sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 14 giugno 2022

La riforma Cartabia è solo un restyling del sistema. Quella vera non può che essere costituzionale. L’intento è assicurare all’Italia una giustizia degna di uno Stato liberale. Fratelli d’Italia non ha appoggiato i referendum? Ciascuno ha dato il proprio contributo.

“Siamo coerenti. Voteremo tutti gli emendamenti in linea con i referendum. I nostri e quelli degli altri partiti”. Giulia Bongiorno, penalista e responsabile Giustizia della Lega, ha sempre detto che “la via maestra per cambiare la giustizia erano i referendum”.

Ora che è fallito non cambierete strada? Magari diminuendo il numero degli emendamenti?

“Siete voi che lo chiamate flop”.

Per voi è un successo?

“Distinguiamo: il quorum non raggiunto è un fallimento ascrivibile al silenzio e alla disinformazione che li hanno accompagnati. Ma in tutti e cinque i quesiti hanno vinto i sì. Questo conferma che dobbiamo andare avanti”.

Quindi voterete anche gli emendamenti di FdI?

“È già successo alla Camera. Voteremo sempre in coerenza con i referendum”.

Anche a rischio di fare andare sotto il governo?

“Non so se esiste questo rischio. Per noi l’obiettivo era e resta una riforma della giustizia incisiva. Quella vera”.

La Cartabia non lo è?

“È solo un restyling del sistema. Quella vera e propria non può che essere costituzionale e la faremo noi del centrodestra. Non votiamo però “contro”, ma per migliorarla”.

Quindi c’è da aspettarsi battaglia in Aula?

“Continueremo a dare il nostro contributo in Parlamento in un’ottica costruttiva, insieme con chi crede nell’esigenza di un rinnovamento profondo, secondo gli intenti per i quali sono stati promossi i referendum: assicurare all’Italia una giustizia degna di uno Stato liberale”.

L’astensione alta non dimostra che agli italiani della separazione delle carriere e del resto importa poco?

“L’assordante silenzio che ha avvolto questi referendum non ha precedenti. Il paradosso è che prima ci oscurano e poi ci accusano di non aver fatto abbastanza”.

Vi accusano anche di aver proposto e poi abbandonato i referendum...

“Noi ci siamo sempre stati. Negli ultimi mesi non ho parlato che di questo. Certo, se poi le interviste non venivano trasmesse o andavano in onda nel cuore della notte...”.

L’unione con il garantismo radicale, anche su temi come la custodia cautelare, non è stata una contraddizione che può aver giocato contro i referendum?

“L’unica cosa che ha giocato contro è che non si sapesse che c’erano i referendum. Non vedo contraddizioni: siamo convinti che ci siano abusi nell’adozione delle misure cautelari, in carcere si deve andare soltanto dopo il processo. Prima solo in casi eccezionali. I referendum si proponevano di imprimere una svolta liberale al nostro sistema, nell’interesse di tutti. Con pazienza e determinazione ci arriveremo, anche se sarà un percorso lungo, tortuoso, difficile”.