reato. “Crimine universale”: mi danza in testa quest’espressione così apodittica e terrificante, entrata impropriamente nella contesa politica e indirizzata con veemenza biblica contro chi si rivolge alle tecniche di fecondazione e procreazione assistita per mettere al mondo bambini. Crimine universale non è sopprimere bambini, bruciarli vivi sotto le bombe, abusarli, torturarli, venderli come pezzi di ricambio, usarli come soldati, sfruttarli come schiavi: no, no. Il crimine è farli nascere, non farli morire. Farli nascere come miracoli della primavera in questo lungo e duro inverno demografico. Accoglierli dentro un consapevole progetto d’amore.
Voi che vendete armi a tutti i portatori di morte dichiarate criminali i portatori di vita. Voi che guardate con ammirazione lo sviluppo delle industrie dello sterminio volete mettere al bando la scienza che consente alla vita di fiorire. In verità la cosiddetta “gestazione per altri” in Italia era già reato, in virtù di una legge dello Stato scritta in condominio con un altro Stato, quello piccolo piccolo che insiste oltre Tevere. Ma ora guadagna un di più di apprezzamento repressivo, incrementi di supplizio e galera, in linea con l’isteria panpenalistica della destra fascista, e soprattutto guadagna nella narrazione pubblica l’aggettivo “universale”, qualcosa che sembra alludere più che ai codici della convivenza ai dogmi della metafisica. Più che al cospetto di un legislatore pare di essere dinanzi all’ira di Dio.
Ma come fa, in virtù di quale messa nera o di quale giurisprudenza planetaria, a diventare un reato “universale” ciò che è legale e regolamentato in tanta parte del globo terracqueo? Come può essere universale la sanzione di qualcosa che è permesso negli Stati Uniti, in Canada, in quasi tutto il Sud America, in Sud Africa, in tante nazioni d’Europa? L’unico senso di questa operazione è la produzione di stigma sociale contro una minoranza, perché c’è chi ha sempre fame di “capri espiatori”, c’è chi sempre ha bisogno di evocare fantasmi da esorcizzare o streghe da mettere al rogo. Siamo dentro una drammatica regressione della nostra cultura democratica e persino di un’idea di civiltà: il dissenso è reato, la resistenza passiva è reato, la complessità sociale è reato, la povertà è reato, salvare vite in mare è reato.
Oggi con questa criminalizzazione del fare figli siamo alla riesumazione del clerico-fascismo, mille volte sconfitto e sempre risorgente dalle pozzanghere della storia. Oggi siamo alla costruzione propagandistica di un nuovo nemico (in realtà un nemico antico), di una preda prelibata per l’attività venatoria della destra: le famiglie arcobaleno. Serve alla resurrezione un po’ pacchiana di quel “Dio, patria e famiglia” che è stato messo sotto stress troppe volte: da chi Dio lo ha fatto naufragare e crepare sulla costa di Cutro, da chi la Patria l’ha messa nella macina della “secessione dei ricchi” col copyright di Calderoli, da chi le famiglie dovrebbe imparare a lasciarle in pace, tutte le famiglie, anche le loro sfasciatissime famiglie.
Tuttavia, per un giorno si ciberanno della carne nostra e dei nostri figli, la Roccella e tutta la corte poco celeste di sepolcri imbiancati che governa il Paese. Ma questi novelli crociati non sanno quanto sono affilate le nostre unghie e aguzzi i nostri denti. Forse non immaginano quanto noi siamo allenati a combattere le polizie morali. In aula loro festeggeranno e noi studieremo i modi di continuare a combatterli e di continuare a proteggere la vita. Eppure loro sono patetici, perché sanno, e perlomeno sospettano, di essere lontanissimi del sentire reale della società e perché cercano di fermare il vento della modernità con l’acquasantiera dei fanatici. Non basteranno gli esorcisti per far sparire i nostri corpi e le nostre libertà.