sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Liana Milella

La Repubblica, 26 maggio 2023

La presidente della commissione Giustizia del Senato: “Le nuove norme puntano ad evitare i processi ingiusti. Sulla corruzione no a scontri con l’Europa”.

Presidente Bongiorno lei è la “spina nel fianco” per il Guardasigilli Nordio che è dovuto venire al Senato per convincerla ad eliminare l’abuso d’ufficio dalla riforma della giustizia. Cosa le ha promesso in cambio?

“Lei è totalmente fuori strada. Tra noi c’è sintonia, e ricordo che, quando ancora non era ministro, Nordio ha condiviso con noi le ragioni del Sì agli ultimi referendum, tutti di matrice garantista. I confronti sono fisiologici, visto che io sono responsabile Giustizia di un partito della maggioranza”.

Lei non voleva cancellare l’abuso d’ufficio...

“Ho sempre detto che questo reato, nonostante le modifiche che si sono succedute, non ha dato buona prova. Il terrore della firma da parte di sindaci e amministratori locali è effettivo e costituisce un problema: una Pubblica amministrazione immobile e timorosa non potrà mai essere efficiente. Vi sono perciò due possibilità: o un’abrogazione o una nuova correzione. Se si dovesse optare per l’abrogazione, diventerebbe necessaria una riforma complessiva dei reati contro la Pa per evitare possibili vuoti di tutela o interpretazioni estensive di altri e più gravi reati”.

È sicura che non si rischi un danno maggiore se Nordio rivede tutti i reati di corruzione e li attenua?

“Non si è parlato di attenuare, ma di razionalizzare la tutela nel suo complesso. Sono cose molto diverse. Oggi ci sono sovrapposizioni di reati che disorientano gli operatori del diritto e i cittadini”.

A Nordio lei ha fatto una giusta osservazione, se togliamo l’abuso d’ufficio ai pubblici amministratori verranno contestati reati più gravi...

“Confermo che il rischio esiste, ecco perché è importante una riforma organica in chiave di ripensamento complessivo del sistema. Anche per colmare eventuali vuoti che dovessero emergere”.

Melillo dice che non si può sopprimere l’abuso d’ufficio perché si andrebbe contro l’Europa...

“Anche in quest’ottica, è necessario che la modifica complessiva dei reati contro la Pa si armonizzi con la normativa europea, in modo da potenziare la lotta alla corruzione con strumenti legislativi comuni. Considero l’eventuale abrogazione dell’articolo 323 del codice penale un punto di partenza, e non di arrivo”.

La riforma della giustizia di Nordio promette interventi pesanti. A partire dalle intercettazioni. Anche qui legherete le mani dei pm? Non trascrivere le parole di una terza persona che finisce nella registrazione di fatto può toglie una prova...

“La mia storia in Parlamento documenta che ho sempre lottato per evitare di cancellare le intercettazioni, che reputo indispensabili. Il ministro sta lavorando sul tema della riservatezza. La commissione che presiedo sta concludendo un’approfondita indagine conoscitiva a 360 gradi. Sono state già fatte 45 audizioni di esperti del settore, oltre a sopralluoghi presso alcuni tribunali. Le problematiche emerse sono tante. Di certo oggi la tecnologia corre, mentre le leggi sono lente. Alcune forme di captazione non hanno affatto una disciplina adeguata e questo, per la rilevanza degli interessi in gioco, non è accettabile”.

La custodia cautelare. Davvero Nordio pensa di sostituire la figura del gip con tre giudici? E dove li trova? Le toghe dicono che è impossibile perché i giudici non bastano neppure adesso...

“Il tema di alcuni eccessi nell’uso della custodia cautelare è da noi condiviso ed è anche stato oggetto dei referendum promossi dalla Lega”.

Lei è un noto avvocato, come farà un pm ad ascoltare un possibile arrestato per sentire la sua versione? E per quali reati? E se poi scappa?

“Non corriamo troppo. Per adesso posso dire che l’obiettivo condiviso è evitare un uso distorto della carcerazione preventiva, che spesso ha costituito indelebili stigmate per soggetti poi assolti nel merito a distanza di anni”.

Togliere al pm la possibilità di fare il processo d’Appello in caso di assoluzione, cioè tornare alla bocciata dalla Consulta legge Pecorella. Non pensa che pure questa sia una misura contro le toghe e a danno dei cittadini?

“No, penso invece alla sofferenza dei tanti innocenti coinvolti nei processi penali. Perché dilatarla anche dopo la prima assoluzione? E comunque ricordo a tutti che una sentenza di assoluzione anche se ribaltata in Appello lascia sempre il ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell’imputato”.