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Il Manifesto, 8 agosto 2023

Dolore e rabbia a Rio e a San Paolo per il grilletto facile degli agenti. In Brasile cambia il governo, ma non i metodi della polizia. C’è rabbia a Cidade de Deus, periferia orientale di Rio de Janeiro, per la morte di un tredicenne raggiunto nella notte tra domenica e lunedì da numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi dagli agenti impegnati in una delle tante operazioni anti-criminalità che vengono periodicamente condotte nelle favelas. Il ragazzo viaggiava su una moto insieme a un amico e secondo la famiglia era tutto chiesa e campo di calcio, senza relazione alcuna con la criminalità. Gli agenti sostengono di aver aperto il fuoco in risposta ai colpi esplosi al loro indirizzo da una moto, senza specificare se si trattava o meno del mezzo su cui viaggiava il 13enne. Numerosi testimoni lo escludono. La polizia in seguito ha fatto uso di proiettili di gomma e spray urticante per disperdere i parenti e la folla che si era riunita intorno al corpo del ragazzino.

Meno di 24 ore prima un altro giovane era stato ucciso dai colpi di un poliziotto che non è ancora stato identificato. nel quartiere centrale di Santa Teresa. Guilherme Lucas Martins Matias aveva appena festeggiato il suo 26mo compleanno a un baile funk nella zona sud della città, sulla collina di Santo Amaro. Aveva un lavoro stabile come benzinaio e nessun precedente. Era in macchina con tre suoi amici che sono rimasti feriti. Il 2 agosto invece, durante un blitz congiunto di Polizia civile e militare nel Complexo da Penha, zona nord di Rio, favela Vila Cruzeiro, ben10 persone sono state uccise, tutte sospettate di legami con la malavita, sostengono le autorità.

Intanto si continua ad aggiornare il bilancio dell’“Operazione Scudo” a Baixada Santista, nella regione metropolitana di San Paolo. Scattata il 28 luglio in risposta all’uccisione di un agente delle forze speciali, andrà avanti - annuncia la polizia - fino a quando non verrà “stroncato il traffico di stupefacenti”. Finora siamo a 16 morti e 160 arresti.