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di Mario Pari

bresciaoggi.it, 30 luglio 2023

Nell’istituto di pena bresciano la visita di avvocati, politici e rappresentanti di “Nessuno tocchi Caino”. Per il Nordest è da primato. Ma si tratta di un primato assolutamente negativo. È quello che detiene Canton Mombello, oggi “Nerio Fischione”. È stato ribadito ieri, dopo la visita mattutina all’istituto di pena a ridosso del centro di Brescia, nel corso della conferenza organizzata dalla Camera penale della Lombardia orientale “Giuseppe Frigo”, dall’Ordine degli avvocati di Brescia e da “Nessuno tocchi Caino”

Una posizione sgradita soprattutto, è stato spiegato, alla polizia penitenziaria e ai detenuti. Ma la sensazione di impotenza di fronte al degrado di una struttura che dovrebbe soprattutto riabilitare, è emerso nel corso di diversi interventi, alla conferenza che si è tenuta al Mo.Ca. di via Moretto. L’incontro è stato moderato dall’avvocato Stefania Amato, vicepresidente Camera Penale della Lombardia Orientale. Quindi i saluti di Roberto Rossini, presidente del consiglio comunale di Brescia: “Sono entrato oggi per la prima volta al “Nerio Fischione” e uscito con la consapevolezza che qualcosa bisogna fare. Mi sembra però di cogliere una mentalità avanzante in cui il tema della colpa e della pena tende a emarginare la popolazione carceraria”.

Andrea Aletto, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Brescia ha sottolineato “l’importanza della tutela dei diritti”. Il magistrato Monica Lazzaroni, magistrato di sorveglianza ha spiegato che “ogni giudice, soprattutto quando adotta provvedimenti che privano della libertà, dovrebbe conoscere questi luoghi”. Sulle nuove emergenze: “Negli ultimi anni sono aumentati i giovanissimi: hanno 20-21 anni, magari entrano per spaccio e vivono con soggetti che devono scontare 20-30 anni. C’è gente che è in carcere perché è povera. Due terzi della popolazione carceraria è gravata dal problema della tossicodipendenza. Bisogna fare rete”.

“Questo penitenziario - ha rimarcato il senatore Alfredo Bazoli - è una vergogna per la nostra città. Da tanti anni cerchiamo di smuovere le acque a Roma per le risorse idonee, ma è come lottare con i mulini a vento. Servirebbero altri 35 milioni”. Rita Bernardini, presidente di “Nessuno tocchi Caino” non ha avuto mezzi termini: “Non ci siamo: bisogna dare speranza che il carcere deve essere l’estrema ratio, serve il ricorso massiccio a misure alternative. I dati dimostrano che il carcere porta alla recidiva”.

E di nuovo il giudice Monica Lazzaroni: “Brescia è un territorio che risponde moltissimo. Il Primo cittadino deve sapere quanti detenuti ci sono in carcere”. Ma veramente impressionanti sono stati i dati forniti dall’équipe carcere del Ser.T. di Brescia: “Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento: sono calati gli eroinomani, attualmente una sessantina, sono saliti i cocainomani passati a 230 e sono 130 quelli che hanno dichiarato di far uso di cannabinoidi. Stesso numero per l’alcol”.

Per Sergio D’Elia, segretario di “Nessuno tocchi Caino”: “Abbiamo superato tutto ciò che c’è di inumano”. E per Luisa Ravagnani, garante dei detenuti del Comune di Brescia: “Servono misure e prevenzione”. Infine Roberto Rampi, consiglio direttivo di “Nessuno tocchi Caino” ha sostenuto: “Il carcere aggrava, quello di stamattina è il peggiore mai visto” e l’avvocato Lorenzo Cinquepalmi, della medesima associazione: “La pena non può essere solo afflizione, in questo caso genera altri reati”